Shrek 2
More of the same? Si grazie. Ricoperto di dollari e svariate altre valute ed in attesa di ricevere euro tricolori (sorry, fino a Natale non se ne parla) Shrek2 ha dominato l’estate americana, lasciandosi alle spalle calibri come Spiderman ed Harry Potter , raggiungendo la strabiliante cifra di 430 milioni di dollari.
Il primo Shrek, era stato , ai tempi, una piacevole sorpresa. Un’ ottima caratterizzazione dei personaggi, un plot non troppo scontato, citazioni cinematografiche a gò-gò (diciamolo: il fascino innovativo di Matrix è stato ucciso dalle acrobazie di Fiona contro Robin Hood) e tonnellate di umorismo avevano permesso al film Dreamworks di resistere alla carica Pixar che oggi, invece, si trova ad dover inseguire. Squadra che vince non si cambia e infatti il team torna al completo con qualche azzeccata nuova aggiunta (il gatto con gli stivali).
Tecnicamente il film è ineccepibile: i personaggi sono splendidamente definiti ed animati in maniera ultra realistica (giudizio peraltro dato senza troppa cognizione di causa dato che orchi ed asini parlanti non si sono mai visti sulla terra…almeno in senso letterale) . Per Dreamworks un ulteriore passo avanti in questo senso.
La regia è abile nel cogliere i tempi comici e a parodiare in maniera beffarda (ma sempre compiaciuta e consapevole…Shrek usa un leggero fioretto,mai un’ascia a doppia lama) i topos classici delle fiabe ed i nomi noti dell’immaginario collettivo infantile ed adulto: peccato però che alla fine, Shrek2 mantenga lo stesso (leggero) difetto del predecessore:troppe gag e personaggi slegati gli uni agli altri e mancanza di un vero e proprio filo logico della storia (in questo senso Nemo appare decisamente migliore da un punto di vista drammaturgico). Poi ci sarebbe la solita questione del target di riferimento: fa piacere che il mondo dell’animazione sia puntato anche sugli adulti, ma quanti piccoli potrebbero capire le gag di Shrek? Ben pochi penso. Comunque ci sono milioni di spettatori che affermano il contrario e quindi….
Inutile cercare sottintesi, metafore e significati: Shrek 2 è puro intrattenimento. Per fortuna, bisogna aggiungere. La storia, le trovate , i personaggi sono quasi sempre irresistibili. L’apologia dell’antieroe raggiunge il culmine in questo secondo episodio, anche se l’Orco e Ciuchino vedono seriamente messa in discussione la loro leadership sulla pellicola, dalla presenza della new entry felina.
L’unico appunto da muovere agli sceneggiatori è l’esagerazione della comicità “scatologica” che sta diventando tristemente frequente nei film di animazione americani: rutti e “ariette” sono comiche la prima volta ma alla lunga sarebbe preferibile utilizzare altri mezzi per suscitare la risata.
Triste riflessione sul Belpaese: far uscire un film quando dello stesso è già disponibile il dvd in lingua inglese è oggettivamente demenziale. Sicuramente Natale porterà incassi e soddisfazioni, ma piegarsi alle festività significa ottenere vittorie di pirro. Il giorno in cui le major e le case di distribuzione opteranno in modo continuo e sistematico per release in contemporanea mondiale, la pirateria riceverà un colpo più duro di quanto possa ricevere da disegni di legge fatti da chi al cinema non va mai (e nemmeno naviga in internet).
Ultima chiosa sul futuro possibile del mondo dell’animazione: tutto sommato, osservando gli ultimi successi “digitali” made in Pixar & Dreamworks ed i futuri quasi certi successi (Madagascar, The Incredibles, Robots) delle major, non si notano in realtà ,elementi diversi rispetto a quelli che hanno reso grande la Disney. Umorismo, ritmo, gag ed un pizzico di riflessione c’erano anche negli ultimi flop della casa di Topolino. Forse oggi però stiamo assistendo ad un diverso modo di intendere l’animazione: lo spettacolo, l’intrattenimento, il grande show, è appannaggio dei film in tre dimensioni, capaci di ricreare mondi variopinti e realistici, mentre l’aspetto più onirico e favolistico, può diventare terreno fertile per film di animazione più adulti, profondi e non di meno spettacolari e coinvolgenti: Otomo e Miyazaki confermano. Ed in America, quando lo capiscono?
In sala (ahimè) dal 5 dicembre