Autore Topic: Social network: Le regole, secondo me  (Letto 2705 volte)

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Offline Ivan F.

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Social network: Le regole, secondo me
« il: 29 Ott 2019, 12:27 »
Credo siamo arrivati a un punto di non ritorno, per cui i social network sono origine di troppi guai in rapporto ai vantaggi.

Ora arriva questa proposta italiana: se vuoi un account, devi associare la tua identità.
Possiamo definirla fuori tempo massimo, non realizzabile, paracula, quello che volete, ma il problema esiste.

Per quanto mi riguarda, concordo moltissimo con la proposta.
Ma purtroppo non è sufficiente, perché nel caso andranno affrontati tutti gli ostacoli relativi.

Tutti gli account esistenti dovrebbero adeguarsi? Con quali tempi?
E nel caso verrebbero cancellati? Bloccati? Resi di sola lettura?
Ma quali sarebbero i costi per i social network, o per chi comunque con i social ci vive, di un falce che si abbatterebbe sul numero di account esistenti?

Mi sembrava un argomento meritevole di un topic. Questa è la notizia:

TFP Link :: https://www.repubblica.it/politica/2019/10/29/news/marattin_social_legge-239781195/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P12-S1.8-T1
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Offline Yoshi

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #1 il: 29 Ott 2019, 13:34 »
Concordo nella teoria, ma nella pratica le metodologie della burocrazia italiana sono talmente farraginose che, all'atto pratico, tutti aggirerebbero l'obbligo in qualche modo più pratico.
Sto giocando online a Civ 6

Offline Ivan F.

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #2 il: 29 Ott 2019, 13:43 »
Ed ecco la risposta di Riccardo Luna su Repubblica...

Prima obiezione: anche ora, se la Polizia Postale vuole, risale alla tua identità dall'IP.
Mia opinione: arrivare a coinvolgere la Polizia Postale significa avviare un'indagine, quindi a partire da fatti molto gravi. Quanti scontri sui social arrivano a una denuncia?
Non avere l'anonimato di partenza, tuttavia, è un deterrente a tutti i livelli.
Inoltre, avere un account associato alla propria identità significa che non puoi aprirne dieci solo per insultare o che, se, ti bannano, poi non ritorni con un altro account.

Seconda obiezione: se vuoi insultare, ti iscrivi con un indirizzo IP estero.
Mia opinione: anche qui andiamo sugli odiatori professionisti, gente che si prende del disturbo per disseminare sporcizia. Ma non valuta tutto quel sottobosco di gente "semplicemente" maleducata o che perde il controllo. Per loro, ribadisco che ci sarebbe una funzione di deterrenza.

TFP Link :: https://www.repubblica.it/dossier/stazione-futuro-riccardo-luna/2019/10/29/news/identita_social-239796469
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Offline slataper

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #3 il: 29 Ott 2019, 14:07 »
In linea di massima sono favorevole, ho qualche dubbio sugli eventuali abusi da parte delle istituzioni o delle aziende che gestiscono i dati. Di sicuro va trovata una soluzione per limitare il fenomeno dell'odio social e dei fake al soldo di gruppi di interesse.
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Offline Ivan F.

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #4 il: 29 Ott 2019, 15:25 »
Qui un articolo di Open...

Contiene un'intervista a Luigi Marattin (che non ho letto perché è un politico e non mi interessa lui che tira acqua al suo mulino) e un'intervista a Paolo Balboni, professore di Privacy e cybersecurity all’Università di Maastricht.

Estratti da quest'ultima...

Citazione
Penso sia una buona idea quella di chiedere una carta d’identità per l’iscrizione ai social. Contestualmente, però, bisogna domandarsi se l’environment è preparato a recepire una proposta di questo tipo. Secondo me no, perché comporterebbe una centralizzazione di informazioni su un numero ristretto di player. Traduco i miei dubbi: abbiamo pensato alla sicurezza di questi dati?

Citazione
Se ogni persona, nel momento in cui subisce un danno sul web, si rivolgesse alla polizia postale, il sistema si intaserebbe in un secondo. Il tragitto legale per arrivare alla giustizia è troppo involuto, anacronistico per una società interamente basata sul traffico delle informazioni.

