C'era una volta a... HollywoodVisto, e non piaciuto.
Aspetto qualche giorno per rifletterci su, e... mi piace ancora meno.
Meglio allora scriva due righe subito, prima che mi diventi indigesto.
Il film è ambientato in un precisissimo momento storico, e tutta la messa in scena è un'appassionata e romanzatissima ricostruzione della
allure che avevano gli anni a cavallo tra i '60 e i '70 del secolo scorso. La storia miscela fatti realmente accaduti a personaggi di finzione, anche se chiaramente ispirati a volti vissuti, e racconta le gesta di una coppia di colleghi, amici nella vita, che attraversano due diversi modi di fare cinema, e due diversi periodi sociali, chiudendo i conti col loro passato e mostrandoci una via alternativa a come sarebbero potuti andare i successivi avvenimenti.
L'opera è un poderoso accumulo di citazioni, ricostruzioni, visioni dentro e fuori la scena, ma, soprattutto, rimandi; sia ai precedenti film del regista, sia ai reali accadimenti che sono al contempo il pretesto, lo sfondo e le fondamenta della narrazione, sia infine a quanto veramente sappiamo di allora. Tutta questa complessità viene tuttavia celata da una regia e un montaggio totalmente lineari, in maniera così impietosa da ridurre l'insieme a una lunghissima panoramica, molto lontana dal rendere l'emotività di quanto accade.
La fotografia mostra la scena, ma la regia non rende la scena pulsante.
Gli attori recitano, la regia ci mostra quanto siano bravi a recitare, ma i loro personaggi non vivono.
Le musiche sono eccezionali, eppure battono un ritmo diverso da quanto accompagnano.
Ciò che risulta è una premessa di due ore e venti, per arrivare all'unica scena che il regista fa funzionare bene. Una scena di un quarto d'ora che, per quanto mi riguarda, non giustifica il tempo antecedente e, anzi, mostra più i limiti delle capacità di un autore che, in altre occasioni, ha saputo sfruttare decisamente meglio le sue peculiarità.
È un film dove l'intrattenimento è per la critica, che snobba lo spettatore ma, ben più grave, infrange il patto segreto tra cinema e spettacolo: la realtà si documenta, ma la finzione va narrata.
Qui, purtroppo, si documenta la finzione.
Per due ore e venti di troppo.