Kalecki condivide in gran parte il pensiero di Keynes: produzione trainata dalla domanda; processi di mercato che tendono a determinare un eccesso di capacità produttiva per via di rigidità dei prezzi, paradosso del risparmio, aspettative (i famosi animal spirits), etc.
Da qui la necessità dell'intervento dello Stato, che aumentando gli investimenti o i consumi pubblici via deficit permette la ripresa della fiducia, della produzione, dell'occupazione. Il deficit si ripaga da sé, grazie all'esistenza di un moltiplicatore della spesa (o moltiplicatore fiscale che dir si voglia) che è dovuto ai ripetuti feedback loop tra incrementi della produzione e incrementi del consumo (essendo quest'ultimo funzione del reddito disponibile, che dipende dalla produzione).
Kalecki aggiunge a tutto ciò la suddivisione in due classi sociali (capitalisti e lavoratori, che nel suo modello rispettivamente reinvestono interamente i profitti e consumano interamente i salari) e la fiducia nelle possibilità dello Stato non solo di stimolare l'economia per uscire dalle crisi (molti dimenticano che l'analisi di Keynes - poi scimmiottata nel semplicistico modellino IS-LM - è relativa al breve periodo e ad una economia chiusa, oltreché essere di statica comparata, ovvero non analizza problemi di adattamento dinamico), ma di ottenere e mantenere il pieno impiego senza che ne derivino grossi squilibri (inflazione, inefficienze, etc). Questa fiducia, più che su una solida teoria economica, resta ancora oggi basata sull'ideologia (non voglio con questo implicare che l'intervento pubblico nell'economia, anche deciso, sia negativo).
Incidentalmente, questa stessa fiducia è oggi condivisa dalla bislacca scuola della cd. Modern Monetary Theory, che vorrebbe portare il potere di emissione della moneta nel perimetro politico, al fine di finanziare la spesa sociale tramite la monetizzazione (le tasse assolverebbero solo ad una funzione di incentivazione/disincentivazione, oltre che di controllo dell'inflazione, compiendo così un'inversione di 180° gradi tra i compiti dell'autorità monetaria e del gestore delle finanze pubbliche). La MMT, di cui è uscito un libro di testo organico poche settimane fa, è attualmente molto in voga nella corrente socialista (noi diremmo progressista) del partito democratico americano.