Autore Topic: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero  (Letto 1655473 volte)

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Offline Jello Biafra

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19727 il: 20 Nov 2019, 07:09 »
https://www.ilsussidiario.net/news/caso-mes-cosi-leuropa-grazie-a-conte-fara-fuori-le-nostre-banche/1950836/?fbclid=IwAR3rVvsgX4PtOUW2ZXQwYS-14-CWinO534nQJq9IJ26Z131HEZCmVuLjQP4


Citazione
Il Mes e i suoi funzionari godono di piena e perfetta immunità da ogni giurisdizione. Non possono essere oggetto di perquisizioni, ispezioni o altro da chicchessia. I suoi documenti sono secretati. Gli organi di vertice non sono perseguibili per gli atti adottati nell’esercizio delle loro funzioni. I governatori – e cioè i Ministri economici degli Stati aderenti al trattato: in poche parole Tria o chi per lui – sono tenuti – ripeto, sono tenuti – al segreto professionale nel momento in cui operano all’interno del Mes, tanto durante quanto dopo l’esercizio delle loro funzioni (art. 34). Questa è legge dello Stato, non è aria fritta. Lei capisce che questa è una norma che ha perfettamente senso dentro una banca. Cosa succede se la logica del segreto professionale la colloco nel rapporto tra Governo e Parlamento? Ci sta o non ci sta che un ministro debba tacere di fronte al Parlamento? Ci si rende conto di cosa si è fatto approvando una norma del genere nel 2012? E di quanto si è alterato il meccanismo di responsabilità politica disegnato in Costituzione tra Ministro e Parlamento? Se a questo aggiunge che l’esercizio di potere estero sfugge, per sua natura, al controllo delle Camere, tranne che in certi casi tassativamente indicati dall’art. 80, si capisce quanto fantasiose siano certe rappresentazioni del lavoro parlamentare che si trovano sui giornali? Pensi ai trattati segreti o ai trattati adottati in forma semplificata. Si dice che non tutti i cammelli possono passare per la cruna dell’ago. In realtà ci si dimentica di dire che certi cammelli non hanno neanche bisogno di passarci per la cruna dell’ago.

Citazione
Fuor di metafora, l’art. 34 del Mes è fatto per interrompere gli obblighi di comunicazione e responsabilità tra Parlamenti nazionali e Ministri. Certo, nel caso di Tria non si applica l’art. 34 Trattato Mes, sul segreto professionale, ma quello è il principio. Che pone un enorme problema costituzionale di Ministri legittimati a mentire o a tacere di fronte alle Camere. Si rende conto, adesso, quanto ridicolo sia parlare di legittimazione democratica del Mes, come fa Giampaolo Galli? È come parlare di legittimazione democratica di una banca, perché la legge la legittima a fare la banca. Sarebbe tutto molto divertente, non fosse che rischia di essere tragico per le sue conseguenze.


Offline naked

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Se fosse un’orchestra a parlare per noi Sarebbe più facile cantarsi un addio Diventare adulti sarebbe un crescendo Di violini e guai I tamburi annunciano un temporale Il maestro è andato via Metti un po’ di musica leggera Perché ho voglia di niente Anzi leggerissima

Offline Gold_E

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Le sue emanazioni azzerano il potere, le azioni e la volontà di chi lo attacca. Chi resta colpito fisicamente da Requiem vede la propria morte riportata a zero, e continua a riviverla ogni volta.

Offline Jello Biafra

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19730 il: 20 Nov 2019, 19:51 »
Cmq io capisco che la modifica del MES sia un argomento complesso e noioso, ma provate a dedicargli un quarto d'ora per capire esattamente di cosa si parla, in quanto sarebbe una riforma con impatti potenzialmente devastanti sulle nostre vite.

Intanto il ministro Gualtieri, con sommo sprezzo del ridicolo, afferma che

Citazione
Le condizioni per l'accesso di un paese ai prestiti del MES non sono cambiate, anzi, per una fattispecie specifica, sono state sia pur solo parzialmente alleggerite. Soprattutto è bene chiarire come la riforma del MES non introduca in nessun modo la necessità di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario
L'Italia non ha avuto, non ha e non avrà bisogno dei prestiti MES: il debito italiano è sostenibile, ha una dinamica sotto controllo anche grazie alla politica fiscale prudente e a sostegno della crescita che il paese porta avanti".  Gualtieri sottolinea che il Meccanismo "è un potente elemento di stabilizzazione dei mercati finanziari e una difesa contro possibili crisi e deve pertanto essere considerato come un nostro alleato, non come un nemico.

