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Offline EGO

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« Risposta #60 il: 22 Lug 2003, 21:46 »
Citazione da: "Zolfo"
Citazione da: "melaQuit"
Il livello di difficoltà è calato è solo per evitare che il videogiocatore si stufi e giochi a qualcos'altro.
Vista sotto quest'ottica la cosa assume connotati un pò più sconfortanti, la prospettiva è infatti quella di un progressivo livellamento verso il basso dei giochi per garantirne una fruizione il più immediata possibile.

Oltretutto la possibilità di scegliere il livello di difficoltà (easy - normal - hard) è preclusa dal fatto che molte volte è necessario finire il gioco almeno una volta per sbloccare il livello successivo e la voglia di rigiocarlo potrebbe venire meno o in virtù del fatto che sappiamo già come finirlo o perché abbiamo altri giochi in stand-by e non possiamo permetterci il tempo di rigiocare un gioco che avremmo potuto già finire in hard la prima volta.


Non credo che il livello di difficoltà sia calato SOLO per evitare l'abbandono prematuro, anche perché è difficile, alla lunga, non stufarsi quando vedi che molti buoni giochi durano semplicemente TROPPO. E' interessante, piuttosto, notare come i giochi che sono teoricamente rivolti ad un pubblico giovane, ed in particolare quelli GBA, utilizzano ancora la struttura di gioco tipica dell'era pre-PSOne. Conoscendo alcuni giocatori ancora molto giovani, non posso fare a meno di supporre che il bambino, e specialmente quello che non può permettersi molti giochi, cerca l'applicazione maniacale, il perfezionamento della tecnica e dell'esecuzione, insomma una mastery totale del gioco, il che implica anche cose tipo leggersi e rileggersi le istruzioni, imparare a memoria nomi ed immagini, ecc (esattamente come facevo io coi giochi NES e SNES). Invece i giocatori più maturi ricercano nel gioco un momento di svago, nel quale, per evitare (anche inconsciamente) di ritrovare le frustrazioni della vita quotidiana derivanti dalla paura di sbagliare (e quindi di trattare l'esperienza ludica come se fosse un LAVORO), si ritrovano a cazzeggiare allegramente, fregandosene dell'impegno verso la Partita Perfetta. Ed ecco il perché del calato livello di difficoltà. Può essere? Mah, forse, a volte ho quest'impressione.

E' poi ancora interessante notare come, mentre una volta giocare bene e perfezionarsi significava poter vedere la fine del gioco, oggi per i giocatori che si impegnano ci sono gli extra. Altro segno del cambiamento dei tempi.

Offline A.A.

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Re: 128 bit
« Risposta #61 il: 22 Lug 2003, 22:12 »
Citazione da: "Zolfo"
Citazione da: "Adriano_Avecone"
Tranquillo. La massa avrà sempre i suoi giochi-pacco e noi HC gamers avremo i nostri titoli stimolanti.

Mica tanto tranquillo. :?
Resta da vedere se la grandezza di questi due mercati rimarrà invariata o se si ridimensionerà a nostro sfavore. :cry:


La seconda che hai detto. (purtroppo)
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Offline Zolfo

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« Risposta #62 il: 23 Lug 2003, 09:52 »
Citazione da: "EGO"
Conoscendo alcuni giocatori ancora molto giovani, non posso fare a meno di supporre che il bambino, e specialmente quello che non può permettersi molti giochi, cerca l'applicazione maniacale, il perfezionamento della tecnica e dell'esecuzione, insomma una mastery totale del gioco, il che implica anche cose tipo leggersi e rileggersi le istruzioni, imparare a memoria nomi ed immagini, ecc (esattamente come facevo io coi giochi NES e SNES).

Questo anche secondo me; la mancanza di giochi da parte del bambino o la mancanza di esperienza nel mondo dei videogiochi gli può dare quello spunto per "sfruttare" al massimo quello che ha tra le mani in virtù del fatto che per lui è un qualcosa di nuovo e perché l'attesa per il prossimo gioco regalato potrebbe essere molto lunga.
Discorso differente per coloro che usufruiscono di masterizzati a go-go o che sono particolarmente viziati dai genitori (come quantità di giochi regalati).

Citazione da: "EGO"
Invece i giocatori più maturi ricercano nel gioco un momento di svago, nel quale, per evitare (anche inconsciamente) di ritrovare le frustrazioni della vita quotidiana derivanti dalla paura di sbagliare (e quindi di trattare l'esperienza ludica come se fosse un LAVORO), si ritrovano a cazzeggiare allegramente, fregandosene dell'impegno verso la Partita Perfetta.

