Io sono per un mercato del lavoro stle americano.
Il concetto di "tempo indeterminato@ è assolutamente anacronistico.
That.
L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, non sul posto di lavoro.
Riguardo a quanto ha scritto Jello, è secondo me una lettura degli eventi ragionata ma informata da presupposti novecenteschi. Siamo sempre meno clientes di un impero intento a mantenerci prosperi e obbedienti e sempre più un fragile vascello che naviga solitario in mondo multipolare. Diritti e investimenti pubblici non sono più la via di fronte a investitori che valutano solo redditività e solidità. Investitori di cui abbiamo, purtroppo, bisogno.
La riforma mi sembrava un passo nella direzione di uno Stato più rapido e incisivo nelle sue decisioni e più in grado di navigare il presente, alleggerito da soffocanti contropoteri ideati al tempo (comprensibilmente) per contrastare il ritorno del fascismo ma che, temo che i fatti lo dimostreranno, sono condannati in realtà a favorirne il ritorno.
Punto di vista più che legittimo il tuo. Chiaramente per me è totalmente non condivisibile perché:
1)La finanziarizzazione dell'economia seguita al togliere qualsiasi briglia al mercato in stile fine '800 (perché questa mica è un'idea nuova o futuristica, eh) ha sì migliorato un pochino (ma giusto un pochino, perché in Cina o Thailandia io non ci vivrei, non so voi...) le condizioni di qualche centinaio di milioni di persone che, per altro, sempre in situazioni di sfruttamento ed indigenza rimangono, ma ha peggiorato nettamente le condizioni di qualche altro centinaio di milioni di persone che però vivono nei paesi che ancora contano e cioè USA ed Europa. Questo ha avuto la conseguenza di incattivire tali masse popolari che hanno poi votato i Trump, i i Grillo, le Le Pen e tutti gli altri mostri di estrema destra che stiamo vedendo nascere ovunque. Mostri che, per altro, a parte qualche pagliacciata comunicativa, mica mettono in discussione lo status quo, anzi, le loro scelte produrranno ancor più povertà, disuguaglianze e rabbia. Che conseguenze avrà tutto ciò? Un peggioramento ancor più marcato delle condizioni di vita delle suddette masse popolari che, al prossimo giro, potrebbero rivolgersi a qualcuno pure peggiore (del resto come diceva Polibio, dopo l'oclocrazia, il governo degli stolti (Grillo e grillini) torna sempre la tirannide. E' una spirale già provata dopo il '29.
2)il principio che fondi di investimento che muovono cifre pari al PIL di interi continenti e che, chiaramente, basano la loro azione solo sul profitto, dettino le politiche di interi paesi è una roba mostruosamente iniqua, sbagliata, dannosa, da combattere senza tregua e non da accettare con rassegnazione come, mi sembra facciate voi. Sono gli Stati che devono riconquistare il potere di autogovernarsi, che hanno svenduto trent'anni fa al mercato, non qualche consiglio di amministrazione a Wall Street. Ecco, la differenza da destra e sinistra: la sinistra ha iniziato a perdere quando ha acriticamente accettato (anzi, esaltato) tale stato di cose, smettendo di offrire un'alternativa migliore, anche perché le società occidentali post seconda guerra mondiale avevano già raggiunto un livello di benessere e tutele che rendeva anacronistico quel discorso. Ma quella condizione oramai non c'è più ed è ora di rialzare la testa e riaffermare principi come redistribuzione del reddito, protezione sociale, intervento pubblico in economia, ecc...
3)la riforma costituzionale non alleggeriva un bel nulla, ma istituiva una repubblica presidenzialista (vecchio pallino di una parte dei reazionari italiani sin dagli anni '60) senza chiamarla espressamente così. E dare in pasto a Grillo il paese con quell'assetto significava dargli un potere assoluto drammatico e devastante. In una fase storica durante la quale le masse sono pronte a credere al primo pagliaccio autoritario che sbuca fuori, quell'impostazione sarebbe stata pericolosissima. Poi, nel lungo periodo, se la nostra democrazia avrebbe retto l'urto, quella riforma avrebbe spalancato le porte ad una società sempre più privatizzata e schiava dei mercati molto, ma molto più di quanto non lo sia oggi.