Autore Topic: [Cinema] Once Upon a Time in Hollywood: Tarantino, Sharon Tate e Charles Manson  (Letto 21197 volte)

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Offline The Dude

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In italiano come l'hanno resa, hanno usato gli stessi termini?
« Ultima modifica: 24 Set 2019, 12:27 da The Dude »

Offline Account_191220

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AAAAAHHH ok

Offline Il Gladiatore

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Che roba!  :o

Domani papirizzo.
La paura è di passare per non esperti, di non comprendere il medium che si sta evolvendo etc. (...) è figlio dell'immotivato senso di inferiorità che spinge il videogiocatore alla spasmodica ricerca di qualcosa che giustifichi il videogioco come se il gameplay da solo non bastasse più." (Fulgenzio)

Offline Account_191220

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Grande, non vedo l'ora di leggerne metà!
 :D

Offline Il Gladiatore

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No no, mi contengo, anche perché dovrei rivederlo per ragionarci bene sopra.  ;D

Bel film, diverso dalla poetica tarantiniana dell’eccesso e dell’ipertrofia sensoriale per rifugiarsi nella fruizione a più livelli. Un tipo di approccio che necessita diverse visioni, anche tecniche, perché credo sia materialmente impossibile cogliere tutto quello che è stipato in questo film, anche per una questione di conoscenza della storia statunitense di cinema e televisione. Quello che rende Tarantino, nei fatti, il regista forse più significativo di questa generazione, è la clamorosa  cultura cinematografica, pop e di costume che fonda il suo cinema. La stessa che gli permette di giocare e mischiare registri diversi che da soli creano uno spettacolo difficilmente replicabile da altri.

Nonostante le ovvie differenze, “C’era una volta a... Hollywood” si pone nel solco di “Bastardi senza gloria”, a livello concettuale.  Di base c’è la riflessione sulla capacità performativa del cinema che, attraverso la dimensione mistificatrice e illusoria, salva e può salvare, ma non senza sacrifici. “C’era una volta a...Hollywood” è il manifesto del paradiso perduto di un mestiere e di mestieranti che faticosamente lavorano affinché lo spettacolo funzioni e tutto concorra alla buona riuscita, al lieto fine se vogliamo. Ma in questo caso il palcoscenico è quello della cronaca accaduta e conosciuta, vale a dire
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a cui s’intreccia la vicenda (parzialmente inventata) di Rick Dalton e Cliff Booth. Parte del valore della pellicola consiste proprio nella dimensione, come dire, meta-gossippara, poiché Tarantino colleziona una serie aneddoti dei vari set dell’epoca e ne riporta il sentito. E quando non c’è sicurezza né documentazione, il regista procede all’ipotesi divertita e la ricostruzione attraverso il dispositivo del ricordo personale. Che, per definizione, è speso arbitrario, soggettivo, esclusivo e compensativo/dispensativo della verità.
Si parla infatti di parti che riguardano
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In ultima analisi, “C’era una volta a...Hollywood” è un film mitologico, sia come tematica riguardante un mondo perduto e immaginato, sia come struttura e svolgimento. Eccellente.

Adesso una serie di osservazioni a carattere del tutto soggettivo, quindi non riconducibili a difetti del film ma solo al gusto personale.

- In un certo qual modo è il film di Tarantino che mi piace di meno. Questo si deve alla tematica che non m’interessa, al periodo storico affrontato che non m’intriga e a quella normalizzazione del suo stile che da una parte, come detto, è ricercatezza ma dall’altra mi ha fatto mancare qualcosa. Naturalmente, nella che possa essere anche lontanamente accostato alla parola “delusione” oppure al concetto di “opera minore”.

- Leonardo DiCaprio: che sia un bravo attore è sicuro però, allo stesso tempo, che sia un artista che cannibalizzi i propri personaggi è per me abbastanza evidente. Cambi film, cambi epoca storica, cambi  trama ma trovo sempre quel modo di recitare sopra le righe che mi omogeneizza qualsiasi spunto interpretativo e le sfumature. Direi quasi che si tratta della versione contemporanea di una figura come Jack Nicholson, ossia non l’attore che si presta al personaggio ma la personalità che travalica i proprio mestiere. Nel bene e nel male.

