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La prima impressione rimane per tutta la durata del gioco, ed è quella che gli sviluppatori abbiano voluto fare il passo più lungo della gamba. Il team, nel corso degli anni, è quasi raddoppiato ma resta comunque formato da appena undici persone, troppe poche per far fronte alla mole di un titolo che non vuole farsi mancare nulla: da lunghe cut-scene a una struttura "simil" open world, passando per un sistema di esperienza che coinvolge tanto i singoli personaggi quanto le armi che impugnano, senza tralasciare il crafting e i puzzle ambientali. Insomma, forse un po' troppa carne al fuoco che impedisce a Edge Of Eternity di esprimere tutto il proprio potenziale: il risultato è un discreto gioco di ruolo giapponese con evidenti limiti di budget. Il problema è piuttosto l'agguerrita concorrenza, con l'avvento in Europa di franchise che fino a qualche tempo fa erano rimasti esclusiva del Sol Levante. La speranza è che Midgar Studio prosegua il lavoro di rifinitura anche nei prossimi mesi, visto che le basi offrono delle buone potenzialità.