Uè, dopo soli 25 anni da quando lo provai per la prima volta, ho finito Doom (1993) su XSX.
Capitemi: la prima volta fu su SNES.
Dove mancavano interi livelli, non c’era il quicksave e ogni livello andava fatto tutto d’un fiato dall’inizio alla fine.
E Doom è un gioco di salvare ogni 10 secondi, specialmente quei maledetti ultimi livelli pieni di laghi di lava.
L’intenzione era di fare il 100%, a costo di usare una guida, ma mi sono arreso prima ancora di 100%are E1 perché a un certo punto m’è venuto mal di testa. Segreti troppo piccoli su mappe troppo grandi. Poi alcuni livelli di E3 me li sono spolpati completamente senza aiuti, boh.
Ci sono una manciata di livelli veramente eccelsi: praticamente tutti sono fortezze o labirinti, quei livelli a mappa più o meno quadrata con un sacco di stanze e corridoi. I livelli più aperti in stile arena, invece, mi sono piaciuti meno. Verso la fine è un tripudio di pinkies, e c’è un cazzo di caco (demone) dietro ogni angolo. Arena aperta? Cachi. Stanzino con nicchie? Cachi. Si apre una porta alle tue spalle? È un closet pieno di cachi. Cachi ovunque. Maledetti cachi.
Sempre bello, comunque, anche se un po’ l’età si sente. A volte è un po’ random, e manca tantissimo la doppietta, specie negli spazi stretti quando decide di circondarti di pinkies e di Lost Souls, anche perché in Inferno trovi al 90% munizioni per fucile e le altre armi cantano ben poco.
In realtà mi manca l’intero E4, ma l’importante dopo tutti questi anni era arrivare al ragnazzo e farlo fuori.
Per farlo ho lasciato in sospeso Doom 64, che è una figata pazzesca e sostituisce la passione per i cachi con un’autentica addiction per i baroni (apri una porta? Barone).
Nonostante i difettucci e le ingenuità della gioventù, è fuori di testa cosa crearono questi nerdacci metallari nel 1993, mentre il Giappone faceva tutt’altro e l’occidente si divideva tra cloni di Mario e Sonic su console e RPG, simulazioni e FMV su PC.