Qui avrei qualche dubbio; o meglio, dipende dal tipo di videogiocatore.
Se con "persona adulta" ti riferisci ad adulti ma neofiti del videogioco, la mancanza di tempo utile o di passione potrebbe condurli ad un comportamento come quello da te descritto; viceversa se la "persona adulta" è un videogiocatore navigato con anni di esperienza alle spalle e una passione forte, credo che senta comunque il bisogno di confrontarsi veramente col videogioco richiedendo quindi una difficoltà più elevata adatta alla sua soddisfazione.
E' un po' come ricordare le partite che faceva da piccolo che, vuoi per difficoltà maggiore dei giochi, vuoi per la poca abilità di bambino, risultavano più sudate ma più soddisfacenti.

Citazione da: "EGO"
E' poi ancora interessante notare come, mentre una volta giocare bene e perfezionarsi significava poter vedere la fine del gioco, oggi per i giocatori che si impegnano ci sono gli extra. Altro segno del cambiamento dei tempi.

Questo è vero, resta il fatto però che la soddisfazione di finire un gioco molto difficile è maggiore rispetto alla scoperta di qualche extra che altro non sono che accessori al gioco stesso.
A volte c'è così tanta bellezza nel mondo che non riesco ad accettarla.

Offline melaQuit

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« Risposta #63 il: 23 Lug 2003, 09:55 »
Citazione da: "EGO"
Non credo che il livello di difficoltà sia calato SOLO per evitare l'abbandono prematuro, anche perché è difficile, alla lunga, non stufarsi quando vedi che molti buoni giochi durano semplicemente TROPPO. E' interessante, piuttosto, notare come i giochi che sono teoricamente rivolti ad un pubblico giovane, ed in particolare quelli GBA, utilizzano ancora la struttura di gioco tipica dell'era pre-PSOne. Conoscendo alcuni giocatori ancora molto giovani, non posso fare a meno di supporre che il bambino, e specialmente quello che non può permettersi molti giochi, cerca l'applicazione maniacale, il perfezionamento della tecnica e dell'esecuzione, insomma una mastery totale del gioco, il che implica anche cose tipo leggersi e rileggersi le istruzioni, imparare a memoria nomi ed immagini, ecc (esattamente come facevo io coi giochi NES e SNES). Invece i giocatori più maturi ricercano nel gioco un momento di svago, nel quale, per evitare (anche inconsciamente) di ritrovare le frustrazioni della vita quotidiana derivanti dalla paura di sbagliare (e quindi di trattare l'esperienza ludica come se fosse un LAVORO), si ritrovano a cazzeggiare allegramente, fregandosene dell'impegno verso la Partita Perfetta. Ed ecco il perché del calato livello di difficoltà. Può essere? Mah, forse, a volte ho quest'impressione.

E' poi ancora interessante notare come, mentre una volta giocare bene e perfezionarsi significava poter vedere la fine del gioco, oggi per i giocatori che si impegnano ci sono gli extra. Altro segno del cambiamento dei tempi.


Non sono daccordo.
Anche se contraria alle ferree leggi del mercato, la mia chimera vorrebbe una decisa diminuzione dei titoli pubblicati ogni mese in favore di una maggiore cura degli stessi.
Hai ragione quando dici che il tempo dei giocatori più 'maturi' è troppo esiguo e prezioso per essere impiegato in difficili passaggi all'interno di un videogame, ma questo perchè il mercato attuale ci ha reso un pò tutti ansiosi di terminare un gioco per passare immediatamente ad un altro.
Insomma: lo stesso tempo che impiegheremmo per finire un gioco difficile ma allo stesso tempo appagante ora lo investiamo in tre giochi 'carini' e di difficoltà media.
I produttori di videogame ci guadagnano sicuramente, ma noi?
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Offline Zolfo

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« Risposta #64 il: 23 Lug 2003, 10:00 »
Citazione da: "melaQuit"
Insomma: lo stesso tempo che impiegheremmo per finire un gioco difficile ma allo stesso tempo appagante ora lo investiamo in tre giochi 'carini' e di difficoltà media.
I produttori di videogame ci guadagnano sicuramente, ma noi?

Quoto. :evil:
A volte c'è così tanta bellezza nel mondo che non riesco ad accettarla.

