21 Grams di A.G.Inarritu
Il processo di cooptazione ,da parte di Hollywood, nei confronti dei più talentuosi registi internazionali, porta spesso questi ultimi a castrare , disperdere e sacrificare la propria visione del cinema, sacrificandola sull’altare del business e dello star systems. Verhoeven ed Emmerich sono gli esempi più evidenti di questo triste fenomeno.L’attesa per la seconda opera (si sa ,la più difficile) del regista brasiliano Inarritu, autore del capolavoro Amores Perros ,datato 2001, aveva raggiunto picchi notevoli non solo per la naturale curiostà di vedere nuovamente all’opera un così originale e feroce narratore delle umane miserie, ma anche perché stavolta ,il teatro della tragedia era lontano dal suo paese d’origine.
Fortunatamente, tutto stavolta è filato liscio.
21 Grams, pur con le sue piccole imperfezioni, è un film potente, drammatico, angosciante, capace come poche altre pellicole di trattare la morte e lo strazio che ne consegue in maniera asetticamente umana. E non stupisca il potenziale paradosso. Le reazioni alle peripezie del terzetto Watts,Penn e Del Toro potranno essere molto variegate tra gli (si spera numerosi) spettatori che avranno il coraggio (e ce ne vuole) di sopportare il viaggio di 120 minuti agli inferi proposto da Inarritu.
21 Grams è triste, molto triste. Il titolo, che prende spunto dal fatto che, all’istante del decesso, ogni essere umano perde 21 grammi, incrocia tre storie disperate, unite dalle conseguenze di un tragico incidente stradale,elemento portante e caratterizzante anche del primo film del regista. Nel film c’è tutto. Vita,morte, riflessioni su Dio e la religione, sulla ineluttabilità del fato, sul destino ed i tragici o meravigliosi scherzi che ci propone, sull’amore ,la droga ,il sesso. Forse troppi temi buttati sul piatto,ma ,incredibile dictu, tutti trattati in maniera essenziale e coerente. Il film è asciutto, puntuale, preciso, e la scelta di utilizzare la crema degli interpreti “off” di Hollywood si rivela molto felice.
Tutti gli attori sono assolutamente straordinari,impossibile fare una scala di valori:se Penn ha giustamente vinto un premio a Venezia come migliore attore, sarebbe veramente deprimente vedere i Globe o l’Academy snobbare le performance della Watts (bellissima),del polveroso Benicio Del Toro,e diciamolo, anche di tutti i comprimari che permettono alla pellicola di rasentare l’eccellenza.
Il montaggio,che spezza le trame e mescola tempi e spazi,tende inizialmente a confondere lo spettatore ma permette, una volta annodati i primi fili della storia, di aumentare il patos ed il coinvolgimento. Purtroppo, il confine tra dramma e melodramma è labilissimo ed in certi (pochi) punti,anche il rigore di Inarritu viene blandito dallo scorrere di una serie di avvenimenti se non improbabili,certamente forzati(come la improvvisa e annientante passione tra la Watts e Penn).L’economia del film non ne risente particolarmente,ma qualche integerrimo e radicale cultore delle reazioni causa –effetto potrebbe storcere il naso.
21 grammi,a dispetto del titolo resta un titolo di enorme peso nella cinematografia recente. Graziato da una colonna sonora toccante e da un fotografia attenta a cogliere dettagli,particolari e sfumature ,è una pellicola che sarebbe, specie dopo questo annientante natale, delittuoso perdere.
(in sala dal 16 gennaio)