TFP Link :: https://www.open.online/2019/10/29/carta-didentita-per-iscriversi-sui-social-marattin-italia-viva-la-democrazia-e-in-serio-pericolo/
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Offline Ivan F.

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #5 il: 29 Ott 2019, 15:29 »
Un altro articolo di Open riguardo uno degli innumerevoli casini in cui si è infilato Facebook.

Nota: in cui si è infilato non solo per sue responsabilità, ma perché il medium è il messaggio.
E regolare un nuovo medium in anticipo, prima che causi i suoi cambiamenti (in positivo e in negativo), credo sia sostanzialmente impossibile.

TFP Link :: https://www.open.online/2019/10/29/facebook-la-lettera-dei-dipendenti-a-zuckerberg-sulle-fake-news-concesse-ai-politici-proteggiamo-gli-utenti-serve-trasparenza/
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Offline keigo

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #6 il: 29 Ott 2019, 15:51 »
tanto facebook è morto. comunque marattin è un tipo in gamba.
chi semina vento raccoglie sfaccimma
ma chi me lo fa fare?!? il petrolio è una figata.

Offline bubbo

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #7 il: 29 Ott 2019, 21:01 »
A dire il vero già oggi è necessario associare un'identità al profilo facebook. Quando mi iscrissi io, più di 10 anni fa, era richiesto solo un indirizzo email. Qualche anno fa aiutai mia zia a farsi il profilo fb e in fase di registrazione era richiesto alternativamente o uno scan di un documento o la verifica tramite codice inviato per sms. La seconda opzione è quasi come la prima, nel senso che comunque ad un numero di telefono deve essere associata un'identità, quindi l'anonimato non è possibile.
bubbo

Offline xkp

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #8 il: 29 Ott 2019, 21:44 »
Credo siamo arrivati a un punto di non ritorno, per cui i social network sono origine di troppi guai in rapporto ai vantaggi.

Ora arriva questa proposta italiana: se vuoi un account, devi associare la tua identità.
Possiamo definirla fuori tempo massimo, non realizzabile, paracula, quello che volete, ma il problema esiste.

Per quanto mi riguarda, concordo moltissimo con la proposta.
Ma purtroppo non è sufficiente, perché nel caso andranno affrontati tutti gli ostacoli relativi.

Tutti gli account esistenti dovrebbero adeguarsi? Con quali tempi?
E nel caso verrebbero cancellati? Bloccati? Resi di sola lettura?
Ma quali sarebbero i costi per i social network, o per chi comunque con i social ci vive, di un falce che si abbatterebbe sul numero di account esistenti?

Mi sembrava un argomento meritevole di un topic. Questa è la notizia:

TFP Link :: https://www.repubblica.it/politica/2019/10/29/news/marattin_social_legge-239781195/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P12-S1.8-T1


che brutta fine, ci siamo ridotti a discutere una proposta di Renzi e Mucillo.
ah, W le VPN.

Offline Ivan F.

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #9 il: 30 Ott 2019, 11:19 »
Marattin risponde all'articolo di Riccardo Luna.

Per quanto mi riguarda, concordo con Marattin su praticamente tutta la linea.

TFP Link :: https://www.repubblica.it/politica/2019/10/30/news/identita_sui_social_marattin_risponde_a_luna_il_web_non_si_puo_autoregolamentare_-239862502/
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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #10 il: 30 Ott 2019, 23:12 »
E Massimo Mantellini la tocca piano, scrivendo che nemmeno si abbassa a spiegare perché la proposta di Marattin è una cretinata...

TFP Link :: https://www.ilpost.it/massimomantellini/2019/10/30/una-cretinata/
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Offline Ivan F.

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #11 il: 31 Ott 2019, 11:08 »
Nel frattempo, Twitter risolve alla radice il problema delle pubblicità politiche con fake news...

