Un gioco estenuante da platinare, piuttosto esoso in termini di tempo da dedicargli (90 ore), pazienza nel conseguire gli obiettivi e una certa dose di autismo videoludico a sopportare l’estrema ripetitività. Il titolo Koei/W-Force pesca in una delle licenze più accattivanti e golose del nerdismo, fonte di innamoramento istantaneo e di odio imperituro a causa della letargia del suo autore, per cui un’investigazione ci stava.
I limiti della tipologia musou sono noti, quello che varia è la declinazione dei vari elementi. L’epopea del guerriero nero è qui riproposta con uno Story Mode davvero troppo carico di missioni e sottomissioni, 46 livelli che ripercorrono piuttosto fedelmente il manga (Epoca d’Oro, L’Eclissi, gli Apostoli ecc.) fermandosi più o meno dove il tutto si è editorialmente interrotto. Fino all’Eclissi la storia è superbamente inframmezzata da ampi stralci dei film d’animazione (ignoro se siano tali oppure una serie TV), quasi 90 minuti, davvero molto ben fatti e significativi, per quanto mi sembra di aver scorto un po’ di censura. Dopo questo evento si torna a delle canoniche cutscene con il motore grafico del gioco. Davvero un buon lavoro, con numerose chicche sparse qua e là come dialoghi opzionali che riprendono alcune tematiche dell’opera si partenza, colonna sonora da apprezzare con apposito menù, costumi opzionali, artwork e una gustosa galleria dei personaggi, enciclopedica e con modelli poligonali. Dal punto di vista del contorno e della confezione direi che non ci si può lamentare, se si apprezza
Berserk questo gioco rappresenta un vero e proprio must collezionistico.
Il problema, come dicevo, è l’estrema prolissità acefala della parte giocata, si poteva tranquillamente ridurre il numero degli scontri di metà e offrire delle battaglie più incisive in termini di strutturazione, lavorando un minimo su livelli e ambientazione. Invece, soprattutto nella parte centrale, ci si deve sorbire una serie di scontri anonimi con nemici davvero poco ispirati. Le meccaniche in sé non sfuggono ai dettami del genere: combo sempre più articolate grazie all’esperienza che si ottiene in battaglia, armi da lancio e artiglieria progressivamente letale, numerose possibilità di scatenare la furia di Gatsu in modalità diverse e una nutrita serie di personaggi (molti diversi tra loro, come arsenale e approccio) con cui affrontare i vari capitoli della storia.
Purtroppo è un musou nella sua declinazione media, poiché anche all’interno del genere esistono diverse qualità di gameplay e filosofie di gioco.
Berserk non ammette letalità da parte del nemico comune e affida a capitani/generali/boss e quant’altro il compito di opporsi numericamente al giocatore, con risultati scarsi. E’ un aspetto assai odioso, l’esigenza di far detonare la superiorità del personaggio produce un deleterio spettacolo di marionette, da giocare con la soglia di attenzione bassissima e pigiando tasti con lo sguardo bovino. Conoscendo bene i limiti di questo tipo di impostazione, ho scelto di affrontare il tutto al massimo livello di difficoltà e devo dire che la sfida non è mancata, sia in termini di impegno duro e puro, sia come occasionale ricorso ad una certa dose di strategia. Ma rimane l’amaro in bocca per queste scelte scellerate che nullificano quasi del tutto le buone istanze del prodotto su licenza che, pur lontano dall’eccellenza (tipo i
Batman di Rocksteady) potrebbero comunque ambire a qualcosa di meglio della desolazione videoludica da affrontare con la giusta dose di motivazione.
Forse, qualche parola buona si potrebbe spendere per la modalità
Endless Eclipse, la classica arena per piani che presenta un simpatico sistema di diramazioni e sottomissioni determinate dal utilizzo di bejelit da parte di altri personaggi. Praticamente si può seguire la strada che si vuole esaudendo la brama di sangue, di vendetta e di peccato di figure random, e questo amplia di molto la sfida e la difficoltà complessiva. Discendendo in questa spirale di follia si possono affrontare scontri più degni e un elevato livello di problematicità esecutiva. Solo per chi ha molto tempo da spenderci dietro.
La morale è sempre la medesima, lontano dai fasti di titoli come
Kingdom Under Fire il piacere di dedicarsi a questi giochi è fortemente soggettiva e si basa sulla suggestione personale. In sé il livello è ludicamente disastroso ma non bisogna dimenticare che molte perle si trovano proprio cercando dove non cercherebbe mai nessuno (
Demon’s Soul, Deadly Premonition e tanti altri), per questo motivo non bisogna mai demordere.
Berserk and the Band of the Hawk è contemporaneamente un gioco che ogni appassionato del manga dovrebbe provare un concentrato di anti-materia videoludica da cui preservarsi. Ad ognuno la scelta.