Dopo il disgusto dell'ultimo Terminator sono rimasto lontano dal cinema ferito e angosciato da tanta insana stupidità. Ieri pomeriggio, complice una pausa didattica, l'ho recuperato in cinema lontano da ogni cosa.
Ed è stato un bene. E' un film dal ritmo anacronistico, gradevole nel pesare ogni parola, gesto e silenzio in un crescendo narrativo dal procedere certamente scontato, buonista e rassicurante ma senza che tutto ciò diventi intollerabile. La maggior parte delle schermaglie dialettiche procura un sano rossore provocato dal piacere di una linearità onesta che il cinema contemporaneo ha smarrito, e che si riannoda deliziosamente nel sottovalutato concetto di "semplicità". Non amo Tom Hanks però devo dire che la maturità attoriale gli si addice e stempera alcune esagerazioni mimiche del passato. Mirabilissimo Mark Rylance, la cui resa laconica del suo personaggio fa recitare anche rughe e sigaretta, un servizio eccellente che riappacifica con un' idea cristallina di cinema fatta di uomini e intenzioni. Non è una pellicola da tramandare ai posteri, piuttosto parlerei di un film da far vedere ad alcuni fenomeni contemporanei della telecamera che dovrebbero avere la decenza di accenderla solo attraverso il vaglio di una coscienza artistica.
Bello, da vedere.