Brillante, coraggiosa ed inaspettata.
Ecco come possiamo definire questo adattamento anime della storica saga
Castlevania.
Faccio una premessa scomoda: In questi Castlevania-Days (o CVD) sembra ormai rinato l’interesse per una delle più durature saghe videoludiche di Konami e dell’interno mondo dei videogiochi. Al punto che non esiste un sito, blog, pagina, gruppo che non rechi una analisi o una recensione di queste prime quattro puntate.
E ciò è cosa lieta, sempre e comunque, a mio avviso.
Pare che chiunque, e sottolineo chiunque si sia improvvisato Vampire Killer con esperienza e dica di conoscere a menadito le stanze del castello, sappia della loro esatta ubicazione e di come attraversale incolume. Sembra che tutti abbiano qualcosa da dire su quanto Netflix, Adi Shak...ir Shaknar..Shakira e Warren Ellis abbiano riportato alla luce, dopo secoli di sonno. Chissà che non serva per far destare una Konami ormai immersa in una proverbiale letargia che dura epoche immote. Chissà (io cmq non ce credo)
Io ho una visione un tantino diversa di questa prima stagione conclusa di Castlevania,
Certamente si tratta di una serie animata dalle premesse molto stuzzicanti e tutto sommato, ben costruita, anche se spesso cade in grossolane ingenuità con una verbosità eccessiva nei dialoghi che ammazzano il contesto.
Ma andiamo per ordine con SPOILER VISIBILI.
Conoscete dunque i miei toni che lasciano ben poco margine all’errore o alla interpretazione, perché al giorno d’oggi produrre senza avere un riscontro delle leggende, io dico che è relativamente facile.
Da balivo (non da Baliva...mmmmh) Master Librarian mio compito è produrre qualcosa di impugnabile.
Quindi la metterò giù in maniera brutale fin dal principio, esattamente come questa serie, tripudio del gore e dello splatter:
Castlevania III: Dracula’s Curse, il capitolo del 1988 a cui si ispira questa serie TV - non ha
“poca premessa"
né è
"praticamente senza storia"
e nemmeno
“con quel poco che avevano hanno”.
Akumajo Densetsu (aka La Leggenda del Castello demoniaco Dracula) è in realtà uno dei giochi con più plot dell’intera libreria di giochi NES. Una storia, quella di Dracula III, che conta ben 4 personaggi giocanti selezionabili, più diversi dialoghi che si susseguono durante tutto il gioco.
Pur non essendo una trama difficile da affrontare, senza dubbio la storyline di Dracula’s Curse è una con più linee di dialogo e testo, considerata la scarsa presenza di giochi NES non strettamente RPG dell’epoca.
Questo quindi è per combattere a colpi di santa frusta dell’oggettività quello che il santo uffizio recensorio della Cattedrale Webeta ha siglato:
Questa serie non è un miracolo se si pensa al materiale d’origine. E non è nemmeno
un capolavoro se si pensa al poco che avevano per le mani.
Il materiale era tanto, certamente era da elaborare, ma la storia c’era. Persino le ambientazioni, volendo essere proprio puntigliosi erano suggerite dal gioco originale.
Cominciamo con dire che l’adattamento di Netflix
taglia un personaggio chiave del gioco, ovvero il ribelle/pirata Grant Danasti. Warren Ellis, durate la stesura del plot per adattare la serie alla controparte del terzo capitolo ha pensato di toglierlo perché lo riteneva un elemento dispersivo e, alla fin fine, ridicolo. Bene. Questo adattamento
non presenta nessuna musica originale della serie [BGM] e nemmeno del gioco originale. Il che è assurdo, non adoperarsi nemmeno per realizzare una debole citazione musicale che filtri al fan come
“hòmage”, tutti i fan sanno che senza OST, CV non sarebbe del tutto CV.
A seguire, aggiunge liberamente elementi ad una storia che forse, non ne aveva minimamente bisogno di essere ingolfata con elementi contro il cristianesimo più o meno smaccato in versione provocatoria. Emerge la vena di Warren Ellis insomma. Quello che temevo. Ma almeno gliel’hanno detto che in Romania c’era la chiesa Ortodossa?
La Setta dei Parlatori (detti Speakers) non sono presenti nel gioco, così come la famiglia allargata di Sypha, la scomunica di Trevor che non esiste, la chiesa che opprime le persone non c’è nel gioco originale, la chiesa le difende, fino a fare ammenda delle proprie colpe e pur di difenderla, richiamare un rampollo dei Belmont per combattere l’orda di Dracula che imperversa.
La leggenda del cavaliere dormiente non c’è, il background di Dracula non corrisponde, il Signore dei Vampiri che dona 1 anno di vita alla popolazione della Walacchia è inventato, La profezia misteriosa di chi ucciderà Dracula non esiste, la fusione tra scienza e magia arcana del castello di Dracula non è menzionata e molto altro.
Senza dubbio ad un occhio allenato, attento conoscitore del gioco originale, questo adattamento del terzo capitolo sembra sulle prime un pasticcio epocale, irriconoscibile nella sua narrazione e nella sua stesura moderna, impegnato a voler sembrare attuale ad ogni costo, con un linguaggio scurrile, dosi di violenza nonsense (che fanno tanto GOT) strani aneddoti da osteria e tanti dialoghi di contorno per infiocchettare qualcosa in cui è stato ficcato dentro tutto per far funzionare gli ingranaggi della Torre dell’orologio del mass market odierno.
Ma guardando con più attenzione, questa prima stagione di Castlevania, è una continua citazione alla saga originale e anche un costante e deferente omaggio al terzo capitolo.
Volete qualche esempio?
