Venerdì andrò a cavallo dal mio negoziante di fiducia (rigorosamente a mezzogiorno), sbatterò due banconote (una arancione e una blu) sul bancone e, con l'alito che sa di whisky e di sigaro, gli sibilerò in faccia ''Inutile tergiversare, sappiamo bene entrambi perché sono qui, metti la mano sotto il bancone e dammi ciò che mi spetta''. Lui incrocerà le braccia e mi guarderà col suo faccione rubicondo e arso da decenni passati sotto il Sole e mi farà ''No, non lo so amico, perché sei qui?''. Io mi spazientirò e tirerò fuori la mia Colt, puntandogliela contro il mento rugoso e ruvido di barba e gli dirò ''Vuoi che decori la parete dietro di te con le tue cervella?''. Lui mi guarderà e pian piano mostrerà i suoi denti gialli e cariati, per scoppiare alla fine in una risata che sa di alito pesante. ''Sei il ventesimo oggi, lo sai?'' mi farà, dopodiché tirerà fuori da sotto il bancone il motivo della mia visita, me lo renderà e con un cenno del capo -indice e pollice rigorosamente sulla falda del cappello- mi saluterà.