Suicide Guy, ve ne parlo solo perché compare spesso tra gli sconti dell’eshop e forse pure tra quelli del PSN..
Avrete sicuramente adocchiato il logo, e magari guardato qualche foto. E forse vi è bastato. I più curiosi avranno visionato un video e saranno giunti alla medesima conclusione “che è stammerda?!”
Enter Mr.
@Fabrizio1701 , un gladiatore della sciorda a poco prezzo, che tempo fa sibillino scrisse “Ho finito Suicide Guy e mi sono divertito un sacco “
Oh, costava così poco e di Fabrizio mi fido. Soprattutto se devo spendere l’equivalente di un caffè.
E così queste poche righe per dirvi che Fabrizio non aveva totalmente torto. Dietro quella terribile estetica fine anni ’90 c’è un gioco. Grezzo, fatto con due spicci, con una grafica da VR-senza-la-VR, ma c’è. E riesce anche a divertire. Senza esagerare.
Suicide Guy inizia con questo buzzurro che si addormenta con una birra in mano. E, dio, questo è un problema più grande della fame nel mondo perché il prezioso nettare si sta spargendo sul pavimento! Che se tanto mi da tanto è una lercia moquette non lavata dal ventennio fascista.
E allora bisogna svegliarlo sto buzzurro. E il metodo è far sì che il suo sogno si interrompa bruscamente, con una morte più o meno cruenta. Pensate al “calcio” di Interception, ma qui si può, all’occorrenza, ruttare.
Il gioco è composto da micromondi nei quali trovare la maniera di immolarsi, con un po’ di inventiva. Che sia un semplice salto da un grattacielo o la più complicata preparazione di un velenoso intruglio magico, il giocatore dovrà capire cosa e come fare per trovare la pace eterna, fino al prossimo sogno. La varietà è indubbiamente il punto forte del gioco. I livelli sono molto diversi tra loro. Ce ne sono di più orientati al puzzle e altri più simili ad un platform. Alcuni durano un paio di minuti, altri una decina, ma mai troppo: perfetto per la pausa cesso.
Dove Suicide Guy pecca (al di là di un’estetica imbarazzante o di ambienti a volte mal illuminati) è nei controlli, che non sempre permettono di godere dell’esperienza. Anzi, sono l’elemento più irritante. In certi livelli, dove è richiesto tempismo e qualche salto di troppo, il calendario si depopolerà di figure ecclesiastiche, lasciandovi al più con qualche festa istituzionale.
Sucide Guy è un gioco che dunque diverte e un po’ si subisce, diciamo in un rapporto 70%/30%. Al prezzo al quale viene spesso scontato è più una questione se valga il vostro tempo, più che i vostri soldi. Per me ne è valsa la pena, ma quando lo terminerò (mancano oramai una manciata di sogni) non sarò stimolato ad acquistare i DLC. E questa è, nel bene e nel male, la misura della sua qualità.