Oh, i miei amici gay che, lo ribadisco nel caso qualcuno non lo sappia ancora, li conosco da una vita e sono stati tutt'e due miei testimoni di nozze (uno mio, l'altro di mia moglie), non sono d'accordo con queste iniziative, con questo sbandierare la diversita'. E' un discorso che salta fuori spesso e si conclude inevitabilmente con "e' come se facessero la Festa del negro o il Giorno dell'Ebreo" o una cosa cosi'; ovvero anziché spingere per far accettare la tua diversita' come una cosa normale, spingi per sottolinearla a tutti i costi. La festa della donna, se vogliamo, e' un'altra bestialita' dello stesso tipo. Ma che cazzo mi rappresenta?
Il fatto che un certo numero di individui appartenenti ad una determinata sezione della popolazione non senta una determinata esigenza non significa che è infondata.
Parli di "sottolineare la diversità", come pratica da evitare, mente si dovrebbe spingere per far accettare la diversità. Onestamente mi sfugge la distinzione che fai tra le due cose, ma immagino che il succo sia "siate pure diversi, ma non sbattetecelo troppo in faccia, mica facciamo il Straight-pride noi".
Il problema principale di questa linea di pensiero è che porta avanti l'idea che la propria identità di genere, culturale, etnica, quel che vuoi, sia qualcosa che si può reprimere, e cercare solo di confondersi nella massa.
I cosiddetti normali, e per normali intendo le persone che rientrano nel preciso modello che in quella società o in quel contesto socio-culturale sono considerati "la norma", gridano in continuazione la propria identità, affermano la propria differenza, impongono il proprio status. Il fatto è che queste affermazioni sono implicite, quindi non ci viene nemmeno in mente di leggerle come tale. Quando usiamo termini come "mia moglie", "Il mio matrimonio", quando evidenziamo i nostri gusti in alcune materie, stiamo affermando la nostra identità eterosessuale. E la diamo per scontata, perché è presumibilmente la stessa dei nostri interlocutori, fino a prova contraria.
In un certo senso, manifestazioni come l'E3 sono implicitamente manifestazioni videoludiche per un pubblico eterosessuale. Non c'è bisogno di scrivere StraightGamecom sulla facciata, basta vedere la presenza sovrabbondante di fanciulle discinte. Con ciò non sto dicendo che sono manifestazioni che discriminano o rigettano giocatori omosessuali, ma è evidente siano costruite attorno ad un immaginario che a questi è indifferente/alieno. Anche solo per un discorso meramente statistico, il loro pubblico di riferimento è eterosessuale, e a questa identità si rifanno.
In questo contesto, perché dovrebbe dispiacerci l'idea di una manifestazione simile ma più attenta ad un pubblico omosessuale? Ciò non significa una manifestazione in cui gay e lesbichesi si danno ad orge, ma una normalissima convention in cui però si guarda anche ad un'utenza che non rientra nel modello base del giocatore moderno.
Non possiamo pretendere che tutti si riconoscano o accettino uno stato di cose che alla maggioranza va invece benissimo, perché è costruita attorno alla sensibilità di quella medesima maggioranza.