Alcune cose sono incredibili ancora oggi.
E come al solito, PKNA era più della somma delle sue parti.
Gli spiegoni chilometrici di alcuni episodi erano in realtà calibrati perfettamente sui nostri short attention span, e bastava gettare l'occhio sui due o tre schizzi preparatori (la roba del Barbucci!!!111ONEONE) che la redazione ci propinava per immaginare sessioni di progetto che manco il Da Vinci.
Quando la storia era brutta o così così, quasi sempre c'era un'Angus Tale ad aspettarci a fine numero. E anche lì, vulcanico Faraci e squisita Ziche, c'era uno sfoggio di tecnica e tempi comici...
Poi vabbè, tra briglie editoriali più o meno volute e abbandoni dello staff, era sempre più dura assistere agli sprazzi del passato (perché già alcuni numeri della prima serie erano divini, altri facevano pena).
E PNKA era il rutto collettivo della nuova leva Disney che masticava Otomo, Evangelion, Moore e Miller e ci alitava in faccia un Paperinik Batmanato, storie con in vena il senso della notte, roba esaltante anche per il più bolso degli undicenni, una stagione giustamente irripetibile.
Chiaramente, da qualche parte, ho ancora la Pkard.