Autore Topic: [Cinema] Once Upon a Time in Hollywood: Tarantino, Sharon Tate e Charles Manson  (Letto 20925 volte)

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Offline MaxxLegend

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Paradosso:
Tarantino in questo film ha voluto esorcizzare un evento che ha segnato la fine di un'epoca, il passaggio dai sognanti '60 ai rudi '70. Cambiò la società, cambiò il modo di fare cinema, cambiò il modo in cui ci si approcciava al prossimo. Una serie di eventi (non solo quello che fa da fulcro al film ma anche, chessò, il Vietnam e la TV che entrava nelle case di tutti) contribuirono a questa grande trasformazione.

Si entrava nel periodo dell'exploitation, il sogno infranto del Cinema.
E paradossalmente, Tarantino si prende la rivincita su ciò che in realtà l'ha creato. Senza il trauma di questo cambio d'epoca, senza il cinema d'exploitation, non ci sarebbe mai stato Tarantino.




« Ultima modifica: 30 Set 2019, 08:46 da MaxxLegend »
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Offline MaxxLegend

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Grande Pickman, post sempre interessanti e pieni di chicche.
Rick Dalton & Cliff Booth (che tra l'altro hanno i cognomi di banditi del west) sono evidentemente ispirati a Burt Reynholds ed il suo stuntman/amico Hal Needham.
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Offline eugenio

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C'era una volta a... Hollywood

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Il film è ambientato in un precisissimo momento storico, e tutta la messa in scena è un'appassionata e romanzatissima ricostruzione della allure che avevano gli anni a cavallo tra i '60 e i '70 del secolo scorso. La storia miscela fatti realmente accaduti a personaggi di finzione, anche se chiaramente ispirati a volti vissuti, e racconta le gesta di una coppia di colleghi, amici nella vita, che attraversano due diversi modi di fare cinema, e due diversi periodi sociali, chiudendo i conti col loro passato e mostrandoci una via alternativa a come sarebbero potuti andare i successivi avvenimenti.

L'opera è un poderoso accumulo di citazioni, ricostruzioni, visioni dentro e fuori la scena, ma, soprattutto, rimandi; sia ai precedenti film del regista, sia ai reali accadimenti che sono al contempo il pretesto, lo sfondo e le fondamenta della narrazione, sia infine a quanto veramente sappiamo di allora. Tutta questa complessità viene tuttavia celata da una regia e un montaggio totalmente lineari, in maniera così impietosa da ridurre l'insieme a una lunghissima panoramica, molto lontana dal rendere l'emotività di quanto accade.

La fotografia mostra la scena, ma la regia non rende la scena pulsante.
Gli attori recitano, la regia ci mostra quanto siano bravi a recitare, ma i loro personaggi non vivono.
Le musiche sono eccezionali, eppure battono un ritmo diverso da quanto accompagnano.

Ciò che risulta è una premessa di due ore e venti, per arrivare all'unica scena che il regista fa funzionare bene. Una scena di un quarto d'ora che, per quanto mi riguarda, non giustifica il tempo antecedente e, anzi, mostra più i limiti delle capacità di un autore che, in altre occasioni, ha saputo sfruttare decisamente meglio le sue peculiarità.
È un film dove l'intrattenimento è per la critica, che snobba lo spettatore ma, ben più grave, infrange il patto segreto tra cinema e spettacolo: la realtà si documenta, ma la finzione va narrata.
Qui, purtroppo, si documenta la finzione.
Per due ore e venti di troppo.

Offline fiordocanadese

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Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
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« Ultima modifica: 04 Ott 2019, 09:27 da fiordocanadese »

Offline mr cool

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Più o meno come tuo fratello, non mi è sembrata esagerata probabilmente perché conoscendo il regista e gli eventi narrati mi aspettavo quello che ho visto...
Il film mi è piaciuto ma tra i suoi forse lo metto all'ultimo posto, lo ho trovato troppo lineare e le musiche associate alle varie situazioni non mi hanno coinvolto come accade negli altri suoi film...
« Ultima modifica: 04 Ott 2019, 09:54 da mr cool »

Offline MaxxLegend

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C'era una volta a... Hollywood
....
Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
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Ecco, questi ultimi due commenti (con tutto il rispetto) vanno ad esemplificare quello che stavo provando a dire qualche pagina fa.

