maggio di quest'anno, new york, tassista ci lascia all'albergo, tasto tutte le tasche, portafoglio c'è, tessera camera c'è, moglie e figlia anche, ok, si può scendere. scendiamo, tassista parte all'inseguimento della prossima chiamata. entro felice di essere in vacanza e mi avvicino all'ascensore. poi nell'ordine: incredulità, finta convinzione che fosse in una delle 1000 tasche dei pantaloncini, poi il sangue si gela confermando una certezza che già si era conficcata nella mia spina dorsale: zio caro il telefono... aziendale...andato per sempre.
la spensieratezza è andata, l'impatto con la City svanito, rimane il sudore freddo e il cervello che corre per capire cosa fare e come fare. consiglio alla famiglia di allontanarsi da me in quei particolare momento perchè non è bello che una figlia veda il proprio padre trasformarsi.
ok, calma, reception, sorriso, spero che il mio inglese mi aiuti, non ho tempo: mobile, left, cab in qualche ordine, lei capisce, bene. chiamiamo la società dei taxi, è domenica, apre domani, ma certo.
poi lei mi batte sul tempo e io mi innamoro all'istante: proviamo a chiamarti. erano passati dieci minuti, qualcuno risponde, lei me lo passa, riesco a farmi capire e a capire e l'ospite del taxi, che aveva recuperato il telefono da sotto il sedile, lo passa al tassista che mi dici che in 20 min può essere in albergo e ridarmi il cellulare però vuole 20 $ per la corsa: amico mio, amico mio ma ci mancherebbe, ti do anche un bacio se non ti fa schifo.
dopo 20 minuti arriva davvero e i miei fluidi tornano a scorrere come dovrebbero.