Phantom 2040 (1995, Viacom New Media, Azione/Avventura)
Il tempo passa per tutti. Se esiste il Rock dei Babbi, locuzione auanagàna infelice ma fortunata, allora esistono anche i Fumetti dei Nonni... e oltre. Importanterrimo fra questi è l'Uomo Mascherato di Lee Falk, già autore di Mandrake.
Un giustizione fustacchiere in tuta viola e a volto coperto, senza superpoteri che lo aiutino nella sua lotta africana, solo muscoli, carisma e intelligenza. Tre anni prima di Batman. Se non vado errato, l'ultima serializzazione italiana fu a metà dei Novanta grazie alla Comic Art, e già allora, nonostante The Phantom tuttora prosegua (!) era un'operazione di recupero per nostalgici e nuovi potenziali lettori, condotta da quell'eccellente sottobosco d'appassionati di carta e nuvolette di cui dobbiamo vantarci.
A metà Novanta appartengono anche un recuperabile film con Billy Zane e il cartone cyberpunk che dà la licenza a questo gioco. Erano anni in cui una riverniciata di noir, androidi e pecore elettriche non si negava a nessuno: a Paperinik ne bastò giusto un po', e lo sconquasso è ancora lungi dal cessare.
Dopo Aeon Flux, ma prima di Batman Beyond, il 2040 di questo uomo mascherato è la solita carrellata di megalopoli al neon: Kit Walker diventa il Phantom, con le sue nemesi e i suoi aiutanti nelle istituzioni e nelle multinazionali. Siccome i frullatori lavorano a pieno regime, ci sono parecchi brandelli di Super Metroid e avventure grafiche sparsi per terra.
Sarà difficile digerire l'estrema fedeltà al cartone, tant'è che si può giocare con gl'intermezzi accorciati per venire incontro allo scarso carisma dei personaggi. Saltabeccando da una zona all'altra della mappa di Metropia, andrà capito cosa recuperare nel punto A per sbloccare il punto B.
È vero che Samus Aran la vediamo da lontano, ma il rampino elettrico con cui si parte è un meraviglioso giocattolo, in un attimo ci fa sentire vendicatori della notte e da solo vale il prezzo del biglietto.
Merita oggi? Un reboot niente affatto ributtante.