Autore Topic: [PS2] Onimusha  (Letto 2750 volte)

0 Utenti e 1 visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline EGO

  • Eroe
  • *******
  • Post: 14.181
[PS2] Onimusha
« il: 10 Feb 2004, 15:25 »
Capcom non ha inventato il survival horror, ma l’ha reso cool e mainstream, o se preferite, Famoso & Fico; niente di strano che ora ne sforni a ripetizione, com’è suo costume fin dai tempi di Makaimura. Tuttavia la seminale saga di BioHazard è ormai da tempo stata superata in qualità da altre softco (Konami, Tecmo, tanto per dire), ed è quindi lodevole che la casa dei sequel abbia voluto, su PS2, offrire qualcosa che, pur non rinnegando le sue radici, rappresenta senz’altro qualcosa di nuovo. Onimusha è questo prodotto, ed Onimusha è, pur coi suoi difetti, un gioco perfetto.

Perfetta è l’ambientazione: il Giappone dei samurai, delle principesse, degli eserciti che si scontrano a cavallo; e, di contralto, il Giappone dei demoni leggendari, degli Oni, delle legioni della tomba. Fin dal filmato introduttivo Onimusha sa irretire il giocatore, suggestionandolo, portandolo via dal suo salotto ed immergendolo in un’epoca perduta, di onore ed orrore: epoca in cui ci immergeremo nei panni di Samanosuke Akechi, eroe della vicenda.

Perfetta è la rappresentazione dell’ambiente: i fondali sono sì prerendered, ma sono maestosi. Legno, pietra e metallo danno vita a splendidi edifici e a regni sotterranei le cui mura stillano malvagità, in un alternarsi di calore e gelo che da oltre lo schermo avvolgono il cuore. I pochi elementi poligonali immobili si mimetizzano quasi perfettamente sullo sfondo, mentre quelli mobili, vale a dire Samanosuke e i suoi nemici, danno vita a duelli coreici di rara intensità. Perché è questo che differenzia Onimusha da BioHazard: non si fugge, ma si combatte, e tanto; anzi, la lotta viene ricercata e perseguita dal giocatore, che assorbendo le anime rilasciate dai nemici uccisi ripristina le sue forze fisiche e magiche, e può potenziare le sue armi.

Perfetto è, appunto, il sistema di power-up: le anime rosse raccolte permettono di aumentare il livello della spada del tuono, di quella del fuoco, o dell’alabarda a due lame del vento, ognuna dotata di velocità, potenza ed attacco magico differenti. Non solo: ad ogni arma è associato un orb, il cui scopo è quello di sbloccare le rare porte chiuse del gioco. Dite addio alle chiavi da andare a recuperare a chilometri di distanza dalla relativa porta; se trovate una porta chiusa, uscite, ammazzate mostri, potenziate l’orb finché necessario, e via. Semplice, coerente e veloce, così come il salvataggio, gratuito e rapido come non mai.

Perfetto è, ancora, il commento musicale: l’orchestra diretta da Mamoru Samuragoch accompagna ogni momento dell’avventura, ora discreto, ora prepotente, ma sempre possente e maestoso: i brani che suonano nel cortile del castello e nei suoi immediati dintorni mandano brividi gelati lungo la schiena, e l’unico dispiacere è dato dal fatto che ci si sposta tanto rapidamente da un ambiente all’altro, che l’unico modo di godersi per intero un brano è quello di fermarsi in una stanza, spezzando il naturale flusso del gioco.

Sì, perché Onimusha è un continuo, rapido, ininterrotto fluire. Si vola attraverso una stanza via nella prossima, facendocisi strada in un mulinare di lame in mezzo a nemici che saltano, rotolano, spariscono, agitano armi più grosse di noi. Il sistema di controllo consente sia un parziale lock-on, sia un indiscriminato massacro, dirigendo il colpo affibbiato ad un nemico fuori tiro a quello più vicino. Il nemico a terra può essere impalato crudelmente per un instant kill, e ciò fornisce quell’attimo di respiro in più necessario per assorbire le anime fluttuanti, atto che richiede di stare fermi sul posto, indifesi; ciò rende ancor più tattici gli scontri più incasinati. La velocità del gioco non viene spezzata dalle saltuarie cutscene, brevi e mai ridicole, e viene persino accentuata allorquando si controlla Kaede, la kunoichi alleata di Samanosuke: non potendo assorbire le anime e non disponendo di armi pesanti, Kaede corre come il vento, evitando gli scontri di cui Samanosuke necessita. Anche i puzzle sono molto rari, si risolvono in fretta e solo uno di essi è impegnativo (ma farà imprecare più di un giocatore).

Paradossalmente, questa rapidità dell’azione è il difetto maggiore di Onimusha: tanto bello, tanto intenso, tanto divertente, ma tutto finisce dopo 6-7 ore di gioco e una manciata di boss. Certo, è obiettivamente poco: ma la realtà è che se Onimusha durasse tre ore in più, sarebbe palloso. I nemici comuni diventerebbero troppo potenti e frustranti, l’azione troppo ripetitiva, e si arriverebbe al punto in cui ci si trascina avanti invece di divertirsi. E invece, anche sotto il profilo della durata Onimusha è perfetto: dura quanto deve durare, senza inutili lungaggini, senza ridicoli drag-on, senza l’odioso backtracking tipico di molte altre produzioni. La rigiocabilità è scarsa, ma non pochi ritorneranno al gioco solo per il gusto di macellare qualche altro demone.

Un ultimo commento va alle versioni del gioco. La NTSC è consigliata perché, oltre ad evitare bande nere/velocità lumacozoppica, offre il parlato ed i sottotitoli anche in giapponese: raccomandatissimo il primo, che permette di godere appieno dell’atmosfera in cui Onimusha immerge il giocatore dal primo all’ultimo minuto, e che pone questo prodotto al di sopra di moltissimi altri survival horror in circolazione. Consigliatissimo.

VOTO: 8,5