Niente, è evidente che a questo punto sono pagati per dire e fare queste cose, non c'è altra spiegazione.

E cmq anche gli altri son sullo stesso piano:

TFP Link :: http://contropiano.org/news/politica-news/2019/11/20/i-finti-tonti-sul-fondo-salva-stati-0120974
« Ultima modifica: 21 Nov 2019, 08:14 da Jello Biafra »

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19731 il: 22 Nov 2019, 20:27 »
TFP Link :: http://contropiano.org/news/news-economia/2019/11/22/lagarde-bce-sconfessa-il-modello-tedesco-ed-europeo-0121083

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Cosa ha detto di tanto straordinario la Lagarde? Riporto alcuni passi: “Bisogna, dunque, cambiare gioco, non solo per la nostra stabilità e prosperità, ma anche per quelle dell’economia globale. Naturalmente questo richiede un modo di pensare diverso sull’Europa. E certamente non sarà facile. La risposta sta nel convertire la seconda economia mondiale in una che sia aperta al mondo, ma che abbia fiducia in sé: un’economia che faccia un uso completo del potenziale europeo per stimolare la domanda interna e la crescita sul lungo periodo; Gli investimenti sono una parte particolarmente importante della risposta alle sfide odierne perché“, ha spiegato, “hanno a che fare sia con la domanda di oggi che con l’offerta di domani“

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19732 il: 26 Nov 2019, 20:25 »
https://www.ilsole24ore.com/art/tornare-iri-se-serve-si-soluzione-patuanelli-l-ex-ilva-e-alitalia-ACSEXW1

Stiamo (io per primo!) a vedere che, alla fine, Jello ha ragione su TUTTO?

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Tutto è relativo, tranne quello a cui crediamo.
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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19733 il: 26 Nov 2019, 20:50 »
Ragionare come Patuanelli significa avere ragione? :suspious:
Se tu dai un pesce ad un uomo, lo avrai sfamato per un giorno. Se gli proponi di imparare a pescare, ti risponderà che sei un neoliberista
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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19734 il: 26 Nov 2019, 22:19 »
Beh, al di là di Patuanelli e il suo ridicolo partito-truffa (le cui dichiarazioni hanno la stessa credibilità di una moneta da tre euro), il ritorno dello Stato in economia (visto che il privato non solo ha clamorosamente fallito, smentendo tutte le balle sulla "miglior gestione", ma ha anche chiuso spazi democratici in quanto persegue, giustamente dal suo punto di vista, il profitto e non il bene comune) non lo chiede Jello, che non è nessuno, ma migliaia di economisti in giro per il mondo.

Cmq state tranquilli, che non sarà certo questo il governo che ricostituirà l'IRI (che sarebbe un processo lungo e complicato e dovrebbe partire prima dalla ricostruzione di una struttura tecnico-amministrativa pubblica all'altezza, strutture che c'erano durante la prima Repubblica ma che sono state smantellate con la stagione delle privatizzazioni).

Offline Jello Biafra

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19735 il: 27 Nov 2019, 06:57 »
TFP Link :: http://contropiano.org/news/politica-news/2019/11/26/lincubo-del-mes-sul-nostro-prossimo-futuro-0121212

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Quale conclusione possiamo trarne? Che la discussione sull’Unione Europea, le sue politiche, trattati, meccanismi, ecc, non ha soltanto due possibili schieramenti (“sovranisti” versus “europeisti”). Perché in ballo c’è per un verso la sovranità (appartiene al popolo o a una ristretta oligarchia fatta di amministratori delegati e tecnoburocrati?), per un altro i sistemi-paese (una volta che hai perso le parti strategiche del sistema industriale e finanziario ti serviranno decenni o secoli per risollevarti), per un altro ancora le disuguaglianze sociali (da ogni “riforma” qualcuno ci guadagna e molti altri ci perdono).
« Ultima modifica: 27 Nov 2019, 07:02 da Jello Biafra »

Offline Jello Biafra

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19736 il: 27 Nov 2019, 17:25 »
A proposito di MES e della fotonica inculata che rappresenta per il nostro paese, sentiamo un po' cosa dicono Gianpaolo Galli (economista dell'osservatorio conti pubblici di Cottarelli), Ignazio Visco (direttore della Banca d'Italia), Guido Salerno Aletta (direttore di MilanoFinanza), Antonio Patuanelli (presidente dell'ABI, l'associazione delle banche italiane) e, ultima ma non ultima, Assinews, la rivista delle grandi compagnie assicurative italiane. Tutti pericolosi sovranisti antieuropeisti?

