Mi pare una forzatura chiamarla gag, a questo punto anche il dialogo di Han all'interfono, che si chiude con il suo "Conversazione noiosa comunque", sarebbe un gag.Siamo nell'orbita della caratterizzazione del personaggio, le gag sono altre.
Entrando nello specifico, secondo me si è perso un po' il punto andando a sezionare per compartimenti stagni il film, perdendosi forse la prima pellicola di Star Wars che parli di qualcosa...oltre a Star Wars.Sin dalla scena che citi della spacconata di Poe viene fuori il constrasto generazionale tra vecchio e nuovo, Poe fa l'eroe con il culo degli altri, pur di spazzare via un incrociatore sacrifica la vita di decine di compagni e non si pente minimamente di quello che ha fatto, siamo giovani e siamo eroi, testa bassa per distruggere quello che odiamo.
Questo leit motiv si consuma per tutta la pellicola (e viene sintetizzato dalla morale spicciola del Rompi Codici, che svela ai nostri eroi come tutto sia una macchina mungi speranze e illusioni votata al profitto, aprendosi tra l'altro come una magnifica boutade su uno degli elementi a rigor di logica più stranianti, una Ribellione che vince 4 volte su 4, e ogni volta si ritrova con le pezze al culo ad inseguire un Impero sempre più ricco e in forma di prima, sorta di Matrix in cui si rinnova perennemente la pantomima del bene contro il male, e andando a braccetto con la parallela dissacrazione della religione jedi, anzi di tutte le credenze a base religiosa), mostrando una profonda spaccatura tra un mondo di cariatidi che manovra e sfrutta l'irruenza giovanile (La città casinò raduna quelle che vengono definite come le "persone peggiori della galassia", ovvero trafficanti di armi, per lo più attempati, che vendono a chiunque sia disposto a comprare, giovani ribelli e giovani imperiali soprattutto, Snoke che manipola sia Ren che Rey ecc...) e un mondo di altre cariatidi che invece cerca di salvarli da loro stessi, inconsapevoli che distruggere fino all'estremo sacrificio ciò che si odia poi non lascerà più nulla su cui costruire (il personaggio di Laura Dern che si sacrifica per salvare i rimasugli della resistenza, rispondendo in maniera uguale ed opposta alla spacconata iniziale di Poe, Finn che viene fermato in extremis, sempre da una donna tra l'altro che gli ribadisce che si combatte per salvare ciò che si ama, non per distruggere ciò che si odia, Luke che impartisce la sua lezione a Ren ed alla sua irruenza distruttiva apostrofandolo con quel "ragazzino" finale (dopo essere stato egli stesso rinfrescato da Yoda) che è la misura di tutta la tematica che si sta consumando, il vecchio che sa di dover scomparire di fronte al nuovo, ma che lo fa costituendosi come terreno fertile su cui far crescere questo nuovo, piuttosto che consumarsi sull'altare di un giovanile fuoco di paglia. E infatti per quel che mi riguarda Luke non muore in seguito all'apparente sforzo di usare una forza vitale, che sarebbe un paradosso, ma si fonde con la Forza una volta accettatone le sfumature di bene e male, che sole permettono l'equilibrio).E in questo c'è non solo tutto il sapore della vecchia trilogia, dove il messaggio veniva fuori dalle interazioni tra i personaggi prima che dagli spiegoni, ed ogni elemento aveva il suo posto nel disegno generale, ma si vede anche la riflessione critica di un appassionato, conscio che il passato sia importante come terreno su cui far crescere il nuovo (Yoda a Luke) anche dal punto di vista cinematografico, senza che il tutto si riduca alla pedissequa ripetizione rituale del primo, ma alla celebrazione del suo ciclico ripresentarsi.