AndreaDF

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« Risposta #65 il: 23 Lug 2003, 12:01 »
Un appiattimento del livello di difficoltà era immaginabile. Mi ricordo quando cominciai a giocare in sala giochi, circa 26 anni fa. L'abilità, la prontezza di riflessi e la tenacia erano le tre caratteristiche fondamentali del videogiocatore che faceva spettacolo. Intorno al cabinato si radunava la gente per vedere le prodezze di quello che al contempo era considerata un'aberrazione e un miracolo della natura. Quel senso di sfida rimase in me fino alla fine dell'era 16 bit, a parte alcuni casi come i grandi classici RPG. Ricordo avventure testuali, e simulatori di volo per amiga e PC ma la tendenza era quella della sfida a tutti i costi.

Nella generazione 32-64bit, il videogioco è diventato un prodotto multimediale, multiespressivo, duttile e massificato.

Il videogioco 128 bit sta facendo da ponte. Da una parte titoli che si prefiggono di vendere ancora prima di arrivare sugli scaffali, che hanno lo scopo di intrattenere, dall'altra i giochi per videogiocatore che faceva spettacolo, il tanto decantato Hardcore gamer.
Il succitato diffilmente si accontenta e se ogni tanto di diverte ad essere intrattenuto, bene....ma poi si stanca, si annoia e via al ritorno della roba tosta.

Uno sparatutto a scorrimento in piena era 128bit, diventa prodotto di culto per questi individui malati e perennemente insoddisfatti.

Ovviamente con queste affermazioni sto provocando, ma lo spunto è: questo ponte a 128bit dove sta andando a buttarsi?

E' un ponte di cartone o sta creando solide fondamenta?

Offline Wis

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« Risposta #66 il: 23 Lug 2003, 13:43 »
La verità è che per molti (me compreso) il videogiocare è diventato quasi un lavoro. Compriamo titoli nuovi quando forse dobbiamo ancora completare quelli vecchi, viviamo nella speranza di completare un gioco prima che la quantità di prodotti meritevoli non acquistati superi la soglia di guardia e scivoli mestamente al di fuori del nostro controllo.
Consumiamo il gelato con squaliferi morsi senza neanche gustarne il sapore, e rendendoci conto, quando l'abbiamo finito, che non avremo il tempo di gustare un'altra volta lo stesso prodotto, perchè già siamo proiettati verso un nuovo sapore.
Alla fine abbiamo materiale per godere a volontà, ma castriamo i nostri sensi con aspettative leopardiane mai soddisfatte.
Sembra una banalità (anzi, lo è senza dubbio alcuno), ma a volte, per taluni, soffermarsi ad apprezzare il software senza tendere spasmodicamente al termine dello stesso è la cura che serve per apprezzare di più il videogioco in quanto tale.
Ciups. =)
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Offline Wis

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« Risposta #67 il: 23 Lug 2003, 13:46 »
La droga mi ha preso. =)
Volevo modificare il mio precedente messaggio e invece l'ho quotato.
Un genio. =D
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Offline EGO

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« Risposta #68 il: 23 Lug 2003, 13:50 »
Citazione da: "Wis"
La verità è che per molti (me compreso) il videogiocare è diventato quasi un lavoro. Compriamo titoli nuovi quando forse dobbiamo ancora completare quelli vecchi, viviamo nella speranza di completare un gioco prima che la quantità di prodotti meritevoli non acquistati superi la soglia di guardia e scivoli mestamente al di fuori del nostro controllo.
Consumiamo il gelato con squaliferi morsi senza neanche gustarne il sapore, e rendendoci conto, quando l'abbiamo finito, che non avremo il tempo di gustare un'altra volta lo stesso prodotto, perchè già siamo proiettati verso un nuovo sapore.
Alla fine abbiamo materiale per godere a volontà, ma castriamo i nostri sensi con aspettative leopardiane mai soddisfatte.
Sembra una banalità (anzi, lo è senza dubbio alcuno), ma a volte, per taluni, soffermarsi ad apprezzare il software senza tendere spasmodicamente al termine dello stesso è la cura che serve per apprezzare di più il videogioco in quanto tale.
Ciups. =)


Ecco.

Bello e preciso come piace a me.

E, ahimé, terribilmente vero.