Dracula si teletrasporta usando il famoso “pillar” (colonna di fuoco) ed è praticamente uguale alla versione dei videogiochi, sebbene leggermente più giovane,
Trevor viene descritto come un giovane furbo ed attaccabrighe, un uomo che fugge delle sue responsabilità dopo che la chiesa l’ha allontanato (non scomunicato) che prende progressivamente coscienza del suo ruolo nella drammatica vicenda (si veda il booklet originale).
Sypha viene salvata da Trevor dopo che è stata pietrificata, e dopo che Trevor ha sconfitto il ciclope, ciò accadeva esattamente in Castlevania III: Dracula’s Curse. Alucard usa la spada e i paramenti di SOTN, Sypha usa incantesimi di fuoco e ghiaccio ed indossa una tunica blu (come nel videogioco)
Il sesso di Sypha è incerto fino a quando non viene salvata (questa è una citazione furbetta sulla localizzazione originale del gioco NTSC/USA) Lisa è la madre di Alucard, moglie di Dracula e viene uccisa esattamente come accadeva in SOTN, [attraverso una mera illusione di Succube, Alucard, il figlio dhampir, vedeva il rogo della madre].
I villaggi originali sono stati tenuti Warakiya e la Walacchia come teatro dello scontro. Trevor lancia un’ascia e mangia carne, Alucard usa l’attacco speciale della sua spada, Dracula appare con tanto di testa gigante, e molo altro.
Questa serie televisiva dunque come deve essere inquadrata esattamente?
Questa serie deve essere intesa come un intero adattamento alla saga, un primo ipotetico capitolo che collegherà tutte le stagioni che verranno successivamente, con una coralità condivisa sia di storia che di personaggi, compresi intrighi, parentele, figli e generazioni che si succederanno (speriamo).
L’inizio è promettente, proprio perché si focalizza su elementi cari alla serie, non disdegnando assolutamente spettatori nuovi, scevri di ogni aspetto presente dei giochi che non possono riconoscere le sottili citazioni sparse in ogni dialogo, e in ogni inquadratura, tuttavia non sentendone il peso, si trovano coinvolti, perché la stesura è inaspettatamente buona e la mole di idee su schermo, incuriosisce fin da subito anche il più reticente avversario dei sipari horror-gotici. Io ad esempio ho adorato l’idea dei feti delle creature del castello vomitate addosso alla pia gente della Walacchia, il momento in cui le creature escono dalle stesse finestre del Castello, l’ibridazione tra scienza e magia di Dracula “Mi servirà un anno per costruire una armata” L’amore tra Lisa e Dracula, di matrice Coppoliano Il male che viene scatenato dall’ignoranza dell’uomo, Trevor che da perfetto idiota si trasforma in un eroe capace persino di addestrate la milizia, mostrando una certa competenza in materia di vampiri.
Vi dirò che questa serie ha una personalità invidiabile, a mio dire, e ciò è esattamente quello di cui questo franchise aveva esattamente bisogno. Mantenere parte del materiale d’origine ed elaborarlo per le nuove generazioni, senza stravolgere quanto di buono fu scritto all’epoca, questo era difficile. Dimostrare insomma che Castlevania ha la stessa capacità di intrattenere ed entusiasmare tanto quanto altri anime non era impresa da poco, eppure ci sono riusciti, non senza sacrifici importanti, e sono il primo a riconoscerlo.
Warren Ellis riesce ad inserire il proprio spirito sardonico in un ambiente medioevale europeo, modernizzando linguaggio e tematiche coinvolte. Dal punto di vista squisitamente tecnico, le animazioni si alternano, ci sono vere e proprie punte di diamante in questa produzione, Trevor combatte poco, ma quando mette mano alla frusta, il lavoro svolto è eccezionale ed è encomiabile sotto diversi aspetti cinetici. Siamo ai livelli di una produzione media con improvvise punte di diamante, con animazioni sofisticate che sembrano uscite dai migliori episodi di Hellsing, salvo poi normalizzarsi pochi secondi dopo, attestandosi in una produzione televisiva degli anni 90, quando l’azione si ferma è un po’ e diventa stucchevole il panorama delle animazioni proposte. Disegni ed animazioni sono nella media, anche se presentano cali improvvisi di proporzioni che lasciano interdetti e poi si riprendono esplodendo in sofisticate cartoline o sequenze ad alta velocità degne delle migliori serie anni degli anni 90.
La qualità è dunque incostante, ma nel complesso è molto soddisfacente, e il chara design giustamente ricalca uno stile molto giapponese, con i nostri eroi caratterizzati bene e fin da subito e alcuni fotogrammi dei volti dei protagonisti davvero evocativi e ben studiati vi resteranno iconici.
Warren Ellis riesce ad inserire il suo spirito, la serie ha buone premesse di sceneggiatura e personaggi, La score musicale di Trevor Morris fa il suo dovere, calando la mano in composizioni orchestrali dai toni plumbei e disperati, si percepisce una mancanza più incisiva a livello musicale che speriamo venga aggiunta in futuro. Probabilmente questa serie televisiva è uno dei migliori adattamenti mai realizzati su una saga di videogiochi, ma
non per via del materiale che si aveva, e di come lo si è trasformato, è per via della passione infusa nell’aver capito cosa valorizzare in
Akumajo Dracula.
Castlevania di Netflix cattura l'essenza di Castlevania e soddisfa in parte i tifosi del gioco NES, che ormai sono cresciuti e pericolosamente vicino all’età di Alucard.
Lunga vita a Castlevania dunque.
Risorto dalla tomba.
e sì, mi sono divertito sia a vederla sia a fare il Layout di questo post