Complice il ponte e la pandemia lo finii.
Correggo il tiro, Knights and Bikes non è un capolavoro, non gli si avvicina neppure, ma racconta una storia toccante di pesante preadolescenza, pregna di libertà, aspetative, divertimento, sogni, fantasia e sofferenza.
Lo fa con uno stile sublime, proiettandoci in un periodo dove la bici e la fantasia era tutto quello che serviva per rendere epici i nostri pomeriggi. Grazie a questo mi sono immedesimato tantissimo in Nessa e Demelza: è stato un bel viaggio.
Lo stesso non si può dire di struttura e durata. La prima un po' troppo scarna la seconda 3 ore più lunga del necessario.
Sostanzialmente dopo la prima ora di gioco uno sfoltimento sarebbe stato necessario. Tutta la seconda metà è infatti coinvolgente, ma si rischia di arrivarci un po' stanchi. O non arrivarci affatto.
Anche in questo rivitalizzato secondo tempo, la struttura, particolarmente dei combattimenti, non si eleva mai di molto sopra una medicore sufficienza, ma l'interazione tra le due amiche, qualche puzzle elementare e le ambientazioni (nonchè il paciossisimo Captain Honkers) fanno il miraoclo risollevando un titolo potenzialmente dimenticabile e noiosio, portandolo infine ad un livello più che discreto.
Lo rigiocherei? No, ma tanto io non rigioco mai nulla: Sono stato contento del viaggio? Decisamente, ho penato un po', ma ho fatto bene a stare al fianco di Demelza.
Nota di merito e demerito al sonoro: la title track è energizzante. Molti delgli effetti sonori regalano grandi sorrisi (il rumore che le due ragazze fanno con la bocca quando corrono a perdifiato mi fa sganasciare) ma l'assenza quasi totale di un supporto musicale rende l'esperienza motlo malinconica, a volte un po' vuota e a tratti cacofonica