Dato che a me il tempio del teschio di stocacchio ha fatto letteralmente ribrezzo, ma proprop da metterlo in mezzo al pattume nel cestone di fianco ai film mai girati (vedi Highlander 2), questa notizia la trovo decisamente drammatica.
Ora voglio vedere se c'è qualcuno che ha trovato qualcosa di buono nel 4, no così, si sa mai.
E' quello che Star Wars Episodio VII non è riuscito ad essere, la narrazione di cosa avviene dopo che autori e pubblico sono cresciuti, e i tempi sono cambiati per tutti.
Il passaggio dai misteri esoterici a quelli ufologici è figlio stesso della identica migrazione/sovrapposizione che ci fu negli anni '50, segue lo stesso percorso che nella modernità certi filoni riprendono, passando dal misticismo impalpabile ad una razionalizzazione più terrestre e scientifico-tecnologica dei miti, e assorbe e trasforma il suo presente storico in mitologia da tramandare ai posteri.
In questo senso la tanto vituperata scena del frigorifero assume una valenza fondamentale, ove prima Indy attraversava ed esplorava scenari archeologici che trascendevano la loro dimensione fisica grazie agli influssi mistici, ora si ritrova ad attraversare una scenografia totalmente finta atta a nascondere una fisicità, in tutti i sensi possibili, assoluta. Il mondo è cambiato e lui non può che guardarsi attorno attonito e sussurare a se stesso:"Qui c'è qualcosa che non va'...", alle antiche civiltà di carne mummificata si sostituisce la moderna civiltà "di plastica" con volti contratti nella perenne smorfia del benessere consumistico, per poi assistere impotente alla manifestazione più distruttiva e vicina ai prodigi biblici che la moderna tecnologia abbia prodotto, trovando protezione nell'unico contraltare ugualmente simbolo dei tempi in progressivo cambiamento tecnico e morale, ma totalmente estraneo alla sua concezione di vita, del tutto aliena all'identificazione del benessere con la staticità casalinga (da cui il popolo osserverà comodamente la nuova frontiera dell'esplorazione, quella spaziale, con tutti i risvolti del caso).
In una sola scena c'è lo sguardo assieme malinconico e divertito di un padre che ha assistito per primo al futuro che avrebbe atteso il suo figlio prediletto, e che racconta con una serie di immagini e simboli che pur abbandonando il facile trampolino immaginifico del mito classico, ne creano uno nuovo che è quello del suo e del nostro tempo, l'atomica che va a braccetto con la refrigerazione domestica e il boom del benessere casalingo (Fallout anyone?), il figlio che diventa padre come lo fu Connery e negli stessi identici termini di rapporto e conflittualità, Dio che diventa gli dei, il passato che diventa un orpello da scrollarsi di dosso con la violenza di una deflagrazione, di fronte alle magnifiche sorti e progressive, la ricerca archeologica e filologica che sposano quella scientifica in un connubio che è sempre stato presente nel suo cuore di ricercatore e insegnante, ma che ora lo confonde e frastorna perchè non prodotto e rivelato dalla bocca muta di popoli scomparsi su cui indagare, ma da quella viva e falsa di chi "ci ha sempre mentito".(ai cavalieri ed enigmi che ingannavano l'uomo per proteggere la storia si sostituiscono i servizi segreti che la falsificano per nascondere la verità).
In tutto questo emergono profondamente l'evoluzione del personaggio assieme ai suoi tempi e al suo pubblico,la sua umana ricerca assieme secolarizzata e tuttavia ora sì spinta verso un cielo che non sia più ultraterreno, ma ultradimensionale, il tutto senza perdere in ironia, e anzi trasformandola coerentemente in autoironia e fine analisi del tempo storico, di fatto facendo compiere il processo di un futuro che per noi è passato, agli occhi stanchi ma indefessi di chi sia sempre stato il più fine traduttore del passato, e chiudendo così il cerchio di una ricerca in cui i due estremi si siano sempre toccati.
Se a questo ci aggiungiamo che dal punto di vista cinematografico sembri uno Spielberg di altri tempi per quanto è ispirato visivamente parlando, con la sola scena introduttiva che riesce nell'assurdo ed inaspettato traguardo di sembrare il parto di un omaggio accorato che di regola sarebbe appannaggio di terzi, io personalmente faccio una enorme fatica a non considerarlo non solo parte integrante del trittico, ma persino la migliore piega e conclusione che la saga potesse prendere, incarnando in se' esattamente il tragitto intrapreso dalla cultura popolare e non sui suoi temi cardine, e quindi configurandosi, come tutti i film di pregio di sempre, l'ennesimo memento di come la storia del mondo sia in mano ai bardi prima che ai cronisti...