A me sta bene che tutto esista contemporaneamente, ma questo integra, non cancella tutto quello che sappiamo. I rapporti causa-effetto continuano a valere, altrimenti nessuno agirebbe più in alcun modo.
Diciamo che la forza di questi rapporti aumenta o diminuisce, fino a diventare irrilevante, in base alla dimensione o piano in cui ci si trovi.
Per un essere umano tutto avviene per una causa e procede verso una fine, per un essere "superiore" invece questi concetti non hanno senso (sono fissato, lo so, ma sempre in Watchmen, fumetto, Ozymandias conversa con Manhattan e gli chiede: "Ma, alla fine, ho fatto bene a fare quello che ho fatto?", e lui risponde: "Alla fine? Non esiste una fine Adrian, niente ha mai fine...")
Se prendiamo come esempio la scena in cui Romili spiega il funzionamento del wormhole col foglietto di carta ripiegato, possiamo estendere quella spiegazione anche alla percezione che un essere che viva al di fuori della terza dimensione avrebbe dello scorrere del tempo e dello spazio, la possibilità di contrarre a piacimento le distanze e i tempi fa si che si possieda, nell'istante preciso del pensiero, tutto ciò che noi apprendiamo nel corso di 30-40 anni.
Il che è, tra le altre cose, il medesimo concetto espresso sempre da Nolan in Inception quando gioca col tempo onirico/cinematografico, che in diverse tradizioni guarda caso è proprio una condizione di "viaggio" in dimensioni superiori o ultraterrene o chiamiamole come ci viene di chiamarle...