Nangoku Shounen Papuwa-kun (1994, Daft/Enix, Azione)
Shintaro è nervoso, Shintaro è manesco e va capito. Gli era stato promesso un posto in un manga per ragazzi, di quelli con le urla e le sfere di energia. Ma qualcosa non ha funzionato nel Samsara delle raccomandazioni, e Shintaro è finito in un fumetto demenziale, come i primissimi di Toriyama.
Adesso è l'attendente di Papuwa, un invincibile nanerottolo col gonnellino di paglia, e tutti gli animali dell'isola fanno a turno per tormentarlo. Meno male che ogni tanto sbarca un nuovo assassino a reclamare il tesoro sottratto da Shintaro... e se vi sembra che i due si assomiglino è solo perché l'autrice del manga viene dalla pubblicità, e mai avrebbe pensato di fare carriera nei fumetti.
In ogni caso, probabilmente l'aggressore verrà fermato in modi assurdi, in barba all'addestramento del minaccioso marzialista. Una volta, poi, che l'isola di Papuwa viene affiancata da una assai più grande, spuntata dal nulla, tutto il cast fa naufragio e si sparpaglia alla ricerca di un nuovo, fantomatico tesoro.
Così Shintaro ha l'occasione di brillare in un gioco di piattaforme, ed è un lottatore aggraziato e anche troppo versatile. Può raccogliere punti esperienza e smart bomb, senza che ce ne sia mai stringente bisogno, però oh, nel più ci sta il meno.
Se non recuperate prima qualche capitolo del manga, però, vi perderete buona parte del fascino del gioco, che adatta con successo la formula "e adesso questo tizio chi è?" impreziosendo un canovaccio altrimenti visto, rivisto e stravisto.
Merita oggi? Assai più di altri, Papuwa s'ispira con successo a Trio The Punch, nume tutelare della demenzialità fatta pixel. Il piacere del bizzarro non viene mai forzato ma, come già detto, se non ci documentiamo prima di giocare, questa sarà una festa che possiamo guardare solo dal buco della serratura.