A scanso di qualsivoglia equivoco, chiariamoci in via preliminare: Uncharted 4 è un gioco confezionato con un amore ed una meticolosità tali da farlo assurgere, istantaneamente, a nuovo parametro di riferimento dell'industria.
Non si tratta necessariamente di ciò che fa ma di come lo fa e della che costanza con cui lo fa.
Detto questo, alcune scelte di game design lo hanno reso, per un verso, una NETTA evoluzione della ricetta alla base dei capitoli PS3, per altro verso un'esperienza ibrida un po' incerta.
Cosa voglio dire?
Uncharted è sempre stato un gioco d'azione con contornino di "soft adventure". Con il quarto capitolo, la bilancia si è inequivocabilmente spostata, con il risultato che ciò che nelle passate uscite era il contorno, ora copre circa il 50% dell'esperienza.
Quando Uncharted fa il gioco d'azione, è la definitiva evoluzione della formula, un incremento concettuale e qualitativo rispetto al quale non si torna indietro: è come se Uncharted avesse concepito un figlio con The Last of Us, consegnando un concentrato di azione sparacchina fortemente verticalizzata, mista a furtività predatoria, devota alle intuizioni, alle improvvisazioni ed alla pianificazione del giocatore. Il tutto condito con finezze in termini di distruttibilità delle cover e ritaglio delle linee di tiro, che non vedevo messe così ben a fuoco da Gears 2 e Max Payne 3. Il tutto in delle arene wow con un'IA assolutamente adeguata allo scopo.
E anche quando la ricetta viene portata in contesti più scriptati e votati allo spettacolo, le sfumature ludiche si sprecano. Il capitolo 11, per intenderci, è tranquillamente il "nuovo treno".
I problemi affiorano nell'altra metà di Uncharted 4, in quella che una volta era "diversivo" ma oggi rivendica ben metà delle già non troppe numerose ore di gioco. Le escursioni in jeep funzionano, pennellano piacevoli sentimenti di avanzamento lungo un viaggio predefinito e scuotono corde emotive solo di recente sollecitate da The Last of Us, altrimenti intoccate da Half-Life 2. I puzzle classici, nella loro banalità old school, rimangono un piacevole diversivo. Tutto il resto è troppo, troppo passivo, improntato all'immersione estetica e narrativa a scapito della partecipazione attiva del giocatore.
Troppe, troppissime le scalate sostanzialmente lineari e senza alcuna forma di sfida. Troppe le volte in cui il personaggio non giocante di turno imbocca Nathan con dritte sul percorso da seguire o sulla risoluzione del puzzle.
Poi ci sarebbero le sezioni da cosiddetto "walking simulator" a la Gone Home, in cui fondamentalmente si cammina esaminando e ricostruendo pezzi della storia di Nathan o della mitologia piratesca.
Prese di per sé sono anche belle, ma quanto possono coesistere pacificamente con altre sezioni di un gioco che, in una scala da 1 a 100, tocca picchi di adrenalina pari a 110 con lode? Sarebbe, forse, bastata la furbizia di collocarle in momenti di naturale calma narrativa, come nello splendido inizio o nell'ancor più magistrale finale. Invece, a volte, irrompono bruscamente, a mo di coito interrotto, troncando crescendo nell'azione. Un esempio per tutti, il capitolo 16. O per vedere fino che a punto, in un gioco d'azione, è possibile sacrificare il GIOCARE in favore del VEDERE, rivolgersi allo scontro finale.
Uncharted 4 non è The Last of Us, cioè un gioco che di suo ha dei ritmi base più compassati ed in cui il "passeggiare" nel nulla per metri e metri reca in premio risorse per la sopravvivenza.
Non si tratta di cercare il proverbiale pelo nell'uovo. Non si tratta di inseguire a tutti i costi la sfida o chissà quale utopico ideale di perfezione formale. Ho sprecato elogi su giochi funestati da problemi ben più evidenti, oggettivi e presenti. E sì, lo so che Uncharted è e vuole essere un blockbuster di intrattenimento alla portata di tutti, il corrispettivo videoludico di un Indiana Jones.
Ma Uncharted 4 non è un gioco di 25, 50 o 100 ore, in cui sviste, inciampi o incertezze di ritmo si diluiscono e riducono per rilevanza a fronte dell'ammontare lordo di qualità elargita.
Semplificando, se a fine pasto ho ancora fame, e qui e lì ci sono scappati pure un paio di sbadigli, forse qualcosa non è andato per il verso giusto. Ora, a mio avviso, quel qualcosa non impedisce ad Uncharted 4 di essere il mirabile e comunque imperdibile gioco che è, ma lo estromette dall'eccellenza complessiva.