Aristotele sosteneva che “il fantastico verosimile è preferibile alla realtà non credibile” e mi sembra che calzi alla perfezione con l’analisi di questo film. Tutto quello che è inesistente, quindi realizzato in CG e propriamente fantasy, risulta decisamente più accettabile di attori in carne e ossa costretti in armature di plastica e polistirolo a fissare il nulla con occhio vacuo. E’ un problema che affligge la resa finale del film, casting (errato) e recitazione (svogliata) stridono con il tono estremamente serio e grave della pellicola, ottenendo esattamente l’effetto opposto.
Travis Fimmel, privato di tatuaggi e della pioggia battente che camuffano la sua pochezza in Viking, si distingue per totale apatia rispetto a ogni accadimento, dallo schivare il martello di un orco a eventi ben più importanti. Naturalmente non mi aspettavo una prova attoriale magistrale ma almeno qualcosa di più della semplice comparsata. Come sottolineava sapientemente Xibal, la figura del re raggiunge livelli di ridicolaggine estetica tali da sospettare qualche citazione o perculata gustosa. Tra completo in plastica “Golden King” da 14.90 euro comprato da Toys ed espressioni assortite da Monty Python non so proprio come abbiano permesso un simile scempio.
Vogliamo parlare del personaggio di Ben Foster? Ora, capisco che lo stregone classicamente inteso sia abusato e scontato ma questa specie di punkabbestia in chiara astinenza da eroina come può ottemperare alle figure iconiche del videogioco, se poi lo avvolgiamo in fiamme e flussi energetici realizzati malissimo….
Mi sento di promuovere Paula Patton, vuoi per una fisicità che si sposa molto bene con il ruolo e vuoi per una certa convinzione nell’affrescare il personaggio, sono sue le scene migliori del film e una certa drammatizzazione.
Lo scrittura latita, purtroppo si sono complicati la vita da soli. Di solito la semplicità di un mondo da affrescare e da far conoscere agli spettatori autorizza una quantità minore di storia e dialoghi per insistere su suggestioni e premesse. Qui no, il film sembra partire senza troppe spiegazioni e sovente i personaggi si lanciano in sproloqui fantasy dall’utilità discutibile e pretenziosi, come se regista e sceneggiatori temessero un eventuale vuoto di parole a riprova della superficialità. Peccato, soprattutto a fronte di ampi stralci di vita e filosofia orchesca ben illustrati e convincenti tecnicamente, il finale stesso non è avaro di sorprese e di buoni spunti. Poi la mestizia è che il tutto si stagli su sfondi da desktop e la resa deprimente di certe creature davvero brutte a vedersi....
Quindi che dire? Passabile, si alternano cose discrete e abissi di senso e di vista, quello che rende più sopportabile il tutto è un certo grado di entusiasmo e passione che qua e là affiora.