http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/scienza_e_tecnologia/riaa/decrurban/decrurban.htmlDecreto antipirateria
La Rete in subbuglio
Il ministro Urbani: "E' in linea con la normativa europea"
Nuti (Aiip): "Ci porterebbe a violare le norme sulla privacy"
di ALESSIO BALBI
Il ministro della Cultura, Giuliano Urbani
ROMA - Associazioni per i diritti civili e Internet provider sono in
subbuglio per il "decreto cinema" approvato venerdì in Consiglio dei
Ministri. Secondo intervento in materia di copyright digitale varato dal
governo in meno di un anno, il decreto prevede pene amministrative fino ad
un massimo di 1.500 euro per chiunque scarichi illegalmente film da Internet
ed assegna ai provider un inedito ruolo di guardiani della Rete.
Il provvedimento, proposto dal ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani,
è arrivato a due giorni di distanza da una bozza di direttiva europea che,
secondo i portavoce di Strasburgo, dichiarava "non perseguibile" il
downloading domestico.
"In realtà quello italiano e quello europeo, nello spirito e nelle
indicazioni, sono due testi gemelli", ha dichiarato Urbani nella conferenza
stampa di presentazione del decreto. "Le multe nei confronti di chi non
agisce con scopo di lucro sono più simboliche che altro, hanno la finalità
di disincentivare e di educare". Secondo il ministro, il decreto "non
rappresenta una grande novità" in quanto "la natura tecnica dei
provvedimenti è simile a quella prevista dalla direttiva comunitaria in
materia di lotta alla pedofilia recepita dall'Italia qualche mese fa".
Ma è proprio l'aspetto tecnico del decreto, invece, a far montare su tutte
le furie gli Internet provider, tanto che Paolo Nuti, presidente
dell'Associazione Italiana Internet Provider (Aiip), non esita a definire il
provvedimento "un pasticcio". Il testo approvato in Consiglio dei Ministri
prevede, infatti, che "i fornitori di connettività" non solo impediscano
l'accesso ai contenuti protetti da copyright, ma informino l'autorità
giudiziaria circa gli illeciti dei quali vengano a conoscenza.
"Noi provider non abbiamo nessuna intenzione di proteggere la pirateria",
chiarisce Nuti, "ma qui ci viene assegnato un ruolo di istruzione
dell'accusa che non ci appartiene, soprattutto da un punto di vista
costituzionale". L'Aiip si sta attivando in queste ore per sollecitare un
chiarimento da parte della Presidenza del Consiglio, dal momento che,
dichiara Nuti, "stando così le cose la nostra unica opzione per non
incorrere in illecito sarebbe staccare la spina".
Secondo l'Associazione per la Libertà nella Comunicazione Elettronica e
Interattiva (Alcei) il decreto Urbani è "l'ennesima legge papocchio,
inutile, inefficace e pericolosa", che "instaura qualcosa che somiglia molto
a uno 'stato di polizia', con la persecuzione delle intenzioni, l'obbligo di
delazione, la violazione della vita e della comunicazione".
Il provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri sta ovviamente suscitando
timori anche tra le migliaia di amanti del file-sharing che temono di essere
colpiti dalle nuove misure. Al momento, comunque, non vengono segnalati
provvedimenti specifici dell'autorità giudiziaria legati al nuovo decreto.
"Peraltro, così com'è, il decreto è inattuabile", spiega Nuti. "In via
teorica il provider può individuare senza difficoltà i pirati ma, a parte
l'onere economico dell'operazione, agirebbe in violazione della privacy e
della Costituzione. Una situazione da Cina popolare".
Contro il "decreto cinema" si sono scagliate, per motivi del tutto opposti,
anche le associazioni dei discografici e degli editori. La Federazione
dell'Industria Musicale Italiana (Fimi) ha contestato con forza il fatto che
il decreto si occupi solo di cinema. "Urbani è solo il ministro del
cinema?", si chiede anche Federico Motta, presidente dell'Associazione
Italiana Editori (Aie). "Noi a quale ministro dobbiamo chiedere aiuto per la
tutela del nostro diritto d'autore?". Preoccupazioni che non hanno motivo di
essere secondo il presidente dell'Associazione Generale Italiana dello
Spettacolo, Alberto Francesconi, secondo il quale il decreto "provoca anche
una ricaduta positiva su tutte le altre attività di spettacolo". Ed il
ministro Urbani assicura che, in caso di successo dell'iniziativa, le misure
saranno estese anche ad altri ambiti, prima di tutto il file-sharing
musicale.
(15 marzo 2004)