No no, credo di aver capito ciò che intendi.
E' in realtà una tematica vecchia come il mondo, come tu stesso accenni, e che riguarda quasi tutti i media.
Diceva Tolstoj in Anna Karenina "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo."
Non so rispondere alla tua domanda sinceramente, anche perché gli esempi al contrario che potrei portare fanno fatica ad entrare nella definizione di narrazione.
Un film pornografico può essere teoricamente privo di conflitto, ma non so se costituisca una narrazione o una storia. Si limita a fotografare o mostrare ciò che è, senza necessariamente raccontare.
Se ci infilassimo dentro una trama vera e propria, anche se elementare, puoi scommettere quello che vuoi che questa includerà un qualche conflitto.
Chiarisco naturalmente che conflitto non è necessariamente equiparabile a violenza, anche non esplicita. Qualsiasi sfida anche con sé stessi è un conflitto.
Se in una storia non succede nulla, nessuna impara nulla, e la situazione rimane cristallizzata dalla prima all'ultima riga, chi avrebbe interesse ad assistervi?
Una storia deve andare verso una certa metà, sia anche un'involuzione. E vi arriva solo con un conflitto. Altrimenti è leggere un libro il cui unico contenuto è costituito dalla stessa foto ripetuta senza la minima lieve alterazione dalla prima all'ultima pagina.
Io mi fermerei alla prima.
Per tornare al tuo esempio, si può si costruire una storia sulla felicità, ma queste deve subire qualche tipo di evoluzione, di qualsiasi tipo. Se la storia è "Andrea è felice, e per 300 pagine la sua felicità non mutò mai di una virgola", questa non è una storia. E' una constatazione lunga 300 pagine.