Ho abbandonato la lettura al secondo periodo di quindici righe. Da antologia la frase: "il cinema di genere si palesa, in questa prospettiva, come un serbatoio di topoi narrativi e di idee visuali ad alta formalizzazione, capace per questo di veicolare con più penetrante incisività i nessi tematico-linguistici di una pratica spettacolare che appare sempre più consapevole del proprio statuto e della propria ontologica ragion d'essere."
Ma che vuol dire?
No, sul serio, adoro Cronenberg, ma non leggerò mai un articolo scritto così male.
Se chiudi un occhio sul tono autocelebrativo tenuto dall'autore e se lasci passare aluni futili virtuosismi linguistici, il lavoro offre alcune prospettive interessanti imho.
Comunque è uso in italia che gli approfondimeti letterario-cinematografici siano "spocchiosi" e inutilmente oltremodo ermetici (del resto Ghezzi, per quanto io lo stimi molto, ha fatto scuola in tal senso).