Se uno conosce bene i fatti di cronaca a cui ci si rifersice (e Tarantino lo da per scontato, visto che in USA la vicenda è nota come da noi, ad esempio, la faccenda di Lady Diana) sa già dove si va a parare (il film gioca molto sull'aspettativa in questo senso), e ci si gode di più sia il viaggio per questa Hollywood alla fine di un'era, sia l'epilogo dove quella scena
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è giustificata e "liberatoria" in quanto
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Personalmente l'ho trovata
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Ma credo che anche questo fosse il suo scopo.
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Offline Giobbi

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Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
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In modo neutro
Tutta abbastanza già vista tra l'altro

Offline Shinji

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Sono uscito dal cinema dopo un'ora. SOPORIFERO

Offline MaxxLegend

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Già che c'eri potevi dormire sulla poltroncina fino alla fine.
Ma sei uscito prima o dopo che DiCaprio interpreta la meta-scena più bella della sua carriera? Così, per sapere.
 :whistle:
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Offline Shinji

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Non credo l'abbia vista.

Offline Giobbi

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Offline MaxxLegend

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In pratica..
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Offline Shinji

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Offline Il Gladiatore

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È un film dove l'intrattenimento è per la critica, che snobba lo spettatore ma, ben più grave, infrange il patto segreto tra cinema e spettacolo: la realtà si documenta, ma la finzione va narrata.
Qui, purtroppo, si documenta la finzione.
Hai detto benissimo però, secondo me, a concludere la riflessione si comprende la vera dimensione del film, ossia che in questo caso è la realtà a essere narrata. C'è già tutto nel titolo: “C’era una volta a... Hollywood”, dove il "c'era" indica l'elemento immaginifico tipico della narrazione mentre "Hollywood" è un luogo reale. Ecco perché tra realtà e finzione c'è quella parolina magica che fa la fortuna di un certo campo di studi, ossia "mitologia", a significare una serie di favoleggiamenti che hanno una base reale. O, meglio, che la producono, la realtà che poi è detta e ridetta da ogni bocca.
Però, attenzione, c'è il doppio registro. "Hollywood" è anche il luogo dove si creano storie che non esistono, quindi a sua volta è un elemento che ci riporta al mondo della fantasia. E qui di entra nella dimensione meta-riferita a cui si è già accennato in passato. La realtà che produce la fantasia che a sua volta deve essere verosimile. Fino a creare un'alternativa ai fatti.
Quindi non trovo il registro del film irrisolto come dici, anzi, questa è proprio la sua essenza. Che, intendiamoci, può non piacere naturalmente.

Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
(cut)
Benissimo e per un motivo molto semplice.
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Infatti non tutti se ne accorgono, ma le pellicole di Tarantino sono fortemente morali. In senso sociale
(The Hateful 8), antropologico (Django), femminista (Kill Bill) e tanti altri esempi. E' un regista fortemente etico nel suo modo di girare e le vittime sono gli spettatori, quasi sempre.

L'unico vero suo problema è che la vicenda reale trattata non è così popolare nel belpaese se lo paragoniamo ad un fatto storico come lo è stato per Bastardi, quindi sotto questo aspetto perde un pò.
A mio modo di vedere, oltre a quello che dici, ossia la vicenda trattata, il punto debole del film potrebbe essere, da non-statunitense, nella fisiologica ignoranza della cultura popolare-cinematografica e dei riferimenti di costume. Questo è inficiante, infatti il film necessita di essere ricostruito a posteriori per la persona non addetta ai lavori o appassionata.
La paura è di passare per non esperti, di non comprendere il medium che si sta evolvendo etc. (...) è figlio dell'immotivato senso di inferiorità che spinge il videogiocatore alla spasmodica ricerca di qualcosa che giustifichi il videogioco come se il gameplay da solo non bastasse più." (Fulgenzio)

Offline Kairon

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Visto ieri sera. A me è piaciuto molto.
Conoscendo i fatti storici
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Alla scena ho riso più volte comunque.
Mi dite se il personaggio dell'attrice bambina è inventato o se si ispira a una attrice in particolare? 8 anni nel '69, quindi del '61, voi che c'avete la cultura avete una ipotesi?
Comunque la moretta che fa l'auto stop è da sega.