La trama è bella incasinata, ma è anche narrativamente notevole e (ancora più del primo episodio) ricca di riferimenti e di particolari grafici che raccontano qualcosa.
Il gioco si svolge sostanzialmente dopo il primo HL, ma anche PRIMA. Insomma viene presa la vicenda del primo gioco e ci viene costruita INTORNO un sacco di altra roba che non solo è coerente col primo capitolo, ma addirittura è così ben orchestrata da far pensare che Cactus aveva già pensato a questa storia mentre realizzava la prima. Roba che nemmeno Lost.
Siamo dalle parti di David Lynch sotto acido che dirige Drive e Apocalypse Now mentre si guarda Scarface, gioca a Manhunt e ascolta Giorgio Moroder.
In sostanza il protagonista del primo era quasi morto in guerra alle Hawaii ma fu salvato dal tizio con la barba rossa, ed è per questo che nel primo rivedeva la sua faccia di continuo e sentiva le sue frasi: era quello che aveva visto in punto di morte. Il colonnello uscì di testa ed è lui che fondò l'organizzazione anti-russi e che orchestrava il lavaggio del cervello alla gente via telefono. Cosa che alla fine del gioco porta all'uccisione dei due presidenti e alla MAD di cui si parlava negli anni 80, Mutually Assured Destruction. L'apocalisse nuleare.
Ed è per questo che non ci sarà un terzo capitolo come disse Cactus durante la lavorazione. La storia finisce qui.
Ma un attimo. La storia è ad un vicolo cieco se diamo buono il finale A del primo Hotline Miami, su cui si basa quasto sequel.
Chi ci dice che i Dennaton non si rimangino la parola e ci mostrino un terzo capitolo dove si è avverato il finale B, quello dove vince il tizio col casco? Cosa sarebbe accaduto? Magari!