Ignazio Visco:
https://vocidallestero.it/2019/11/18/intervento-di-visco-sulla-riforma-del-mes-grandi-rischi-e-piccoli-vantaggi/

Giampaolo Galli:
TFP Link :: https://www.camera.it/leg18/1132?shadow_primapagina=9881

Antonio Patuanelli:
https://www.fanpage.it/economia/mes-associazione-bancaria-avverte-se-la-riforma-ci-danneggia-non-compreremo-piu-bond/

Citazione
Noi siamo liberi di comprare quel che vogliamo, non abbiamo limiti di portafoglio. Le banche hanno circa 400 miliardi di debito pubblico italiano. Il mio problema è capire cosa fa la Repubblica italiana per tutelare il debito pubblico italiano: se le condizioni relative al debito pubblico si alterano, o per maggiori assorbimenti o per elementi che favoriscano sinistri, è chiaro che le banche italiane sottoscriveranno meno debito pubblico, non lo compreremo più

continua su: https://www.fanpage.it/economia/mes-associazione-bancaria-avverte-se-la-riforma-ci-danneggia-non-compreremo-piu-bond/
http://www.fanpage.it/

https://www.assinews.it/11/2019/btp-sorpasso-delle-assicurazioni/660069276/

Citazione
In Italia le assicurazioni superano le banche come possessori di Btp con 414 miliardi di euro investiti in titoli di Stato. Nei giorni scorsi il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) Antonio Patuelli, lanciando l’allarme contro la riforma del fondo salva-Stati europeo e minacciando una frenata negli acquisti in Btp, ha ricordato che gli istituti italiani detengono titoli di Stato per circa 400 miliardi di euro. Bene, le compagnie assicurative non sono da meno e i loro investimenti in Btp stanno ulteriormente crescendo. Le cifre aggiornate sono contenute nell’ultimo rapporto di Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria, che include il settore assicurativo, dal quale emerge che i titoli del debito pubblico detenuti dalle compagnie a fine settembre hanno raggiunto appunto 414 miliardi. Un aumento significativo rispetto ai 360 miliardi di un anno prima, dovuto sia all’acquisto di nuovi titoli sia alla rivalutazione di quelli in portafoglio. Sta di fatto che i titoli pubblici, in prevalenza italiani, rappresentano il 52% del
totale degli investimenti con rischio a carico delle compagnie, un livello ampiamente superiore alla media europea. Pertanto anche le assicurazioni italiane potrebbero essere pesantemente penalizzate dall’eventuale stretta sui titoli di Stato chiesta a più ripresa dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz per le banche. Per ora si tratta solo di ragionamenti. Come visto, le assicurazioni in questi mesi hanno continuato a compare Btp e, come emerge dal rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia, sembrano avere bilanci più resistenti di altri concorrenti europei, grazie a un maggior allineamento tra le durate finanziarie delle attività (gli investimenti effettuati) e delle passività (gli impegni verso gli assicurati). Per questo motivo «sono meno esposte ai rischi derivanti da un periodo prolungato di tassi d’interesse molto bassi», osservano da Via Nazionale. Non solo; l’indice di solvibilità medio delle compagnie italiane è cresciuto «per effetto della forte riduzione dei premi per il rischio sui titoli pubblici e nel mese di settembre ha raggiunto il 228%», si legge nel rapporto. Ossia 2,28 volte il minimo richiesto e c’è da considerare che per le assicurazioni italiane le misure di aggiustamento previste da Solvency II a differenza per esempio di quelle tedesche, per le quali le misure transitorie hanno spinto in alto il Solvency II anche di 100 punti percentuali. In Italia il rialzo dei corsi dei titoli pubblici si è riflesso invece positivamente anche sul rendimento di capitale e delle riserve delle assicurazioni, con il roe (return on equity) della gestione Vita salito all’11% nel primo semestre del 2019 rispetto al 4% dello stesso periodo delle scorso anno. Resta però aperto il tema degli investimenti alternativi ai titoli di Stato. Banca d’Italia rileva che le compagnie che effettuano investimenti pari a oltre il 5% del totale in strumenti finanziari con un profilo di rischio-rendimento elevato rappresentano appena il 4% del totale degli attivi del settore e la quota di titoli delle pmi sul totale delle attività rimane su livelli estremamente contenuti. «Un incentivo ad ampliare questi investimenti potrà arrivare dalle recenti modifiche alla normativa comunitaria sui requisiti patrimoniali che prevedono una riduzione dell’assorbimento di capitale per le obbligazioni prive di rating per gli strumenti di capitale non quotati e per gli investimenti a lungo termine», osservano da Banca d’Italia. Di certo gli assicuratori globali stanno guardando sempre di più agli investimenti alternativi per colmare il vuoto creato degli scarsi ritorni obbligazionari dell’ultimo decennio a causa dei tassi di interesse estremamente bassi, come rivela un’indagine globale di Natixis Investment Managers che ha coinvolto 200 responsabili investimenti e membri del team di investimento di assicurazioni. Gli ostacoli normativi restano, ma, come visto, le usure di aggiustamento di Solvency II hanno alleggerito il peso. «Nell’ultimo decennio gli operatori assicurativi sono stati condizionati dal contesto di bassi tassi di rendimento», ha spiegato Antonio Bottillo, country head ed executive managing director di Natixis Investment Managers per l’Italia. «Il private debt, il private equity e altri investimenti alternativi forniscono una soluzione potenziale alla riduzione dei ritorni sul mercato obbligazionario. L’industria assicurativa è sempre più disposta ad assumersi il rischio di liquidità per andare alla ricerca di rendimenti più elevati al fine di trovare un equilibrio tra generazione di alfa e costo del capitale, proteggendo al contempo gli asset dai ribassi». (riproduzione riservata)