TFP Link :: https://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2019/10/30/news/twitter_vieta_pubblicita_politica-239912584/
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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #12 il: 05 Nov 2019, 11:14 »
Ora arriva questa proposta italiana: se vuoi un account, devi associare la tua identità.

Per quanto mi riguarda, concordo moltissimo con la proposta.

Le premesse sembrano sensate. Ma il problema è mal posto, e la soluzione è completamente miope.
Il problema è mal posto perché Internet, per sua natura, è anonimizzante.
La soluzione è completamente miope perché vorrebbe arginare un fiume in piena con qualche stuzzicadenti.

In questo articolo di Paolo Attivissimo sono esposti i punti chiave del perché Mantellini definisca la proposta "una cretinata"; li riporto tutti:

1. Gli hater esteri non sarebbero toccati. La legge avrebbe efficacia soltanto in Italia, per cui qualunque utente di qualunque altro paese sarebbe libero di continuare come prima le proprie campagne d’odio. E se anche la si estendesse all’Europa, tutti coloro che non vivono in Europa non ne sarebbero toccati.
2. Gli hater non si nascondono dietro l’anonimato: ci mettono nome e cognome già adesso. Lo ha fatto lo stesso Marattin. Spessissimo chi fa bullismo online è ben conosciuto dalla vittima.
3. Gli unici penalizzati sarebbero coloro che hanno bisogno dell’anonimato per proteggersi, come le donne maltrattate che vogliono sfuggire ai loro torturatori online e lo possono fare solo se restano anonime o usano pseudonimi fortemente protetti.
4. L’anonimato online è un diritto sancito dalla Dichiarazione dei diritti in Internet, approvata all’unanimità a Montecitorio nel 2015, come ci ricorda Anna Masera.
5. Gestire i documenti d’identità di milioni di persone costa ed è complicato. Gli utenti italiani di Facebook, per esempio, sono circa 29 milioni. Ciascuno di loro dovrebbe depositare un documento. Chi paga? Chi organizza? Chi verifica che i dati siano validi?
6. Cosa si fa per gli account esistenti? Li sospendiamo in massa? E se il social network si rifiuta, che si fa? E se un utente esistente si rifiuta di dare un documento, che si fa?
7. Che si fa con i turisti? Cosa succede a un turista che arriva in Italia e vuole usare il suo account social? Deve prima depositare un documento? Chi controlla se lo fa o no? E come fa a controllare? Se non lo fa, quali sarebbero le conseguenze? Lo si deporta?
8. La procedura andrebbe ripetuta per ogni singolo social network e per ogni spazio digitale pubblico. Facebook, Twitter, Instagram, Tinder, Disqus, Ask, Vkontakte, WhatsApp, Telegram... più tutti gli spazi di commento delle testate giornalistiche e dei blog. A quante aziende dovremmo dare i nostri documenti? E a quale titolo un blogger dovrebbe gestire i dati personali dei propri commentatori? Forse si potrebbe attenuare il problema dando il documento solo a un ente che rilascia un codice di autenticazione da dare ai vari social, ma resterebbe una trafila con tutti i problemi già citati.
9. Se il documento va dato ai social network, significherebbe dare una copia di un documento d’identità ad aziende il cui mestiere è vendere i nostri dati. Non è come dare la carta d’identità a un operatore telefonico per aprire un’utenza cellulare: l’operatore è soggetto alle leggi europee sulla privacy e non ha come scopo commerciale la vendita dei fatti nostri. Non è come lasciare un documento alla reception dell’albergo: in realtà non lo si lascia, ma si viene identificati dal portiere tramite il documento, e i dati vengono raccolti dalla polizia quotidianamente, non finiscono in un gigantesco database gestito da privati, come spiega Stefano Zanero. Anche qui, come al punto precedente, questo problema potrebbe essere attenuabile mettendo in mezzo un ente di autenticazione nazionale, ma la trafila resterebbe.
10. Significherebbe delegare ad aziende estere la certificazione della nostra identità. Siamo sicuri che per esempio Facebook, quella di Cambridge Analytica, sia un’azienda alla quale affidare la garanzia di chi siamo? Quali sanzioni ci sarebbero se Facebook si facesse scappare i dati? E una volta scappati, che si fa? Mica possiamo cambiare tutti faccia e nome.
11. Equivale a una schedatura di massa. Creerebbe insomma un immenso database centralizzato di dati personali di decine di milioni di italiani, messo in mano non a un’autorità governativa ma una società commerciale o, peggio ancora, a regimi non tolleranti delle opinioni altrui.
12. Equivale a introdurre l’obbligo di presentare un documento d’identità per spedire una lettera in posta. Sì, perché le minacce e l’odio si possono mandare anche tramite le lettere anonime, ma nessuno si sogna di imporre l’obbligo di identificarsi per spedire una cartolina o di mettere uno scanner d’identità accanto a ogni cassetta postale. Sarebbe roba da stato di polizia. Perché per Internet dovrebbe essere diverso?
13. È dannatamente facile procurarsi una scansione di una carta d'identità altrui. Esistono software appositi anche per creare queste scansioni. Questo permetterebbe agli hater di dare a qualcun altro la colpa delle proprie azioni, con tanto di certificazione apparente.
14. È dannatamente facile usare una VPN o Tor per creare account apparentemente esteri. Gli hater imparerebbero in fretta come fare. Molti lo sanno già fare.
15. Sarebbe facilissimo, per un hater, farsi aprire da terzi un account all’estero, dove non vige l’obbligo, e poi usarlo. Come farebbero le autorità ad accorgersene? Sorvegliando tutte le attività online di tutti?
16. È inutile introdurre questo obbligo se le forze di polizia sono insufficienti già adesso per perseguire i casi di bullismo o molestia nei quali nomi e cognomi sono già perfettamente noti. Avere in archivio la carta d’identità non ridurrà la coda di pratiche inevase: per questo serve più personale, non una legge in più.
17. Esistono già adesso procedure tecniche e giuridiche che consentono di identificare gli hater. Ma gli hater non vengono quasi mai perseguiti perché non c’è personale inquirente o giudiziario sufficiente per applicare le procedure, o perché i costi sono altissimi, non perché non si sa chi sia il colpevole.