- Non ho nulla da dire sul personaggio di Cliff Booth e men che meno su Brad Pitt come uomo e attore. Ma ho trovato che il nostro eroe sia arrivato a quell’età in cui sia passa da “Caspita, è un cinquantenne che sembra un trentenne!” a “Ok, non si può più permettere certe cose…”, in quanto, in alcuni frangenti, ho trovato la sua figura proprio al limite per rappresentare questo stuntman.
Un altro così è Tom Cruise, anche se infinitamente peggio.

- Rapporto immagini-colonna sonora. E’ un film più misurato e questa sobrietà s’è un po’ impossessata di quello che considero uno dei punti di forza del regista. Meno memorabile che in passato, almeno a una prima visione.

Tutto questo, ovviamente, non impedisce a Tarantino di confezionare l’ennesimo capolavoro. Non vedo l'ora di rivederlo.  :yes:
« Ultima modifica: 26 Set 2019, 16:40 da Il Gladiatore »
La paura è di passare per non esperti, di non comprendere il medium che si sta evolvendo etc. (...) è figlio dell'immotivato senso di inferiorità che spinge il videogiocatore alla spasmodica ricerca di qualcosa che giustifichi il videogioco come se il gameplay da solo non bastasse più." (Fulgenzio)

Offline The Dude

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Su Cliff Booth, non ho capito se le tue perplessità sono legate all'età che pensi debba avere il personaggio.

Io ho dato per scontato che sia comunque più anziano di Dalton e vicino all'età di Pitt. Essendo controfigura poi, mi immagino che sia comunque fisicamente abile nonostante l'età.

Insomma, a me non ha fatto l'effetto Cruise (pensa che prima di Pitt avevano in mente proprio lui^^) anzi, l'ho trovato splendido al punto che sti giorni che ho dovuto fare lavoretti in casa ho pensato di essere almeno la metà di lui, per darmi sicurezza e non fare casini.

Offline Il Gladiatore

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Su Cliff Booth, non ho capito se le tue perplessità sono legate all'età che pensi debba avere il personaggio.

Io ho dato per scontato che sia comunque più anziano di Dalton e vicino all'età di Pitt. Essendo controfigura poi, mi immagino che sia comunque fisicamente abile nonostante l'età.

Insomma, a me non ha fatto l'effetto Cruise (pensa che prima di Pitt avevano in mente proprio lui^^) anzi, l'ho trovato splendido al punto che sti giorni che ho dovuto fare lavoretti in casa ho pensato di essere almeno la metà di lui, per darmi sicurezza e non fare casini.
Esatto, l'età del personaggio (e il suo lavoro) in relazione alla vera età di Pitt, che se non erro dovrebbe avere quasi 56 anni. Intendiamoci, in perfetta forma ma forse non del tutto in linea con la dimensione fisica del personaggio. Ovviamente credo sia anche voluta come cosa. Anche la scena con
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aveva un retrogusto un po' diverso dall'erotismo di belle presenze che si piacciono.
 DiCaprio è molto più giovane, 45 anni.
Comunque credo sia anche un effetto collaterale della fiducia che il regista ripone in certi attori, per cui si tende a lavorare con la stessa gente e adattare le parti di conseguenza.
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Offline Giobbi

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guarda che noi 56enni siamo in forma eh

Vero @naked ?

Offline teokrazia

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- Non ho nulla da dire sul personaggio di Cliff Booth e men che meno su Brad Pitt come uomo e attore. Ma ho trovato che il nostro eroe sia arrivato a quell’età in cui sia passa da “Caspita, è un cinquantenne che sembra un trentenne!” a “Ok, non si può più permettere certe cose…”, in quanto, in alcuni frangenti, ho trovato la sua figura proprio al limite per rappresentare questo stuntman.

