C'è una differenza strutturale col fatto che CDP, pur posseduta all'80% dallo Stato, sia una s.p.a, quindi non goda delle agevolazioni di un ente pubblico nel sovvenzionare le attività statali, il che mi fa pensare a cosa abbia spinto l'Italia, nel crearla, a non renderla un ente pubblico, e perchè dunque ora, soprattutto ora, non vi si ricorra, se le sue operazioni non vengono conteggiate nel debito...
Sui Lander non ho certezze, immagino funzioni allo stesso modo anche negli Stati Uniti...
Prima di essere una SpA (lo è dal 2004), la Cassa depositi e prestiti è stata un'articolazione del ministero del tesoro e poi un ente pubblico autonomo. L'attività che svolge la CDP, e quindi immagino la composizione del suo attivo di bilancio, sono simili alla KfW tedesca, dalla quale si differenzia invece dal lato del passivo: la principale fonte di finanziamento di CDP è infatti la raccolta postale, contro l'emissione di titoli da parte dell'istituto tedesco. Anche la CDP comunque ha facoltà di emettere titoli. In entrambi i casi (raccolta postale e titoli emessi), la CDP beneficia, o può beneficiare, della garanzia dello Stato (vedi, in pdf, il
DL 269/2003, art.5).
Il debito di entrambi gli istituti di credito non entra a far parte del debito pubblico nazionale (al contrario, sia il debito delle regioni, che dei lander, vi rientra). La selezione degli enti, pubblici e in certi casi anche formalmente privati, le cui passività entrano a far parte del debito pubblico è effettuata dagli istituti di statistica nazionali, sulla base di un regolamento europeo e delle indicazioni dell'Eurostat (
link); sono quindi principi uguali per tutti i Paesi coinvolti. L'UE tiene comunque traccia anche dei debiti potenziali (
pdf), nonché di gran parte dei debiti impliciti (in particolare il valore attuale delle prestazioni previdenziale future) dei Paesi membri (
pdf). In entrambi i fronti, l'Italia sembrerebbe in linea, per certi versi meglio, degli altri. Un altro ambito in cui l'Italia figura discretamente, è il debito privato (famiglie e imprese), che è relativamente contenuto (anche se andrebbero fatti alcuni distinguo e precisazioni, ma vabbè).
Per amore di completezza, aggiungo infine che, in ambito di bilancio pubblico italiano, rimane sempre qualche opacità: mi viene da pensare all'accumulo di residui attivi (entrate accertate ma non riscosse, potenzialmente non più esigibili) nel bilancio statale e in particolare in alcuni bilanci regionali, o all'utilizzo di derivati finanziari, su cui c'è ancora poca trasparenza.
In tema di artifici contabili nostrani, ricordo la rivalutazione, attuata con legge di bilancio qualche anno addietro, delle quote di partecipazione in Banca d'Italia detenuta dalle principali banche italiane, che hanno così beneficiato di entrate straordinarie e quindi di un aumento di capitale del tutto sintetico.
[...] lo puoi applicare pressoché pari pari al nord e al sud del nostro Paese, ed è stato spesso un cavallo di battaglia della Lega cui di solito si tende(va) a rispondere che no, non è giusto lasciare indietro chi è più in difficoltà - pur con le sue colpe, che non sto certo a fare finta che non esistano visto che al sud ci vivo.
Quindi la mia domanda è: perché non dovremmo attenderci un atteggiamento più solidale da parte dell'Europa?
Mi sembra che un po' tutti i vertici istituzionali italiani se lo attendano, e lo chiedano. Ovviamente, il punto è se la risposta ci piacerà o meno. Oltre alla questione della (non) convenienza economica e politica, quantomeno di breve termine, per il blocco nordico, viene sempre fatto presente il rischio dell'azzardo morale dei Paesi beneficiari, ossia della possibilità che, venuti meno vincoli stringenti di mercato, questi si indebitino come e più di prima. E' il caso di considerare la teoria economica, o anche addirittura il buon senso, quando la casa va a fuoco? Forse no, anche se va detto che al momento (e almeno fino alla fine dell'anno) il fuoco è tenuto sotto controllo dall'intervento della BCE, che al momento si configura, di fatto, come una monetizzazione soft del debito.
