La puntata finale va presa per quel che è: un surrogato di quella che doveva essere almeno una terza stagione (forse anche di più) condensata in due ore e rotte di girato, realizzate giusto perchè i fan avevano rotto il cazzo e Netflix non se l’è sentita di lasciarli con l’amaro in bocca.
Porta con se tutti i pregi e difetti della serie: valori produttivi altissimi, diversi set in giro per il mondo, scene d’azione stupendamente coreografate, fotografia stupenda, regia di alto livello, assieme a personaggi non sempre (e non tutti) interessanti, facilonerie, superficialità ma anche (e sopratutto) l’ossessione per Lana di certe tematiche, o meglio l’unica tematica a lei cara: l’amore libero sopra a tutto e tutti, sopra le convenzioni sociali, i pregiudizi, l’orientamento sessuale, e i sentimenti come rimedio a tutti i mali del mondo, rimedio contro l’odio, la violenza. Il messaggio sarà banale, ma secondo me la serie è riuscita molto bene in questo intento, ci sono molte scene memorabili e sinceramente commoventi (vedi il matrimonio finale), e non mi stupisce che chi abia apprezzato, lo abbia fatto in modo quasi carnale e irrazionale, come appunto succede quando ti innamori e realizzi che l’amore non è sempre logico o prevedibile.
Per me resta una delle serie più inrteressanti degli ultimi anni: bella, eccessiva e involontariamente (o no?) comica come lo è stata gran parte dell’ultima cinematografia della Wacho-sisters.
Però vale il prezzo del biglietto.
Certo, meglio che si astengano gli anti-LGBT-contents altrimenti qui viene loro l’orticaria...