Concordo, è la storia della Repubblica che li ha generati.
Specifichiamo meglio: è la storia della Repubblica dall'assassinio di Aldo Moro in poi, con particolare accelerazione intorno al 1992.
A proposto di punti di rottura: io il punto di rottura lo connoto in maniera opposta. Per me il punto di rottura è stato il governo Amato, sempre nel 1992. E fu una rottura che non venne dal popolo.
Una rottura con una tradizione che, pur con tutti i suoi difetti ed i suoi limiti, era figlia di una concezione di società che aveva nello Stato il collante, ben presente e ben rappresentato ovunque, del suo progresso e del benessere dei suoi cittadini.
Poi si è abdicato al mercato, all'idea nefasta dello "stato minimo" o dello "stato come scatola vuota" che vende o da in gestione ai privati le sue competenze, che non crea condizioni di equità per i cittadini ma di competizione (al ribasso) fra loro, che non mette nessun paletto al mercato perché il mercato è infallibile creando ristrette oligarchie di ricchissimi che comandano vaste masse di poveri o poverissimi.
L'architrave ideologica che sosteneva il tutto erano le teorie economiche di Von Hayek, poi riprese da Milton Friedman e dai suoi colleghi al dipartimento di economia dell'Università di Chicago. Il così detto "neoconservatorismo", poi noto come "neoliberismo" nella sua forma più moderna e violenta.
Questo processo è partito in USA e UK ad inizio anni '80 e poi, all'inizio dei '90, si è esteso a tutta Europa, in alcuni posti di più, in altri di meno, ma l'Unione europea stessa è stata costruita su queste fondamenta.
Il trattato di Maastricht, per esempio, ne è chiaramente figlio.
Come dicevo in un altro post, ad un certo punto la corda s'è spezzata ed ecco Trump, Brexit, Grillo, LePen e compagnia brutta.
Che, per altro, faranno danni enormi ma io non mi stancherò mai di ripetere che dal loro fallimento non verranno fuori cose buone, ma cose molto brutte. Perché dal fallimento dell'oclocrazia vien sempre fuori la tirannide.