La sensazione è che quello che potrebbe essere un tallone d'achille del bravo Martin, qui non abbia avuto freni per qualche ragione produttiva ignota ai comuni mortali.
Come dicevo sopra, c'è almeno un terzo di film (ovvero un'ora abbondante) fatta di dialoghi in campo e controcampo. Non particolarmente brillanti, non profondamente interessanti: semplicemente De Niro, Al Pacino e Pesci che fanno sè stessi, si citano, si celebrano nelle loro caratteristiche iconiche... E il montaggio muto.
Può piacere, può anche essere una meta-riflessione sull'autoreferenzialità dei personaggi che interpretano, così affine a quella degli stessi mostri sacri del cinema americano e di Scorsese stesso (in fondo the Irishman è per molti aspetti Quei Bravi Ragazzi Invecchiati che se la raccontano davanti a un bianchino).
E difatti lo trovo un "oggetto filmico" interessante.
Dico solo, state attenti