Letto ieri sera. :mrgreen:
Sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso.
L'articolo è potenzialmente interessante, ma scade nel citazionismo senza approfondire l'argomento; il filo conduttore del pezzo è "il videogioco come possibile medium socio-educativo", al quale si aggiungono i vari cliché di come le generazioni genitori-figli siano differenti nell'approccio della tecnologia e come i ragazzi di oggi sfruttino una comunicazione molto più visiva rispetto al passato.
Purtroppo, viene descritto il tutto in maniera molto semplice senza soffermarsi; il che è un peccato perché nell'atricolo non si accusa minimamente il videogioco ma si tenta di analizzarlo come un fenomeno di massa trasversale con le sue sfaccettature positive.
Qualche imprecisione c'è, soprattutto in alcune affermazioni del gioco on-line e ci sono anche accezioni a noi note come quella dell'
homo ludens (qui però definito
homo game ), c'è anche una citazione di Steven Poole.
Consiglio caldamente la lettura delle esperienze videogiochistiche dei personaggi dello spettacolo, esilaranti: si va dal gioco "col fucile che spara", al "tennis con paletta e pallina".
Eclatante fra queste l'affermazione di Tacchinardi:
Fisso è il calcio di Pro Evolution, molto più reale quello di FIFA
In definitiva niente di nuovo sotto il sole, ma con premesse buone e diverse dalla solita crociata.