Come tutte le generazioni a cavallo di un fenomeno estetico, l'idea di un parametro che possa mutare rispetto a consuetudini che prevedano un "prima" e un "dopo" genera opinioni contrastanti. Per i giovanissimi già il problema si pone molto meno, segno che è una storia che si ripete, ossia la dialettica tra vecchie e nuove generazioni.
A me i tatuaggi piacciono ma, come nel caso del vestiario, essi non devono prescindere dal fisico.
Che poi è ancora un'altra opinione quasi opposta alla filosofia in sé dei tatuaggi, in cui è prevista totale soggettività di chi decide di farseli. Anche e soprattutto rispetto al giudizio altrui. Del resto, nella vita, è sempre una questione di poterselo permettere.
Per me, previo studio del proprio corpo, un tatuaggio può migliorare l'estetica, altroché. Però ci vuole gusto, conoscenza di sé, analisi del proprio fisico e capacità di cura.
L'età non è un problema, per tanti motivi e ragioni diverse. Oltre alla già citata discrezionalità del giudizio, spesso il tatuaggio è ricordo, celebrazione, storia scritta sulla pelle. Inoltre, le ragioni per cui si fanno sono anche le stesse per cui spesso queste persone hanno anche una cura del corpo superiore alla media della gente e l'età si allunga. E quando l'età sarà anagraficamente difficoltosa (ma non socialmente, altrimenti siamo alle leggi di purità ebraiche e al moralismo spicciolo) non penso che la gente se ne penta oppure abbia rammarico, al massimo, se vorrà, si coprirà. Del resto vale per tante manifestazione dell'esteriorità umana, tipo non essere più sportivi, non poter andare più in palestra, problemi fisiologici come calvizie e altro. Insomma, il tempo passa e la vita è cambiamento, per cui i tatuati troveranno modo di farsene una ragione. Come per tutti noi.
Essendo stata per 20 anni nel mondo della moda MOLTO ma MOLTO peggio le dinamiche psico-estetiche dietro alla moda e al pregio degli abiti che si indossano.
E comunque son gusti leciti, se non piacciono non piacciono.