In una nottata insonne mi sono rivista la bilogia di Audrey Hepburn, "Vacanze Romane" e "Sabrina".
Vacanze Romane (1953): è un film da affrontare con un cuore sgombro da ricordi e rimpianti. La trama è semplice e scontata, ossia la fuga di un giorno di una principessa dagli impegni istituzionali per farsi un bagno nella vita vera e popolare, la Roma del dopoguerra.
E, come una favola, è tutto davvero perfetto, un mondo antico e generoso, bellezza storica e architettonica, balere sul fiume dove giovanotti provano a vincere la ritrosia delle fanciulle.
E un cavaliere elegante e affascinante, Gregory Peck, bello, affusolato, con tailleur impeccabili.
Nella sequenza dell'addio nella macchina devo dire che mi si spezza il cuore, come una sorta di sogno che non si può vivere e il ritorno alla realtà delle cose. La Hepburn qui è la suo massimo di splendore e amorevolezza, non ho mai visto una donna con spalle così belle e con un sorriso che uccide.
Uno dei miei film preferiti, struggente e romantico.
Sabrina (1954): commedia comica con un romanticismo molto di maniera. Trama semplice, ossia una ragazza del popolo che fa innamorare gente altolocata con sviluppi imprevisti.
Rivedendolo con un occhio contemporaneo devo dire che è un po' una fotografia delle direttive sociali dell'epoca: il confronto tra ricchi e poveri, la spregiudicatezza dei sentimenti e quell'idea, per fortuna evaporata il decennio dopo, delle donne raccontate e decise solo dal punto di vista maschile, per cui fratello, padre e marito semplicemente potevano decretare "psicologicamente" il destino di una donna.
Rimane un film piacevole, con lei davvero deliziosa ma sono felice che le cose non siano più in quel modo.