PONG
Essenzialismo
Pong è albore del videogioco. Pianeta Terra, anni ’70: su uno sfondo nero, due rettangoli bianchi in grado di muoversi solo verticalmente, guidati dai riflessi dei giocatori, si scambiano un quadratino bianco… si costituisce così il primo, storico tentativo di simulare elettronicamente una partita di tennis.
Pong è feticcio videoludico. Pianeta Terra, anno 2003: sullo sfondo di una comunità interessata ai videogiochi in continua crescita, un paio di ex-nerd, guidati da sentimento di rivalsa storica, ostentano la propria cultura ludica sfoggiando Pong, come gli adolescenti del centro sociale ostentano la propria cultura politica sfoggiando la maglietta del Che Guevara… si costituisce così il primo, triste tentativo di identificare la figura dell’ hard core gamer.
Pong è paradosso. Pianeta Terra, arco di tempo compreso tra anni ’70 e 2003: sullo sfondo di quasi 30 anni di evoluzione videoludica, una persona (io), guidata da semplice curiosità, si avvicina a Pong e gli fa schifo, ma successivamente si appassiona ai videogiochi… si costituisce così il primo, esistenzialista tentativo di autodefinirsi come videogiocatore.
Esistenzialismo
Non riesco a dormire: perché mi piacciono i videogiochi ma Pong mi ha fatto sempre schifo? Forse perché Pong è protovideogioco. Del resto di “video” ha ben poco (ai tempi, gli “schiacciapensieri” a cristalli liquidi possedevano una “cosmesi” migliore) e in quanto a “gioco” non è che brilli per divertimento (la velocità d’azione può essere seguita anche da un narcolettico e la varietà è paragonabile al rancio dei militari). Quello di cui il titolo innegabilmente si fregia è invece di essere stato tra i primi ad aver costituito l’episteme stessa del videogioco: trasformare in divertimento dei comandi meccanici, tradotti in segnali di azione/reazione, variamente interpretati esteticamente su un monitor. A questo punto paragono il mio essere giocatore, all’essere lettore attento e critico di un saggio letterario: sviscero l’opera, ne analizzo la struttura, ci medito sopra, la vivo. Ne posso godere a pieno anche ignorando le origini dell’alfabeto in cui il saggio è scritto. Origini che magari affondano le proprie radici nei geroglifici di “Hunga Bunga secondo” il quale, pur avendo accennato per primo una forma di comunicazione scritta, aveva ben poco da dire al mondo. Estrapolo questo pensiero, lo rielaboro, giungo alla conclusione: sono utente-critico di videogiochi, non sono storico di videogiochi. Riesco finalmente a dormire.
Razionalismo
In sintesi Pong è uno dei primi processi di “try & error” che ha dato il via allo sviluppo dei videogiochi. Dire che sia stato un glorioso “try” o un noioso “error”, dipende dallo spirito con cui si è vissuta ai tempi l’esperienza (proto?-)ludica. In ogni caso Pong ne esce beffardo come storico vincitore, perché sia tentativi che errori portano al miglioramento… e questo i videogiocatori lo sanno bene.