Master & Commander di Peter Weir
Formalmente perfetto ,senza la minima sbavatura e graziato da una confezione extralusso ,Master and Commander è indubbiamente uno dei film più riusciti del regista australiano che riesce ancora una volta a mixare sapientemente forma e contenuto senza inginocchiarsi alle regole dello star systems e alla ricerca delle effetto speciale a tutti i costi. Da un film del genere sarebbe soliti aspettarsi combattimenti spettacolari ancorché poco credibili, cannonate ogni due secondi e grandiose flotte pronte a fronteggiarsi in mare aperto. Weir sceglie invece la strada del confronto uno contro uno nel quale il comandante, l’equipaggio e la nave diventano una sola cosa.Il film è basato su questo tipo di rapporto: così Crowe e Bettany vanno a riformare la meravigliosa coppia che aveva caratterizzato A Beautiful Mind con risultati persin migliori. L’alchimia sprigionata dai due invade ogni inquadratura e ricorda il meraviglioso connubio dei due personaggi principali di Gallipoli, uno dei primi successi di Weir .I due protagonisti rispecchiano le due anime del film e del regista:puntuale nella spettacolarizzazione dello scontro,ma attento conoscitore dell’animo umano:una visione da entomologo, darwiniana , della natura e della razza umana che trova nello scenario marino ,teatro delle storie ,un palcoscenico privilegiato ed efficace. Crowe , aderente alla parte come mai prima d’ora ,giganteggia ed il pubblico italiano lo può apprezzare nella calda e umana versione di Luca Ward, sempre impeccabile al doppiaggio. Bettany, attore particolare e curioso, con questa struttura filiforme e smilza che si contrappone alla robustezza ostentata dal divo australiano, è perfetto e meraviglioso comprimario.La nebbia , le tempeste, gli animali delle Galapagos (colta digressione del regista,visto che nel romanzo originale di O’Brien questo particolare resta appena accennato) diventano protagonisti al pari degli attori in carne ed ossa. Master & Commander resta un film difficile, aspro, duro sia per gli interpreti che per gli spettatori. I primi, sfiancati da una lavorazione che li ha costretti per mesi in mezzo al mare (M&Cè il film con maggiore presenza “acquatica” dai tempi di Waterworld), mostrano realisticamente il segno delle fatiche ad ogni inquadratura; il pubblico riceve un numero enorme di segni e significati nel corso delle due e passa ore di proiezione: dal superficiale aspetto di film bellico, a quello dell’ossessione personale (I duellanti docet) ,da quello naturalistico e ambientalista (forse la parte meno riuscita del film ,ma comunque apprezzabile per come si incastona nel flusso della storia) a quello umano:una storia di uomini fatta da uomini.Da vedere.