Guido Salerno Aletta:
http://

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“C’è una guerra economica e finanziaria in corso, a livello globale, e l’Italia si trova sulla linea di frontiera.

La riforma del MES, (o ESM che dir si voglia) si colloca a pieno in questo scenario, nella prospettiva di fronteggiare una prossima crisi e la speculazione che si innescherebbe.

Qualcuno rimarrà schiacciato, e non è affatto detto che si tratti dell’Italia sotto il peso del suo debito pubblico.

Saranno ancora una volta le crisi bancarie, per via degli impieghi insussistenti, a spezzare le ginocchia dei colossi.

Occorre dunque scandagliare a pieno il testo del nuovo Trattato per comprenderne le motivazioni meno appariscenti.

Partiamo dalla questione degli aiuti agli Stati. È evidente che per l’Italia hanno montato una ghigliottina, tutta a favore della speculazione: c’è solo da tirar via il laccio che trattiene la lama.

Siamo di fronte a una serie di ferrei sillogismi, che portano a una conclusione assolutamente risibile. Secondo la riforma, infatti, sono dichiarati ammissibili agli aiuti precauzionali solo i Paesi che non hanno squilibri macroeconomici quali definiti dall’UE e che, di converso, hanno invece un debito pubblico sostenibile.

E quest’ultimo è sostenibile solo se si rispettano le regole del Fiscal Compact, che obbligano a ridurre di 1/20 l’anno la quota eccedente il 60% del PIL.

Il giudizio è formulato ex-ante, in modo automatico, robotizzato.

Finora, invece, la verifica della sostenibilità del debito pubblico era effettuata solo ex post, solo dopo la richiesta di aiuto da parte di uno Stato, e veniva svolta in collaborazione con il FMI.

Chi mai debba chiedere aiuti in tali condizioni, risulta un mistero.

Per gli Stati che non rientrano tra quelli ammissibili agli aiuti precauzionali, in quanto non rispettano alcuni dei criteri previsti, è stato previsto un pertugio: nell’Annesso III, al n. 2, e in appena tre righe di testo, si prevedono le condizioni avanzate per la concessione di linee di credito: devono comunque avere «condizioni economiche e finanziarie forti e un debito pubblico sostenibile».

Per arrivarci, l’unica via è quella della preventiva ristrutturazione o la confisca nottetempo dei conti correnti bancari italiani per un ammontare equivalente: è questa la taciuta, ignominiosa verità.