Yep.
Interpretazione strepitosa di Pitt e gran bel personaggio Cliff, ma a tratti l'ho pensato anch'io.

Di Caprio invece lo difendo su tutta la linea: secondo me fa qualcosa di più delle 'dicapriate' a cui tendiamo ad associarlo negli ultimi anni, con un range di stati d'animo più sfumato, per alcune cose inaspettate rispetto all'istrionismo a cui sembra essersi ancorato recentemente. Già a partire dagli accenni di balbuzie. Sono riuscito a vederci quasi sempre Rick Dalton invece che di Caprio, a differenza che in un Revenant, per dì.

Cmq, c'ho una voglia matta di rivederlo. :cry:

Offline ederdast

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Un altro così è Tom Cruise, anche se infinitamente peggio.

Il film ancora non l'ho visto ma guardate che usare Cruise sarebbe "cortocircuitante" visto che Tommaso Crociera controfigure non le usa, fa i giri della morte in elicottero e ora pilota i jet supersonici della marina americana.
Ah essendo di scienthology è pure un uomo che fa cose precluse ai comuni mortali :D.
Le opinioni sono come le palle, ognuno ha le proprie.
Callhagan.

Offline Top Dogg

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Visto ieri sera
Film lento lento ma alla fine me piaciuto non il migliore di Tarantino per me
ma resta un buon film non per altro per le provi attoriali di Pitt e Di Caprio
menzione d'onore per Brandy  :)

Merita una seconda visione in BR della versione Uncut da 4 ore auspicata da Tarantino
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Offline jamp82

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Film difficile da metabolizzare nella sua "asciuttezza" formale e lineare ma che invita a successive visioni per farselo proprio. Bellissimo il ritratto di Sharon Tate, quasi una principessa Disney nella sua concezione ed eccellente Pitt nella sua crepuscolarità, Di Caprio non mi ha sorpreso, ottimo come al solito.

L'unico vero suo problema è che la vicenda reale trattata non è così popolare nel belpaese se lo paragoniamo ad un fatto storico come lo è stato per Bastardi, quindi sotto questo aspetto perde un pò.
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Offline jamp82

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versione Uncut da 4 ore auspicata da Tarantino

Tarantino spara un sacco di minchiate (tipo il film su godzilla che doveva fare) , imho non credo uscirà.
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Offline Top Dogg

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piu che altro io ci spero
amo avere qualcosina in piu quando compro un Br

anche se
lui parlava della versione Netflix
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Offline Mr.Pickman

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Che film incredibile, che favola, è da ieri notte che ci penso.
Solo un regista può farsi un film su misura e fregarsene completamente di costruirsi il suo film.

"One Upon a Time there was Tarantino and he coming home"

Ma sul serio questo è il suo penultimo film?
Unico problema del film, peccato non essere americani. Momento Bruno Corbucci e Antonio Margheriti da autentici brividi. Lessi tempo fa una intervista su Nocturno, che gli americani odiavano formalmente i nostri spaghetti. Anche il buon vecchio Clint lo confermò:
"Mi dissero di andare a in Italia, c'era un certo regista che stava facendo dei western, all'epoca, chiunque andasse in Italia a girare un film western, che noi chiamavamo con spregio "spaghetti western" era un attore finito, non lavoravo più, ero abbastanza senza alternative, depresso, senza sbocchi...così presi il volo, arrivai a Roma, mi misero addosso un tappeto con un buco (il famoso poncho del mercatino di Trastevere...) Non fumavo sigari, quindi mi presentai sul set con il sigaro di sbieco, il regista me lo aggiustò e mi disse che era perfetto. Era Sergio Leone. Devo tanto a quell'uomo"
Anche noi avevamo i film di genere. Da vedere e rivedere, ho individuato meno cose rispetto a Kill Bill, molte meno, ma è pieno zeppo di citazioni. Finale straboccante, unico, originale e assolutamente delirante.
 
Mi ha messo ancora più frenesia per vedere il film biopic su Lucio Fulci (Fulci 4 Fake)

:D