Il punto di vista agnostico l'ho rimosso perché -ti sembrerà strano- è il mio. Non sappiamo niente di certo insomma, e le ricerche dell'uomo in tal senso sono a mio parere inattendibili perché legate al nostro limitato punto di vista umano. Ci sono tante cose che non possiamo nemmeno vedere, percepire o quantificare, come possiamo formulare teorie sull'ignoto?
Possiamo farlo perché abbiamo due capacità innate: osservare e predirre.
Dall'osservazione di fenomeni ed eventi deduciamo teorie che alla prova di fatti risultareranno più o meno corrette nell'ambito della loro formulazione. Facendoci fare un passo avanti verso l'orizzonte degli eventi.
Proprio l'ignoto è causa scatenante di tutte le nostre attività: se tutto ci fosse noto, perché preoccuparcene?
Invece, essere consapevoli dei limiti della nostra conoscenza è fondamentale per comprendere verso quali direzioni orientare la ricerca, per dare un senso alle energie spese; per avere un fine. Che può essere grande o piccolo, ambizioso o modesto, ma che in ogni caso deve essere nostro; che dobbiamo sentire magari irraggiungibile, ma non impossibile.
Pessimisticamente, potremmo anche non conquistare mai tale fine, nella nostra vita. Tuttavia, il sapere che ciascuna vita - e quindi, anche la nostra - fa parte di un tessuto in cui si muovono altri, i quali a loro volta potranno trarre beneficio da quanto fatto da noi, allora ecco: ci rincuora.
Tanto più siamo connessi con l'ambiente e con la nostra passione, tanto meno le nostre personali vicissitudini ci sono d'intralcio. Pensa a Beethoven e alla sua sordità; pensa a Stephen Hawking.
Usa ciò che hai, e crea bellezza.