Offline J VR

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #13 il: 05 Nov 2019, 12:01 »
Capisco tutte le obiezioni mosse e sono anche d'accordo però io non faccio fatica ad immaginare un futuro dove con la tua identità online puoi connetterti a tutti i servizi offerti dalla rete, per fare ciò è ovvio che il tutto sia regolamentato.
Questa faccenda mi ricorda da vicino la lotta per la salvaguardia dell'ambiente, è ovvio che ogni legge penalizzi o scontenti qualcuno, ma da qualche parte bisogna pur cominciare, a suon di errori si sgrossa l'eccesso e si trova la quadra, almeno uno così spera.
In tutto ciò tutti gli autori dispotici lo prendono in culo perché la realtà batte sempre la fantasia. :D

Offline Ivan F.

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Re: Social network: Le regole, secondo me
« Risposta #14 il: 05 Nov 2019, 15:16 »
1. Gli hater esteri non sarebbero toccati. La legge avrebbe efficacia soltanto in Italia, per cui qualunque utente di qualunque altro paese sarebbe libero di continuare come prima le proprie campagne d’odio. E se anche la si estendesse all’Europa, tutti coloro che non vivono in Europa non ne sarebbero toccati.
Obiezione: La legge avrebbe effetto su migliaia e migliaia di italiani che su Internet passano il segno.
Sarebbe un buon inizio. Come dice @J VR, non è che possiamo risolvere tutti i problemi con una legge, ma da qualche parte dovremo pur cominciare.

2. Gli hater non si nascondono dietro l’anonimato: ci mettono nome e cognome già adesso. Lo ha fatto lo stesso Marattin. Spessissimo chi fa bullismo online è ben conosciuto dalla vittima.
Obiezione: Gli hater "di professione" sono sostenuti online dagli sciami di cretini anonimi che gli vanno dietro.
La proposta di Marattin li priverebbe di questo sostegno, sgonfierebbe i numeri.

