Esame del primo episodio: superato.
Procedo.
Finita.
Poco meno di tredici ore di filmati in cinque giorni, penso sia il mio record personale di abbuffata di visione.
Perché mi ha coinvolto così tanto?
Per la produzione, tutta.
La sceneggiatura è un gioco di incastri a tolleranza zero. Ogni ambientazione, ogni personaggio, ogni evento gode di tre punti di vista - tre livelli di approfondimento -, che lo illuminano e lo incasellano nella narrazione via via con maggiore chiarezza, fino a dispiegare gli accadimenti come una intessitura i cui fili logici sono tutti legati.
Anche le linee temporali sono tre, e anch'esse si intrecciano, si svolgono, si dipanano e si completano fino a formare un quadro d'insieme perfettamente coerente, coeso, e immutabile. "Così è stato", rimane alla fine, e tutte le domande lasciate aperte hanno le proprie risposte.
La narrazione è lenta solo in apparenza. Ha, nemmeno tanto velatamente, un intento didattico, e quindi sembra non arrivare mai al dunque. Ma si tratta di una questione molto soggettiva: noi sappiamo già su cosa si basi l'opera. Pertanto, qui non è tanto importante sapere il cosa, quanto capire il come, e comprendere il perché.
I perché.
E in questo senso, la narrazione funziona benissimo.
Il cast di attori è ottimo, pienamente coerente con i personaggi. Bravi, bravissimi tutti. E la colonna sonora, a volte furba, più spesso toccante, è sempre curata, accorata, presente ma mai dominante. Si fa forte nei passaggi chiave, si fa notare quando manca.
Come Hannah.