Carosello Napoletano (1955, Ettore Giannini)
Trasposizione cinematografica della commedia musicale omonima, il film crea siparietti uno dietro l'altro basati sulle canzoni napoletane tradizionali.
L'origine teatrale è palese, le scenografie richiamano (volutamente) gli sfondi teatrali in ogni scena.
E' la storia delle storie di Napoli dal 1600 fino al dopoguerra. Quello che stupisce è quanto poco si prende sul serio, naturalmente si esalta uno spirito partenopeo ma si mostrano anche i vizi di questa città.
Tutta la surrealità che percorre la pellicola la rende quasi un esperimento metacinematografico.
Magari dura troppo e nella parte finale perte un pò di surrealismo ed è più incentrata sul mettere in scena decine di ballerine senza particolari guizzi artistici.
Comunque film importante, giustamente nei 100 film italiani da salvare (lista che me li sto recuperando tutti).
Filo Nascosto (Paul Thomas Anderson, 2017)
Ennesimo filmone di Andreson per quanto degli inglesi di metà 900 che cuciono vestiti non è proprio la mia ambientazione del cuore. Però è veramente un film perfetto dal lato tecnico alla trama, con questo rapporto tra i 2 protagonisti attorcigliato, macchinoso, pacatamente folle.
Basta solo vedere la scena della sfilata per capire cosa vuol dire saper fare cinema.
Oppure quando Daniel Lee Lewis va a riprendere Vicky Krieps alla festa.
Non saprei che altro aggiungere, magari in una seconda visione.
Hunger (Steve McQUeen, 2008)
Film sulla protesta dei detenuti dell'Ira, organizzazione che lottava per la riunificazione dell'Irlanda del nord con il sud. Vediamo lungo tutto il film quello che si ostinavano a subire questi combattenti in carcere senza voler usare bagni e indossare tute da detenuti (rimanendo nudi, quindi).
Il film è particolare, anche incerto, nel suo iniziare con un protagonista e poi spostarsi su un'altro, Bobby Sands, personaggio realmente esistito e la cui ultima mezz'ora di film mostra la sua protesta estrema, sciopero della fame per 2 mesi che lo porterà alla morte. E' interpretato da Fassbenger che naturalmente per il ruolo si presenta scheletrico, avvizzito.
Per tutto il film si racconta tramite le immagini al limite (i muri coperti da escrementi, le percosse), i gesti tra i familiari in visita, i piccoli sfaghi delle minuscole celle abitate in 2 finchè nella seconda parte del film parte un dialogo lunghissimo che culminerà in un monologo bellissimo, tra Sands e Padre Dominic Moran sulle moralità o meno di uno sciopero della fame, se si può considera suicidio (quindi un "peccato mortale") o no.
Quindi non un film perfetto, un pò fuori fuoco ma con un sacco di elementi che lo rendono un bellissimo film.
Il terrore corre sul filo (1948, Anatole Litvak)
Lena è una giovane costretta a letto che durante un tentativo di chiamare al telefono il marito in ritardo ascolta una conversazione tra 2 uomini che pianificano di entrare in una casa e uccidere una persona.
Da lì partirà tutta la storia fatta di chiamata a varie persone che piano piano sveleranno retroscena della vita di coppia dei 2. E' un film tutto giocato su quello, su come tramente la linea telefonica e le testimonianze delle persone si può arrivare dappertutto, anche in una casetta su una spiaggia desolata a State island.
Film appassionante che si segue con piacere, la protagonista è la celebre Stanwyck, vista di recente nel capolavoro
La Fiamma Del Peccato, che interpreta questa donna viziata, odiosa, manipolatrice con i soldi di papà ma allo stesso tempo fragile.
Il tipico film anni 40 marmoreo, di spessore che non mette niente fuori posto che riesce ad catturare l'attenzione con semplici ma azzeccati tocchi e a mettere anche qualche brivido (il segnale dalla casa abbandonata..).
Non un capolavoro come il film sopradetto ma comunque una produzione che non sfigura oggi.