Se i nordici diranno
nein agli eurobond (come è quasi certo), sarà il caso di indignarci e dire che l'UE è fallita? Per alcuni, certamente sì; personalmente faccio notare che l'UE è una comunità di Stati, non uno Stato federale (e pur ricordiamo i mal di pancia nostrani quando lo Stato si è accollato parte del debito di Roma capitale), e che anche se dotata di un bilancio, questo è costituito da trasferimenti pari a circa l'1% del Pil dei Paesi membri, a fronte di un esigenza di indebitamento che sarebbe molto superiore. Certo, si potrebbe anche pensare (è stato fatto, anche dalla stessa Commissione Europea, con Barroso presidente) ad un fondo eccezionale, una tantum, che raccolga parte delle entrate fiscali future di tutti i Paesi partecipanti, possibilmente con contribuzione asimmetrica. Questo è probabilmente il massimo che è ragionevole auspicare, anche se dubito che si troverà il consenso nel giro di dieci giorni. L'UE è molto legata ai trattati e a procedure codificate e non ha tempi di reazione molto veloci (eufemismo); inoltre, e purtroppo, in tempi di crisi i Paesi membri tendono spesso a concentrarsi di più sui problemi interni, il che si somma ai normali calcoli di convenienza politica che sono sempre all'ordine del giorno.
Credo che alla fine non se ne verrà fuori, e la soluzione sarà stampare un duecento duecentocinquanta miliardi di btp e farseli comprare dai Russi e dai Cinesi, oppure dagli Usa.
Basteranno? Bisogna considerare che il fabbisogno messo in conto dal bilancio statale per il 2020 è di circa
400 miliardi. Questo prima dello shock pandemia, che determinerà una forte contrazione delle entrate e un forte aumento delle uscite. Lasciando stare improbabili acquisti coatti, da qui a fine anno la BCE acquisterà circa 1000 mld di titoli di stato e obbligazioni corporate, e anche se esaurisse le cartucce, ricaricherà il bazooka.. per dire, la Fed non si è data alcun limite quantitativo di acquisto (
Money printer go BRR). Il problema potrebbe essere dopo, immagino almeno nel 2021 inoltrato, quando torneranno ad un QE con vincoli per Paese emittente e titolo emesso..
Comunque, per il resto condivido il tuo post. Aggiungo un resoconto che ho letto da poco sulle dinamiche europee attuali che mi sembra ben fatto,
qui (inglese).
Perdonate la domanda del menga, ma ho bisogno di un'iniezione di fiducia...
Se governato da una classe politica capace e onesta, secondo voi questo paese potrebbe risollevarsi e risolvere i suoi problemi nel medio-lungo termine?
Non parlo dello stato attuale post-pandemia.
Parlo dei suoi problemi storici.
Mah, ecco le cose essenziali da fare per me: profonda riforma costituzionale dell'intera architettura statale e degli enti locali; riforme del sistema fiscale, giudiziario, della scuola, della pubblica amministrazione; revisione della spesa pubblica tagliando prebende in favore di politica industriale illuminata, scuola, università e ricerca; delegificazione e semplificazione burocratica; riconversione energetica verso energie rinnovabili e nucleare; politiche di supporto per la natalità, la famiglia e l'occupazione femminile. Ovviamente, perché queste riforme portino frutti (certo non prima di un decennio), occorre sperare nella permanenza di condizioni economiche e finanziarie favorevoli o quanto meno neutre (quindi nessun shock economico o crisi di debito interne o esterne).
Per fare un parallelo alla tua domanda, diciamo che, se mia nonna avesse le ruote.. vabbè, ci siamo capiti. Personalmente, credo che se riusciremo a galleggiare senza andare a fondo, sarebbe comunque un buon risultato. A seconda di quanto durerà l'emergenza sanitaria, l'esplosione di debito pubblico nel mondo potrebbe essere tale da determinare un cambio di paradigma forzato, e rendere il debito pubblico italiano solo marginalmente più insostenibile di quello degli altri. Non è una ipotesi troppo remota. Del resto, per come la vedo io, il sistema economico-finanziario-monetario globale era già talmente sballato da funzionare solo per sospensione di incredulità.