Diciamo che il suo limite più grosso è quella sgradevole sensazione di "posticcio" (tipica di tutti gli indie fatti con lo sguardo rivolto al passato da gente diversa, anche e soprattutto per provenienza geografica e quindi approccio culturale, stilistico, realizzativo, rispetto a chi, queste cose, trent'anni fa le faceva in tempo reale), Un tentativo nostalgico fatto anche bene, divertente, curato, rifinito con cura e passione, ma che lascia il tempo che trova.
Vabbene che siamo in piena epoca di retromania galoppante, ma oramai il punto di saturazione mi pare raggiunto e superato da un pezzo.
Il metroidvania è un genere derivativo fin dalla radice. È e sempre sarà, inevitabilmente, un tentativo nostalgico, perché i capostipiti sono quelli e non si scappa. Non importa quanto sia buono Hollow Knight: dietro di lui ci sono sette Igavania, e se li hai giocati prima, li avrai sempre lì in sovrimpressione mentre giochi con l’insettino cornuto. Figuriamoci Monster Boy, che oltre agli Igavania ha pure dietro un’altra IP classica.
Sarò un bimbominkia, ma preferisco cento volte un gioco che ha una grafica compiuta invece dei pixelloni non filtrati, un gioco che si gioca bene invece di uno che è più rigido del Lego senza aver validi motivi per esserlo, un gioco che sa variare invece di uno che fa una cosa e la fa benino nel migliore dei casi.
Di Monster Boy ne prenderei volentieri una trilogia, invece ne abbiamo uno soltanto mentre di Axiom Verge ce ne sono due.