Nel Trattato, non per caso, si modificano le regole per la CAC, la clausola di azione collettiva,, al fine di semplificare la procedura di contrattazione finalizzata alla ristrutturazione del debito.

L’Italia dovrebbe portare il rapporto debito/PIL al 100%, più o meno al livello della Francia: una botta da 500 miliardi di euro, visto che il debito oggi gira intorno a 2.300 miliardi di euro e il PIL sta a 1.800 miliardi.

Per i risparmiatori italiani, le banche, le assicurazioni, i fondi di investimento e previdenziali sarebbe una catastrofe.

L’asse franco-tedesco ci ha mollato, è indubbio.

Il lavoro sporco, per abbattere il debito pubblico italiano e insieme l’intera struttura economica e finanziaria, come è accaduto alla Grecia, lo farebbe la speculazione.

Ragionamento ovvio, ma semplicistico. La speculazione sa bene che non è il debito pubblico italiano a far paura, ma il default di alcune grandi banche tedesche, uno scenario assai poco scandagliato.

E infatti, leggendo per intero il testo della riforma del MES, risulta chiaro che si tratta di un organismo del tutto nuovo: non è altro che un gigantesco fondo salva-banche, e non più il modello salva-Stati a imitazione del FMI, varato nel 2011.

È congegnato curiosamente, in modo da consentire la ricapitalizzazione diretta delle banche che ne abbiano bisogno, senza più passare per lo Stato cui appartengono come è successo finora, per esempio per la Spagna, facendo aumentare a dismisura il suo debito pubblico.

Finora, era lo Stato che si indebitava con il MES per poi ricapitalizzare le sue banche.

Ora non più: la ricapitalizzazione è diretta, con un meccanismo iper-semplificato che non prevede le severe condizionalità che si pongono fin d’ora per concedere aiuti agli Stati.

Se le banche tedesche dovessero ricevere aiuti, il debito pubblico tedesco non ne risentirebbe.

C’è un’altra innovazione profonda: la creazione di un meccanismo di backstop, una rete di sicurezza da parte del fondo che viene definito addirittura «prestatore di ultima istanza», una garanzia di tutela che non richiede né garanzie né collaterali, che non esiste invece per gli Stati europei. E che viene istituito a favore del Meccanismo centralizzato di risoluzione bancaria e del Fondo Unico di Risoluzione.

Più che condivisione dei rischi sovrani, sempre avversata dalla Germania, siamo arrivati alla condivisione delle perdite bancarie.

Il quadro della riforma del MES si fa più chiaro, e la speculazione ne pende buona nota.

La Germania, mentre ci impone la riduzione del debito attraverso il default distruttivo, difende a tutti i costi il suo sistema bancario, in gravi difficoltà.

E per farlo ha trasformato il MES in un fondo europeo salva-banche.

Non per caso, la Germania si è detta finalmente favorevole anche a un sistema europeo di assicurazione dei depositi: da una parte si preoccupa di salvare le sue banche, e dall’altra i suoi risparmiatori.

Con la riforma del MES ci si prepara dunque alla prossima guerra finanziaria, con i pezzi messi in batteria: mentre le banche tedesche vengono arroccate, la testa dell’Italia è sul ceppo del boia.

Il fatto è che l’Italia è un pezzo troppo grosso sulla scacchiera internazionale per poterla attaccare impunemente: un attacco della speculazione finanziaria farebbe danni incalcolabili a tutti.

Forse è per questo che ci usano: non solo come uno scudo umano, alla maniera dei terroristi, ma come detonatore di una crisi globale.

Si innescherebbe un processo incontrollabile che porta alla disintegrazione dell’euro-

Saremmo, mutatis mutandis, la Lehman Brothers della prossima crisi globale.

I prossimi mesi saranno di transizione, con uno show down nell’imminenza delle elezioni americane del prossimo settembre al fine di abbattere la presidenza Trump e tornare al modello di globalizzazione squilibrata, ovvero un’accelerazione dei processi di definizione dei nuovi blocchi subito dopo la conferma di Donald Trump. Nel frattempo, matura la Brexit e il concerto europeo si sfalda.

La vandalizzazione dell’immagine italiana, che si è già consumata con la riforma del MES, avvicinerà l’Italia alla nuova Anglosfera, il blocco geopolitico che marginalizzerà l’Europa continentale.

