Lo spaventava il diverso,ma soprattutto l'inconcepibile.
Il colore venuto dallo spazio,l'innominabile,forse sono due racconti che ne parlano di più,però il vero suo terrore (ed è vero che era iper razzista,ma non lo condanno,era figlio del suo tempo) l'ho trovato in quel racconto,di cui non ricordo il nome,dove la strada della sua infanzia reagisce agli "stranieri dagli occhi gialli",ai nuovi indesiderati,cultisti...e li inghiotte in un terremoto.
Era terrorizzato dall'esterno,dal non capito.
Io infatti credo che sia per questo che non invecchia mai,perché è banalmente attuale,banalmente capibile dai ragazzini (quando tutti lo abbiamo letto) ma sufficentemente empatico per gli adulti,che ne possono capire la fatica nel vivere,perdonandogli le bassezze.
Esplorare timorosi (ma speranzosi) le distese marziane e trovare l'orrore nel nuovo è tanto tipico quanto la diffidenza per gli stranieri dall'antica lingua che hanno costumi a noi/lui sconosciuti
Vinceva facile,lo sapeva,ma lo perdoniamo.
("E dagli con l'idea della morte" scriveva Leopardi nelle note preparative dei suoi scritti.)