Eh si mille volte meglio " Un Salvini" di un qualsiasi politico.
Son quelli come Calenda che hanno generato mostri come Salvini e Grillo, perché se le politiche adottate dai primi '90 ad oggi non fossero state quelle che sono state (che hanno portato impoverimento, disuguaglianza, precarietà lavorativa che diventa esistenziale, totale abbandono dei cittadini, competizione al ribasso su tutto), la Lega ancora starebbe al 7-8% e Grillo nemmeno sarebbe nato.
Quindi sì, per me mille volte meglio un Salvini a caso rispetto ad un Calenda.
Detto ciò, quando dico che questo governo è SOLO comunicazione, senza idee o progetti che non siano "proviamo a guadagnare o a mantenere voti nell'immediato", mi riferisco anche a cose come la famosa QUOTA 100, ad oggi l'UNICO provvedimento economico varato dalla Lega.
Qui un interessante contributo di Coniare rivolta che analizza molto meglio di come possa fare io la questione: un provvedimento meramente propagandistico e dal respiro temporale cortissimo (le europee di maggio, sostanzialmente) che non solo lascia intatte le storture del sistema pensionistico contributivo (che è il vero dramma) ma inasprisce pure le penalizzazioni:
TFP Link :: https://coniarerivolta.org/2019/01/18/il-naufragio-delle-promesse-pensionistiche-quota-100-ridotta-al-nulla/I passaggi più importanti:
Va detto, a priori che, ancor prima delle sue clamorose limitazioni appena descritte, la proposta di quota 100 in quanto tale non rompeva in alcun modo il tratto essenziale che caratterizza negativamente il sistema previdenziale italiano, analogamente ai suoi omologhi europei: la logica contributiva. Questa logica, introdotta dalla Riforma Dini del 1995, impone che un accesso più precoce alla pensione, laddove consentito, sia accompagnato da un taglio della pensione attesa. Aumenti della vita media attesa, inoltre, si riverberano, a parità di età pensionabile, sull’importo della pensione, secondo il concetto per cui ciò che hai risparmiato in vita te lo puoi giocare sul numero di anni che mediamente ti restano da vivere. È una logica perversa che sposta interamente i benefici sociali di un aumento della vita media attesa alternativamente su una riduzione della pensione o su un aumento dell’età di uscita dal lavoro. Se si campa di più, insomma, bisogna lavorare per forza di più o in alternativa accontentarsi di pensioni da fame. Per questo semplice motivo qualsiasi pensione anticipata, dentro la dimensione contributiva, comporta una penalizzazione in termini di pensione ricevuta. La riduzione dell’assegno pensionistico con quota 100 in effetti oscillerebbe tra il 30% e il 35% rispetto alla pensione di vecchiaia ottenuta a 67 anni. Un’enormità!
In conclusione, emergono i contorni di una riforma che non solo non mette in discussione in alcun modo la logica di fondo del sistema contributivo, che ha ridotto le pensioni attese dagli attuali lavoratori ad assegni da fame, ma rinuncia persino ad un’applicazione coerente e duratura dell’unica misura davvero favorevole, seppur in modo intrinsecamente penalizzante, alla grande maggioranza dei lavoratori-pensionati. A tutto questo si aggiungono cavilli diffusi di ulteriore riduzione di benefici, limiti e tagli lineari caotici privi di logiche redistributive universalistiche.
Assistiamo così, anche in questo ambito, a quella che è a tutti gli effetti una riproposizione del quadro generale che questo governo sta disegnando: il consenso derivante dalla astuta cattura del sacrosanto malcontento popolare viene sistematicamente incanalato in provvedimenti che non toccano le logiche ultime della austerità europea, e si rivelano, alla luce dei fatti, nel migliore dei casi, mere operazioni propagandistiche di cortissimo respiro. Tale dinamica si ripresenta persino nella riforma pensionistica, ossia uno dei baluardi principali della propaganda pre-elettorale. Lo stridore tra il ventilato ‘cambiamento’ e la ben più reale e quotidiana ‘continuità’ diviene sempre più assordante.
Questo che effetti potrà avere?
Il più semplice è: delegittimazione della battaglia alla UE ed alle politiche che impone, perché se chi incarna (o millanta di incarnare) queste battaglie non ha nessun interesse a vincerle perché 1)gli si smonta il gioco del consenso e del nemico contro cui scagliarsi e 2)in fondo quelle politiche le condivide, allora nel cittadino si rafforza la convinzione che, per davvero, TINA ("there is no alternative").