Offline EGO

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« Risposta #69 il: 23 Lug 2003, 13:57 »
Citazione da: "Zolfo"
Citazione da: "EGO"
Conoscendo alcuni giocatori ancora molto giovani, non posso fare a meno di supporre che il bambino, e specialmente quello che non può permettersi molti giochi, cerca l'applicazione maniacale, il perfezionamento della tecnica e dell'esecuzione, insomma una mastery totale del gioco, il che implica anche cose tipo leggersi e rileggersi le istruzioni, imparare a memoria nomi ed immagini, ecc (esattamente come facevo io coi giochi NES e SNES).

Questo anche secondo me; la mancanza di giochi da parte del bambino o la mancanza di esperienza nel mondo dei videogiochi gli può dare quello spunto per "sfruttare" al massimo quello che ha tra le mani in virtù del fatto che per lui è un qualcosa di nuovo e perché l'attesa per il prossimo gioco regalato potrebbe essere molto lunga.non sono che accessori al gioco stesso.


In realtà, anche se la tua interpretazione è molto valida in questi tempi in cui i bambini non si stupiscono più di nulla, impugnano il joypad meglio della forchetta e possono avere dieci o più giochi al prezzo di uno, io intendevo dire che il bambino cerca, come è tipico suo, di rendere il gioco qualcosa di estremamente PERSONALE, di plasmarlo secondo le sue capacità, al punto di poterne descrivere l'attraversamento come qualcosa di assolutamente unico ed irripetibile. Ricordo ancora il bamboccio che, anni e anni fa, in sala giochi vedendomi giocare a Super Mario Bros mi disse: "Solo IO conosco la strada nell'ultimo livello". Come se ce ne fossero state altre... :D

In ogni caso siamo slittati abbondantemente OT, l'ombra del Fulco si avvicina...

Offline melaQuit

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« Risposta #70 il: 23 Lug 2003, 15:05 »
Ho la mezza idea che la classe dei videogiocatori non sia poi troppo lontana da quella dei drogati.

Pensateci bene:
le prime volte è un piacere immenso e duraturo
poi subentra l'assuefazione e si sente la necessità di dosi sempre più massiccie e diversificate di giochi
di contro il piacere provato si diluisce, diventa abitudine, e molto raramente si provano nuovi stimoli
sa tutto un pò di gia visto
inzia la depressione
si deperisce
e poi si muore.

Cosa dite, entro in comunità o cambio pusher?...
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Offline Wis

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« Risposta #71 il: 23 Lug 2003, 15:10 »
A volte basta cambiare metodo di fruizione.
Cambiare posizione, luogo, ora del giorno.
Ah no, quello era per il sesso.
Vabbè, magari vale uguale.
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Offline melaQuit

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« Risposta #72 il: 23 Lug 2003, 15:13 »
Citazione da: "Wis"
A volte basta cambiare metodo di fruizione.
Cambiare posizione, luogo, ora del giorno.
Ah no, quello era per il sesso.
Vabbè, magari vale uguale.


Ormai ogni pad standard ha le vibrazioni.
Tutto è possibile.
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AndreaDF

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« Risposta #73 il: 05 Ago 2003, 07:27 »
Citazione da: "melaQuit"
Ho la mezza idea che la classe dei videogiocatori non sia poi troppo lontana da quella dei drogati.

Pensateci bene:
le prime volte è un piacere immenso e duraturo
poi subentra l'assuefazione e si sente la necessità di dosi sempre più massiccie e diversificate di giochi
di contro il piacere provato si diluisce, diventa abitudine, e molto raramente si provano nuovi stimoli
sa tutto un pò di gia visto
inzia la depressione
si deperisce
e poi si muore.

Cosa dite, entro in comunità o cambio pusher?...


Quoto. ++

Il retrogaming mi aiuta moltissimo a ritrovare l'ispirazione.
I tempi di dedizione or ora non superano mai le tre ore, sparpagliate tra prima e dopo cena.
Sono stato 10 giorni in vacanza in montagna, e attaccato al 14 pollici c'era PS2 e GT3. Ho passato qualche ora a battere record su giro e qualche garetta qua e là. Non c'è un solo gioco di guida che valga una curva di GT3.

Per il resto, l'abbattimento che si avverte dopo un eccessivo consumo, non è certo aiutato da una generazione di console che non brilla in quanto a stimoli, le novità sono veramente poche, come i grandi titoli.

Insomma se non mi danno la robba buona...

Rimango scettico su cosa ci aspetta. L'altra sera ho messo su perfect dark altro che Halo. Ieri sera ho fatto un pezzo di Parasite Eve 2 senza mai salvare prima di andare a dormire.

Tutti pagliativi da tossico.