Credo tra 15 e 20 ma sono appena passato a una certa fase della vita dove ti rendi conto che:
1) Non avrai mai il tempo di giocarti i 500 titoli che hai in wishlist
2) Cose che prima avresti accettato ti portano invece a decidere di abbandonare un titolo (di recente il primo Horizon per ps4 lasciato a 1/3 dell'opera, sarà che l'ho giocato tardi e subito dopo TLOU2 ma di quel gioco davvero salvo solo i combattimenti con le macchine robot, perché la narrazione e i dialoghi sono da terza media e poi trovo la gestione dell'equipaggiamento di una noia infinita; un tempo lo avrei portato a termine, oggi no)
3) Ti rendi conto di non essere più "malleabile" come un tempo e quindi anche se dentro te vorresti essere "aperto" e sei curioso a provare titoli "lontani" dal tuo sentire, quando invece ti rendi conto che negli ultimi mesi hai abbandonato dopo pochissimo tempo "determinati" titoli che pensavi ti sarebbero piaciuti tantissimo e che invece ti sembravano solo delle perdite di tempo pad alla mano. Discorso che travalica i singoli titoli e inizia ad espandersi ai "generi", per dire ora ho un ribrezzo totale per i giochi survival/rougelike/crafting (Don't Starve, The flame in the flood, ecc.)
Insomma sono arrivato a quel punto in cui la tua identità di giocatore a 360 gradi, possibilista verso tutto (purché di qualità), che voleva esplorare titoli e generi anche lontani (dopo essersi documentato); viene inghiottita da una nuova identità che vuole giocare SOLO e soltanto quei pochi titoli che sente suoi in modo viscerale.
Se non c'è visceralità con un gioco allora non lo si gioca, ovviamente non potendo sapere al 100% cosa troverò viscerale e cosa no succede che d'ora in avanti punterò solo generi a me congeniali, o ancora solo titoli di saghe che già conosco o di autori-sviluppatori che so per certo saranno a me congeniali.
Insomma sono diventato improvvisamente più reazionario, meno sperimentatore, più critico ed esigente.
Attenzione: non critico ed esigente verso qualità oggettive di un titolo, critico ed esigente verso le sensazioni che deve trasmettermi, se immagino non le trasmetterà per me è out anche se è il "titolo" più osannato dalla critica universitaria del medium.
Esempio: un tempo avrei giocato i titoli dei vecchi Tale of Tales in quanto rappresentano delle opere artistiche (Tha Path, Fatale, The graveyard) e non dei semplici videogiochi; il me stesso di oggi sa che mi annoierei e che non proverei quella visceralità, quindi non li giocherò mai.
Altro esempio: il me stesso di qualche anno fa avrebbe assolutamente dovuto giocare a Cadence of Hyrule poiché è una perla di level design, perché ha una ost da paura, perché è uno spin-off di Zelda; il me stesso di oggi invece pensa solo che odia i giochi che si basano (anche) sul ritmo, che sono negato, che non ho alcuna intenzione di sforzarmi a giocare questo gioco basato sul senso del ritmo perché non è che devo non divertirmi solo perché devo essere un videogiocatore completo a 360 gradi e "acculturato".
Quindi credo che dal 2021 sarò nella fascia 10 titoli l'anno e non nego la possibilità che qualche anno in particolare io possa fissarmi principalmente con 2-3 titoli e non arrivare a 10.
La cosa un po' mi spaventa, perché significa uccidere una parte della mia identità di videogiocatore, però sono anche consapevole che focalizzarmi solo sulla visceralità mi porterà a divertirmi e basta.
I videogiochi servono a divertirsi no?