Dopo varie sessioni, e con parecchia fatica, ho finalmente finito di vedere The Great Hack.
Bene, andando dritti al punto: IMHO, pessimo documentario. A tutti i livelli.
In primis, il racconto della vicenda di Cambridge Analytica è parziale, frammentato, a dir poco confusionario. Se vuole spiegare la vicenda, fallisce ampiamente proprio dal punto di vista divulgativo, impastando personaggi e argomenti senza una valida idea narrativa.
In secondo luogo, cosa vuole “rivelare” questo documentario?
Vuole spiegarci che degli esperti del settore sono in grado di elaborare dei dati e usarli per condurre campagne di comunicazione in grado di persuadere alcune tipologie di persone? Beh, che novità, amisci! Questo succede dai tempi della propaganda sovietica o mussoliniana, grazie.
Ora, tuttavia, vuole spiegarci che possono moltiplicare tutto questo per un milione usando dati e comunicazione social. Beh, anche questo lo sapevamo.
D’accordo, vuole anche dirci che qualche “malintenzionato” (le virgolette sono mie) può riuscire a persuaderci usando i nostri stessi dati. Ma un momento...
Primo, i nostri stessi dati sono quelli che noi rendiamo perlopiù pubblici sui social. Per poi gridare allo scandalo quando violano la nostra “privacy” (virgolette mie). Questi dati sono stati ottenuti in modo illecito? Può succedere. Se hai dei beni, devi mettere in conto che possono rubarteli. Ma il punto chiave è solo questo: qualcuno ha rubato? Condannatelo.
Secondo, più volte si precisa che queste ubercampagne si rivolgono a quella ristretta fascia di “persuadibili” e che riescono a spostare voti in piccola parte, sufficienti per ottenere risultati in elezioni perlopiù in bilico. Beh, sapete che vi dico? Di base, è come funziona la pubblicità da un secolo e più. Amen.
Personalmente, credo emergano questi problemi dalla vicenda Cambridge Analytica.
1. Prima o poi, qualcuno si fotte i dati.
Soluzione: Gabbio.
2. C’è troppa gente che si beve la propaganda via social.
Soluzione: Suffragio non universale.
Tutto quello che è riuscita a fare Cambridge Analytica con i dati, invece, è comunicativamente ammirevole. Hanno elaborato strategie di comunicazione da paura. Ma grandissimi. Avessero lavorato per la Nestlè avrebbero preso i peggio premi. Hanno lavorato per Trump e quindi gli è girata male. Dovevano aspettarselo, ma bravi.