Se la speculazione è asservita a logiche di potere, non serve speculare contro l’Italia per distruggerla e renderne disponibili i brandelli a Bruxelles.

Occorre invece sottrarla all’orbita europea.

A essere ostaggio della speculazione finanziaria non è l’Italia. Nel mirino ci sono le banche tedesche e le loro filiali americane, già da tempo sotto l’occhiuta vigilanza della FED.

Farle saltare in aria, prendersi asset, spazi di mercato e depositi, sarebbe un gioco da ragazzi.

Il lungo e travagliato iter di approvazione e ratifica del nuovo Trattato istitutivo del MES darà alla speculazione tutto il tempo necessario per montare il clima di sfiducia generalizzato in cui è solita operare.

Ma probabilmente non sarà neppure necessario agitare il mercato come una clava, senza pietà: si prenderanno tutto per 1 dollaro.

Chi ha sacrificato la Grecia per mera voluttà di potenza, subirà la stessa sorte, perderà tutto.

Nemesi placherà l’Ira di Giove”.

Offline keigo

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19737 il: 27 Nov 2019, 17:56 »
è incredibile che sti soggetti siano così intelligenti e poi facciano ste macchinazioni che sono sgamabilissime con un po' di nozioni di economia.


Comunque giusto per fare una precisazione: non è che se uno si legge un libro (o 30), magari poi fa pure una pubblicazione o scrive qualcosa in campo economico viene AUTOMATICAMENTE investito della carica di economista e quindi quello che dice ha valore assoluto al pari di. E' semplicemente un tizio che è  stato certificato da istituzioni come capace di esprimersi nel dominio di analisi che riguarda le decisioni (macro/micro). Poi che in virtù di questo ogni cosa che dice un tizio uno debba prenderla come "verità calata dal cielo" a me sembra più un retaggio cattolico-universitario che un modo per valutare quello che effettivamente viene detto.

Giusto perchè in Italia con sto provincialismo del cazzo sembra che si valutino sempre i titoli e mai il contenuto della formazione delle persone e quanta sostanza informativa siano effettivamente capaci di pompare nel sistema. Soprattutto perchè ci siamo già presi il suppostone con Grillo su sta roba.
« Ultima modifica: 27 Nov 2019, 18:41 da keigo »
chi semina vento raccoglie sfaccimma
ma chi me lo fa fare?!? il petrolio è una figata.

Offline Jello Biafra

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19738 il: 27 Nov 2019, 19:14 »
Ma dici tipo il governatore della Banca d'Italia, il presidente dell'ABI, un economista super europeista come Galli (che lavora pure per Cottarelli), gli economisti delle grandi compagnie assicurative, sarebbero tutti analfabeti funzionali?

Invece il laureato in Storia ministro Roberto Gualtieri, che sostiene senza se e senza ma, il MES no?

OK BOOMER.
« Ultima modifica: 27 Nov 2019, 19:25 da Jello Biafra »

Offline Ivan F.

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Re: [Politica e Governo] Dove c'è il disordine io prospero
« Risposta #19739 il: 27 Nov 2019, 19:27 »
è incredibile che sti soggetti siano così intelligenti e poi facciano ste macchinazioni che sono sgamabilissime con un po' di nozioni di economia.


Comunque giusto per fare una precisazione: non è che se uno si legge un libro (o 30), magari poi fa pure una pubblicazione o scrive qualcosa in campo economico viene AUTOMATICAMENTE investito della carica di economista e quindi quello che dice ha valore assoluto al pari di. E' semplicemente un tizio che è  stato certificato da istituzioni come capace di esprimersi nel dominio di analisi che riguarda le decisioni (macro/micro). Poi che in virtù di questo ogni cosa che dice un tizio uno debba prenderla come "verità calata dal cielo" a me sembra più un retaggio cattolico-universitario che un modo per valutare quello che effettivamente viene detto.

Giusto perchè in Italia con sto provincialismo del cazzo sembra che si valutino sempre i titoli e mai il contenuto della formazione delle persone e quanta sostanza informativa siano effettivamente capaci di pompare nel sistema. Soprattutto perchè ci siamo già presi il suppostone con Grillo su sta roba.

D'accordo, ma il contributo alla discussione quale sarebbe?
Che tu sei meglio?  :)

Questo l'abbiamo capito da mò!!!
Scrivici un contenuto, così abbiamo materiale per dibattere.
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