ritorno qui dopo aver visto il documentario. bello, dura il giusto, fatto bene. peccato per i sottotitoli microscopici e spesso bianchi su bianco, ma pazienza, sono contento comunque.
premetto anche - pur non avendolo specificato prima - che lavoro in ambito sanitario. ho svolto la mia tesi sulla relazione tra sanitari e paz psichiatrici dall'epoca dei manicomi ad oggi ed occasionalmente, pur non lavorandoci (purtroppo) a stretto contatto, mi capita di incontrarli sull'emergenza territoriale, quando sono in fase acuta, spesso perchè interrompono spontaneamente la terapia, scompensandosi. durante il tirocinio, quando assistevo ai colloqui tra psicologo e paziente, spesso ascoltavo cose che fanno ridere la maggior parte di noi (tipo: "dottore deve farmi uscire, devo andare a ritirare il nobel all'isola d'elba." questa non la scorderò mai). c'erano anche pazienti alla stregua di senua e devo dire che per interagire con determinate psicosi o disturbi devi necessariamente utilizzare una distanza terapeutica, altrimenti vai in burn out nel giro di pochi anni.
questo lo dico perchè un'esperienza come hellblade- e lo dimostrano le testimonianze del documentario - ti fa sentire quello che neanche l'empatia più spiccata è in grado di farti sentire.
è il più grande merito di un gioco-esperienza come questo e pazienza se allineare le rune è mortalmente noioso. il progetto è nato quadrato, serio, con un nobile scopo.
mi dispiaccio che qualche critico - pochi, per fortuna - non abbia colto l'importanza di un'operazione del genere, penalizzando hellblade per le sezioni interattive e molto noiose. ci sono, è indubbio, e non piacciono anche a me, ma ritengo che contestualizzare sia sempre doveroso. anche quando si parla di un videogioco. poi si sa, ognuno ha i propri gusti, il proprio background.
come dice la voce narrante, ancora oggi la malattia mentale è stigmatizzata. dopo dieci anni di lavoro in ambito sanitario, posso affermare che gran parte di questa stigmatizzazione deriva dalla paura che si ha di essa. gli stessi operatori fanno difficoltà - spesso - a riconoscerla come malattia. la deridono perchè la temono. come si teme in generale l'a-normale o ciò che differisce dal nostro sentire.
quindi... lunga vita a progetti come hellblade