3. Gli unici penalizzati sarebbero coloro che hanno bisogno dell’anonimato per proteggersi, come le donne maltrattate che vogliono sfuggire ai loro torturatori online e lo possono fare solo se restano anonime o usano pseudonimi fortemente protetti.
Obiezione: Il torturatore online scrive a Facebook per avere l'identità della sua vittima?
Non ho capito qualcosa io, probabilmente.

4. L’anonimato online è un diritto sancito dalla Dichiarazione dei diritti in Internet, approvata all’unanimità a Montecitorio nel 2015, come ci ricorda Anna Masera.
Obiezione: Amen. Ciao Anna!

5. Gestire i documenti d’identità di milioni di persone costa ed è complicato. Gli utenti italiani di Facebook, per esempio, sono circa 29 milioni. Ciascuno di loro dovrebbe depositare un documento. Chi paga? Chi organizza? Chi verifica che i dati siano validi?
Obiezione: Costa, vero. Paga chi tutto questo lo gestisce, e se ne arricchisce, ovvero i social con una determinata diffusione. Facebook due soldini da parte dovrebbe averli :)

6. Cosa si fa per gli account esistenti? Li sospendiamo in massa? E se il social network si rifiuta, che si fa? E se un utente esistente si rifiuta di dare un documento, che si fa?
Obiezione: Si concede un anno per mettersi in regola. Dopo quell'anno, l'account diventa di sola lettura e in grado solo di mettere Mi piace o simili, non può scrivere.

7. Che si fa con i turisti? Cosa succede a un turista che arriva in Italia e vuole usare il suo account social? Deve prima depositare un documento? Chi controlla se lo fa o no? E come fa a controllare? Se non lo fa, quali sarebbero le conseguenze? Lo si deporta?
Obiezione: Mah, qualche hater estero in Italia per 10 giorni e che scrive due minchiate direi che è un male minore.

8. La procedura andrebbe ripetuta per ogni singolo social network e per ogni spazio digitale pubblico. Facebook, Twitter, Instagram, Tinder, Disqus, Ask, Vkontakte, WhatsApp, Telegram... più tutti gli spazi di commento delle testate giornalistiche e dei blog. A quante aziende dovremmo dare i nostri documenti?
Obiezione: Credo che rendere obbligatoria la procedura per i 3-4 social network maggiori sia inizialmente sufficiente, perché è lì che si concentra il dibattito.

9. Se il documento va dato ai social network, significherebbe dare una copia di un documento d’identità ad aziende il cui mestiere è vendere i nostri dati.
Obiezione: Qui faccio fatica, perché la schiera dei puristi di Internet per cui "Oddio, ruberanno le nostre vite!" non la reggo più  :D
Oh, hanno anche ragione, eh! Ci sono dei principi *importanti* dietro, ma abbiamo visto che con i principi a volte i problemi non si risolvono. Inoltre, mi sembra un'ossessione che si è diffusa oltre la reale entità del problema.

10. Significherebbe delegare ad aziende estere la certificazione della nostra identità. Siamo sicuri che per esempio Facebook, quella di Cambridge Analytica, sia un’azienda alla quale affidare la garanzia di chi siamo? Quali sanzioni ci sarebbero se Facebook si facesse scappare i dati? E una volta scappati, che si fa? Mica possiamo cambiare tutti faccia e nome.
Obiezione: Come sopra. Allora non facciamo più niente perché tutto presuppone un rischio di qualche tipo. Ma io sono anche contento di restare sul divano, in fondo...

11. Equivale a una schedatura di massa. Creerebbe insomma un immenso database centralizzato di dati personali di decine di milioni di italiani, messo in mano non a un’autorità governativa ma una società commerciale o, peggio ancora, a regimi non tolleranti delle opinioni altrui.
Obiezione: Siamo arrivati ai regimi?

Mi sono stancato, le altre mi sembrano tutte "Eh, ma poi se fai la legge per mettere le cinture alla guida guarda che qualcuno potrebbe non metterla!!!11". Non ce la faccio.

Ma dov'è @Seppia quando serve?! Disertore maledetto...
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